Il
mito dell'alta velocità in Italia |
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In Italia il mito di una grande opera ferroviaria ad alta velocità, elevata ad emblema di modernità, patente di europeismo, garanzia di perpetuazione del modello di sviluppo consumista sta tuttora abbagliando molti, a destra come al centro ed a sinistra. E’ l’effetto di una martellante propaganda orchestrata dai poteri forti, tutti interessati ad entrare nel più grande affare mai immaginato. Resiste solo chi rifiuta la catena di distribuzione di favori, chi all’offerta di "un posto a tavola" contrappone ed antepone valutazioni concrete del rapporto costi-benefici dell’infrastruttura e mette nel conto la salvaguardia del territorio e delle risorse economiche ed ambientali, nell’interesse generale dell’attuale generazione e di quelle future. La "chiave di lettura"
che proponiamo di fianco è tratta dal documento Breve
storia dell’Alta Velocità di C. Cancelli (docente al Politecnico
di Torino; consulente tecnico della Comunità Montana Bassa Valle
Susa per l’Alta Velocità; coautore del libro "Alta velocità.
Valutazione economica, tecnologica e ambientale del progetto" Ed.
CUEN-Ecologia) I documenti che proponiamo
descrivono gli scenari, non sempre limpidi, in cui (già da 15 anni)
politici ed imprenditori hanno coltivato il mito; raccontano le manovre
lobbistiche volte a rimuovere lacci e lacciuoli legislativi, procedure
"eccessivamente garantiste" considerate ostacolanti; svelano,
dietro gli slogan roboanti, il banale tentativo di accaparrarsi qualche
briciola della grande torta (oltre centomila miliardi delle vecchie Lire);
dimostrano la futura insostenibilità economica, al momento occultata
con trucchi da "finanza creativa", di un simile mega-progetto. Si possono anche cercare altri documenti su questi temi in:
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Un’utile
chiave di lettura
"L’alta velocità ferroviaria è nata a metà degli anni 80 in sede politica. Gli ingegneri dell’Ansaldo, a cui un paio di anni prima era stato affidato il compito di progettare, per quanto riguardava il settore ferroviario, il Piano Generale dei Trasporti, non l’avevano prevista. In questa anomalia si trova il segno dell’intera vicenda … In questo Paese mancano tutte le condizioni favorevoli e si accumulano tutte quelle negative, per le caratteristiche orografiche, la distribuzione e la densità degli abitanti, l’urbanizzazione diffusa…" "La peculiarità di questa vicenda è che ci si trova di fronte al mistero di persone che hanno apparentemente programmato un disastro economico, sapendo perfettamente di farlo. La spiegazione non è difficile; per capire è sufficiente sostituire alla regola del capitalismo teorico quella del capitalismo reale che dice, più o meno: è accettabile qualunque disastro economico purchè le perdite siano addossate all’intera comunità e i guadagni rimangano nelle mani di chi gestisce l’operazione. Il che, per dirla tutta, non è una grande novità; ma in questo caso l’applicazione del principio è stata veramente grandiosa, lo schieramento di forze che l’ha sostenuta nuovo ed impressionante, e il cambiamento di regole che l’iniziativa ha comportato tale da modificare strutturalmente i lineamenti del diritto … La straordinaria trovata di addossare i costi alle generazioni future ha aperto di fatto un pozzo senza fondo. Di lì si pesca per coinvolgere partiti, consulenti, chiunque esprima dubbi; per promettere agli enti locali, che devono acconsentire al passaggio delle nuove linee, faraoniche opere di compensazione, per firmare impegni di qualsiasi tipo con la tranquilla convinzione di non dover, a proprie spese, mantenere nulla…" |