vai alla home page

Bookmark and Share

 

Snobbato il Piano Valsusa della Confindustria
Assenti Regione, Provincia e Virano, in sala solo 18 sindaci su 40

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 22/05/2012 – pag. 3

 

Chissà se avrà un seguito, la raccolta di scenari per lo sviluppo della valle di Susa promossa dalle associazioni datoriali e dai sin­dacati con l'Istituto per i sistemi territoriali e per l'innovazione del Politecnico. Intanto, il dossier, presentato venerdì a Susa dalla professoressa Attilla Peano, ha avuto il merito di accendere una volta tanto una discussione pa­cata e civile nel cuore della valle. Dentro il salone del seminario, 18 amministratori valsusini in mezzo a una quarantina di persone hanno esposto il proprio punto di vista sul futuro del territorio. Fuori, si è formato un presidio di un'ottantina di No Tav che non hanno cercato di impedire l'iniziativa.

 

Assenti praticamente tutti gli interlocutori. Non c'era Virano e non sono venuti nemmeno la Provincia e la Regione. Assente anche la Comunità montana che continua ad essere esclusa dal confronto, indebolita dal suo prossimo scioglimento e dall'impossibilità di vedere al suo interno rappresentate le istanze del No ma anche quelle del Sì all'opera.

 

Si direbbe che questo lavoro di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil e delle associazioni di artigiani e commercianti, sia stato sostanzial­mente snobbato. 18 amministratori su oltre 40 inviti e l'assenza delle maggiori istituzioni non incorag­giano. Ma Paolo Balistreri, segre­tario generale di Confindustria, annuncia che ora si passa alla fase di consultazione dei sindaci. «Non è stato possibile tirare direttamen­te in barca le istituzioni - osserva - e non c'erano le condizioni per coinvolgere la Comunità montana. Ma ora andremo ad approfondire con i singoli Comuni e poi ci ri­volgeremo ai tavoli che hanno il mandato di raccogliere i progetti di sviluppo».

 

Intanto, sui pro­getti da pagare con i soldi per le compen­sazioni (per ora ci sono 10 milioni), si muovono con man­dato governativo sia l'Osservatorio che la Regione, con la Provincia che vuole rilanciare il suo Pia­no redatto ai tempi della prima giunta Saitta. Poi c'è l'inco­gnita dei soldi. Dieci milioni non bastano e non bastano nemmeno gli altri 50 che potrebbero arrivare a tranche dal governo. L'elenco delle cose da fare, con il Piano della Provincia, toccò la cifra astronomica di un miliardo e 300 milioni. «I privati disposti a fare la loro parte in un progetto di sviluppo ci sono - continua Bali­streri - Sono sicuro che i capitali li tireranno fuori. E non parlo solo di grandi imprese. Il nostro compito è stimolare questa partecipazione con progetti in grado di avere un ritorno economico duraturo».

 

Nel gruppo dei sindaci, la divi­sione, è sempre tra chi vuole che ai tavoli sia ammessa la Comunità montana in rappresentanza di tutto il territorio, e chi vuole discutere degli interessi particolari di singoli comuni. I primi sono i sindaci No Tav e chiedono che la base della discussione sia rappresentata dal Piano di sviluppo dell'ente di valle. Gli altri sono i Comuni sede di cantiere oppure quelli che sanno di avere un canale politico privilegiato con la Regione. Natu­ralmente torna anche la divisione tra chi vorrebbe che a trattare le compensazioni siano solo i comu­ni Sì Tav e chi rivendica il diritto anche per le amministrazioni che sono fuori dall'Osservatorio di confrontarsi sui progetti pagati dalla Torino-Lione.

 

«Affrontiamo pure il tema dello sviluppo guardando a tutta la valle - ha detto Gemma Amprino - Ma i soldi per mitigare i problemi dei cantieri devono arrivare ai Comuni che avranno i cantieri, e non essere spalmati lungo la linea». E non è che solo i sindaci No Tav op­pure Ferrentino cerchino di entrare nella partita. Venerdì anche l'alta valle, SìTav, era ben rappresentata. È comunque chiaro che la valle sta andando in ordine sparso e rischia di presentarsi divisa ai tavoli, tra veti incrociati e opportunismi.

 

Per ora, il Politecnico ha indivi­duato assi di intervento che riguar­dano, tra l'altro, la riconversione urbanistica, quella economica che poggia sull' agricoltura, il riordino paesaggistico, il sistema dell'ac­cesso che parte dalle stazioni ferroviarie della linea storica, la promozione turistica con un mar­chio di valle.