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Protesta dei sindaci: «Lione era proibita»

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 11/12/2012 – pag. 3

 

Ancora sui fatti di Lione e più in generale sulla libertà d'espressione. Ad intervenire, stavolta, sono alcuni sindaci No Tav che appoggiano la maggio­ranza di Comunità montana, che in un comunicato congiunto si dicono pronti a mettere in atto «le necessario iniziative politiche, amministrative e legali a difesa dei principi della democrazia e del diritto dei cittadini a manifestare le loro opinioni a livello nazio­nale ed europeo». Il documento, condiviso giovedì scorso a Villa Ferro, è stato sottoscritto da 14 dei 23 sindaci della maggioranza centrosinistra-liste civiche: oltre al presidente della Comunità montana, Sandro Plano, hanno aderito Angelo Patrizio (Avigliana), Dario Fracchia (Sant'Ambrogio), Lionello Gioberto (Vaie), Domenico Usseglio (Chiusa S .Michele), Nilo Durbiano (Venaus), Loredana Bellone (San Didero), Paolo Ca­talano (Mattie), Paolo De Marchis (Oulx), Piera Favro (Mompantero), Sandro Dogliotti (Caselette), Gian Andrea Torasso (Caprie), Mauro Carena (Villardora), Mario Richiero (Bruzolo) e Emilio Chiaberto (Villarfocchiardo).

 

Lo spunto è dato da due fatti avvenuti di recente. Il primo ri­guarda la convocazione presso i servizi sociali dei genitori «di alcuni minori identificati mentre manifestavano in modo pacifico, distribuendo volantini e senza che a questi venisse contestata alcuna infrazione. Rei solo di protestare in piazza». Il secondo tira in ballo la manifestazione a Lione di lunedì 3 dicembre, in cui i 12 pullman partiti dalla valle «sono stati soggetti a perquisizio­ni, intimidazioni e respingimenti pur essendo cittadini incensurati e pacifici, in contravvenzione alle leggi europee in materia di tutela della libertà personale e della libera circolazione delle persone tra i paesi della Cee».

 

«Questi fatti - sostengono il pre­sidente della Comunità montana e i 14 sindaci - dimostrano che si preferisce usare la forza piuttosto che dialogare con i cittadini e gli amministratori locali sui conte­nuti e sui dati di un progetto così complesso e dalle implicazioni così pesanti che riguarda non solo una valle, ma tutta la nazione sotto il profilo del pesantissimo e non sostenibile impegno economico. I tentativi di ridurre la questione a un problema di ordine pubblico e la manovra di delegittimazione della Valle di Susa che protesta sono gravi segnali di arretramento della libertà di espressione». Nel documento gli amministratori No Tav ricordano anche «le decine di manifestazioni di massa condotte senza alcun tipo di incidente» e ribadiscono la loro «condanna senza mezzi termini di qualunque atto violento o illegale da qualsiasi parte venga». Inoltre viene rimarcato il fatto che «singoli episodi di protesta accompagnati da atti illegali non possono certo sminuire le ragioni e la legittimità di una contestazione corredata da ampia documentazione tecnica e da ripetute segnalazioni di irrego­larità nella gestione degli appalti e della predisposizione del futuro cantiere».