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Expo, a Milano il primo indagato: nel mirino l'appalto da 97 milioni
Un funzionario di Metropolitana milanese (Mm) sotto inchiesta per la 'rimozione delle interferenze' nell'area di Rho-Pero in vista del 2015:

i pm sospettano l'esistenza di un cartello di imprese per spartirsi i cantieri

 

di Emilio Randacio da Repubblica del 02-07-2013 Cronaca di Milano
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/07/04/news/expo_a_milano_il_primo_indagato_nel_mirino_l_appalto_da_97_milioni-62219494/?ref=HREC1-9

 

Per sei mesi i militari della guardia di finanza lo hanno ascoltato. Lo hanno seguito passo passo attraverso una cimice, hanno conosciuto 'la vita degli altri' attraverso i suoi spostamenti, i suoi dialoghi, i rapporti di lavoro, l’iter seguito dalle sue procedure. E questi dialoghi, ora, sono contenuti in un corposo volume di brogliacci all’interno dell’inchiesta sulle presunte gare d’appalto pilotate legate all’Expo. Il primo indagato dell’inchiesta sulla gestione dell’opera di "rimozione delle interferenze" sull’area Rho-Pero è il direttore tecnico del cantiere, un dipendente di Metropolitana milanese.

 

Se la sua 'vita degli altri' contenga anche spunti investigativi, lo si potrebbe sapere molto presto. Di certo, pochi giorni fa, i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Antonio D’Alessio e Paolo Filippini, sono stati costretti a scoprire parzialmente le loro carte. Il dipendente di Mm ha ricevuto a casa un 'verbale di esecuzione attività' in cui lo si informava che l’opera di intercettazione ai suoi danni — durata esattamente sei mesi, come previsto dal Codice — era ufficialmente terminata e si ordinava la rimozione della cimice utilizzata (affittarla ha un costo piuttosto elevato). Per lui, nel documento, la notizia di un’indagine ai suoi danni per concorso in turbativa d’asta.

 

L’appalto finito nel mirino non è da poco. Novantasette milioni di euro per lo sgombero dell’area di Rho-Pero Il primo passo per arrivare in tempo per l’appuntamento del 2015. Il fascicolo è stato aperto dopo l’arresto, nel 2011, dell’ex vicepresidente regionale Franco Nicoli Cristiani. L’esponente del Pdl è finito in cella poco dopo aver ricevuto, attraverso un intermediario, 100mila euro in contanti. Il prezzo per la variante a una discarica in provincia di Brescia. Il corruttore è l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, che una volta in carcere ha iniziato a parlare. E oltre a descrivere come funzionava il 'metodo Nicoli Cristiani', ha spiegato ai magistrati anche altre presunte irregolarità nelle procedure per i lavori sull’area Rho-Pero.

 

L’ipotesi su cui stanno lavorando i magistrati è che per la megatorta rappresentata dall’Expo sia entrato in pista un nucleo ristretto di imprese capace di costituire un vero e proprio cartello per spartirsi equamente i lavori, grazie anche ad appoggi politici. Come si sia arrivati a sospettare del direttore del cantiere, al momento non è ancora noto. E se sono emersi elementi rilevanti dai dialoghi intercettati dal nucleo di polizia tributaria, basterà attendere gli ulteriori sviluppi investigativi