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Affano in visita alle truppe si Tav

Dopo l'invio di altri 200 agenti a Chiomonte, arriva il ministro dell'Interno

Il blitz al cantiere dell'alta velocità: «È un'opera di interesse strategico e si farà».
Il movimento raccoglie firme e prepara un'altra manifestazione, forse a metà ottobre

 

di Maurizio Pagliassotti da Il Manifesto del 26-09-2013 – pag. 5

 

II ministro degli interni è piom­bato nel cantiere di Chiomonte dell'alta velocità ieri alle dieci: il cielo è azzurro e l'aria racconta l'ar­rivo dell'autunno e delle sue malin­conie. È una mattina come tante al­tre in valle: appena fuori Susa c'è un blocco dei carabinieri con sei agenti, un autoblindo e una auto­mobile. I valsusini che pensano al­l'alta velocità lo fanno soprattutto in virtù del convegno che si svolge­rà da venerdì a domenica a Vaie, or­ganizzato da Etinomia: "Gli Stati ge­nerali del lavoro, alternative in mo­vimento". Tavoli tematici, incontri, riunioni e confronti sul significato del lavoro oggi, sul reddito di citta­dinanza, sul ruolo dell'impresa e il mondo cooperativistico. E molto al­tro.
Ma evidentemente l'eccitamen­to degli ultimi mesi non deve esse­re passato da parte chi vuole l'ope­ra, a cui probabilmente sarebbe op­portuno togliere la cassetta di Apocalypse now. Così mentre la valle pensa al lavoro, giunge il ministro, e fa una specie di blitz in stile Afgha­nistan. Un arrivo a sorpresa nel can­tiere: si ferma poche ore, il tempo necessario per lanciarsi in dichiara­zioni volte a stemperare il clima. «Sono venuto al cantiere della Tav a pochi giorni dall'avvio della fresa che scaverà il tunnel della Torino-Lione per dire che lo Stato c'è e che difende le sue opere. Quello di Chiomonte - ha ribadito il ministro Alfano - è un cantiere di interesse strategico, l'opera è stata votata dal Parlamento e si è già iniziato a rea­lizzarla». Poi la sobria chiosa finale: «Lo Stato è pronto a mandare altri militari». Viene da domandarsi, nel caso, dove li metteranno perché tra queste montagne siamo ormai al completo. Il ministro, circondato da politici e giornalisti tutti rigoro­samente vestiti con giubbetto gial­lo fosforescente e cappellino da cantiere, passa in rassegna le trup­pe, saluta e se ne va.

 

A rasserenare il clima dopo le pa­role un po' gratuite del ministro ci pensa Mario Virano, commissario straordinario: «C'è un'ambiguità tra gli amministratori (No Tav, ndr) che sono persone civili, ma ferme sul rifiuto di prospettive negoziali. La loro posizione contempla una sola opzione, che la Tav non si fac­cia. Finché non accetteranno deci­sioni che non condividono posso­no prendere le distanze finché vo­gliono da azioni violente, ma se non sciolgono l'ambiguità rimane un oggettivo legame tra chi si avva­le di questa legittimazione e di chi opera sul campo per bloccare il pro­getto».

 

L'obiettivo del Commissario pro­babilmente sono le barricate di car­ta delle amministrazioni locali, in primis la comunità montana, che ri­schiano di essere pericolosi granel­li di sabbia buttati nell'ingranaggio. Gli amministratori elegantemente invitati alla resa tacciono, e così nel pomeriggio di uno splendido autunno valsusino giunge un altro passo verso la pacificazione del ter­ritorio. La procura di Torino ha de­ciso di iscrivere nel registro degli in­dagati il filosofo Gianni Vattimo per falso ideologico. L'europarlamentare, durante una visita presso il carcere di Torino ad alcuni espo­nenti No Tav arrestati poco prima di ferragosto, si era fatto accompa­gnare da Nicoletta Dosio e Luca Abbà, noti portavoce del movimento. Secondo la procura Vattimo avreb­be mentito definendo i due «consu­lenti». Raggiunto dalla notizia il filo­sofo ha commentato: «L'essere sta­to indagato per falso è un altro episodio della scandalosa persecuzio­ne giudiziaria verso il movimento No Tav».

 

Alle undici del mattino, nello stre­nuo sforzo di rasserenare gli animi anche in vista della prossima mani­festazione nazionale del 19 otto­bre, si concludono i passi istituzio­nali volti alla costruzione di un sere­no confronto. E il movimento cosa fa? Reagisce, perfino un po' stupito di tanta profusione d'energie. Una raccolta firme per le strade di Susa contro la militarizzazione del terri­torio, i sopracitati preparativi per il convegno di Etnomia e sopratutto, a questo punto, l'idea di una nuo­va, ennesima, manifestazione di massa. Probabilmente a metà otto­bre. Per ricordare una semplice co­sa: No Tav significa massa popola­re, pacifica e determinata. I numeri rispetto il duemilacinque non sono variati: quarantamila in valle erano contrari al Tav, quarantamila sono rimasti.

 

Quarantamila che probabilmen­te non sanno ancora che i primi, at­tesi lavori di compensazione, an­che se non ufficialmente ricono­sciuti come tali, in valle sono stati completati. La sala d'attesa e la toi­lette della stazione di S. Antonino di Susa sono state riaperte.