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Un “gioco di squadra” per eliminare gli “intralci” ai lavori dell’Alta velocità

Ex esponenti pd nel mirino della procura per il caso Italferr; il decreto di sequestro probatorio della maxifresa Monna Lisa

 

di Franca Selvatici da Repubblica del 19-01-2013 Cronaca di Firenze

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/01/19/news/un_gioco_di_squadra_per_eliminare_gli_intralci_ai_lavori_dellalta_velocit-50844150/

 

Coopsette, Nodavia, ex esponenti Pd nel mirino dei pm. Bellomo "disponibile ad assicurare una corsia preferenziale”
Un «consolidato gioco di squadra», che «ha tutti i connotati di una associazione a delinquere». Così, nel decreto di sequestro probatorio della maxifresa Monna Lisa, i pm Giulio Monferini e Gianni Tei inquadrano i rapporti fra Italferr (la società di progettazione del Gruppo Ferrovie), Nodavia (la società vincitrice dell’appalto per la realizzazione del nodo fiorentino dell’alta velocità ferroviaria, di cui è capofila Coopsette) e alcuni pubblici ufficiali. «I membri della associazione contestata — scrivono i pm — pianificano una serie di interventi a vasto raggio per influire e determinare le varie pubbliche amministrazioni coinvolte, in maniera da superare ogni possibile ostacolo e intralcio agli obiettivi della associazione: ovverosia favorire al massimo in termini economici Nodavia e tramite essa Coopsette (di cui si teme anche la prossima insolvenza) a scapito dei costi dell’appalto e a danno delle casse dello Stato».

La squadra
Secondo le ipotesi di accusa, la associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso d’ufficio (cioè a favorire Nodavia) era costituita dal presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, già governatrice Pd della Regione Umbria; da due manager Italferr, Valerio Lombardi e Rosaria Ferro; da Furio Saraceno, presidente di Nodavia; da tre dirigenti di Coopsette, Alfio Lombardi, Maurizio Brioni e Marco Bonistalli; dal geologo Gualtiero (Walter) Bellomo, componente della commissione Via del ministero dell’ambiente; dal professor Piero Calandra, componente della Autorità di vigilanza sui contratti pubblici; dalla funzionaria della stessa autorità Lorenza Ponzone; dall’ingegner Alessandro Coletta, già componente della stessa autorità; e dai dirigenti della Unità di missione del ministero delle infrastrutture Ercole Incalza e Giuseppe Mele.

I favori
Dalle indagini dei carabinieri del Ros risulta che la squadra abbia fatto «proseliti» in tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte. Si cerca l’aiuto del professor Piero Calandra, membro della autorità di vigilanza sulle opere pubbliche in quota Pd, della sua collaboratrice Ponzone e dell’ingegner Coletta per aggirare i limiti posti dalle norme entrate in vigore nel 2011 al riconoscimento delle riserve in corso di appalto, cioè dei maggiori oneri che l’impresa appaltatrice dichiara di aver dovuto sopportare. Nel caso del passante di Firenze, Nodavia si è aggiudicata l’appalto nel 2007 per 550 milioni, ma con le riserve contabilizzate i costi sono lievitati a oltre 800 milioni.

Intensa l’attività del geologo Walter Bellomo, componente della commissione di valutazione dell’impatto ambientale (Via) del ministero dell’ambiente. Scrivono i pm: «Sua è l’iniziativa previamente concordata di azzerare il contenuto della delibera regionale dell’aprile 2012 sulla qualificazione degli scarti della fresa come rifiuti». Secondo le accuse, utilizzando analisi palesemente inattendibili fornite dalla Seli (la società proprietaria della fresa Monna Lisa), il dottor Bellomo «attesta la natura innocua degli scarti e apre la strada alla loro declassificazione da rifiuti a sottoprodotto. Una volta entrato in vigore il decreto 161/2012 sulle terre da scavo, che peraltro non potrebbe applicarsi ai fanghi di perforazione, si dimostra disponibile ad assicurare, grazie al suo ruolo ministeriale, una corsia preferenziale e senza intoppi al piano di gestione delle terre presentato da Nodavia». In cambio, secondo le accuse, ottiene l’assunzione di una parente presso la Coop Centro Italia e incarichi professionali. Ercole Incalza e Giuseppe Mele (ministero delle infrastrutture) sono sotto inchiesta per aver attestato (falsamente, secondo le accuse) che i lavori del nodo fiorentino erano stati avviati entro i cinque anni dal rilascio della autorizzazione paesaggistica.

Il partito
Per la «squadra» il mondo era diviso in amici e nemici. Nel decreto di sequestro i pm scrivono che la presidente Lorenzetti metteva a disposizione della associazione, «a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette», le proprie conoscenze personali e la propria rete di contatti politici. Da quanto emerge dalle indagini, sembra che il collante della squadra sia stato principalmente il Partito Democratico. Un collante più forte degli interessi contrapposti della società pubblica Italferr e dell’appaltatore privato Nodavia. Coopsette è una delle più importanti cooperative rosse. Ha sede a Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia), 800 dipendenti, una storia gloriosa, un presente problematico nonostante i grandi appalti in molte parti d’Italia. Uno dei suoi dirigenti indagati, Maurizio Brioni, è marito dell’ex sottosegretario Pd Elena Montecchi. Il geologo Walter Bellomo, della commissione Via del ministero dell’ambiente, è stato coordinatore della segreteria provinciale di Palermo e responsabile regionale ambiente dei Democratici di sinistra. Il professor Piero Calandra è membro della Autorità di vigilanza sui contratti pubblici in quota Pd. Tutte le autorità di controllo sono lottizzate: dunque non era difficile trovare in ciascuna di esse un amico che curasse la pratica «nodo Tav di Firenze».