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Bomba a La Stampa, poteva uccidere

Hard disk con 120 grammi di esplosivo recapitato a un cronista: nella rivendicazione  si cita l’alta velocità. La trappola: l’hard disk era in una busta senza mittente recapitata nella redazione di Torino. L’esplosivo era collegato a un chip destinato a fondere appena raggiunto dalla corrente elettrica . Il corto circuito avrebbe causato l’esplosione

 

di Claudio Laugeri da La stampa del 04-10-2013 
http://www.lastampa.it/2013/10/04/italia/cronache/bomba-a-la-stampa-poteva-uccidere-7dDHtba73IxbezkKQRGhmK/pagina.html


Una bomba mascherata da hard disk. Per uccidere. Centoventi grammi di polvere esplosiva pressata dentro un hard disk, con tanto di cavetto per il collegamento al computer. Una trappola. È arrivata martedì nella redazione de «La Stampa», indirizzata al collega Massimo Numa, che da tempo si occupa delle tematiche della Val di Susa e dei No Tav.

 

E proprio quello è l’argomento richiamato nella lettera formato A4, infilata nella busta assieme alla bomba travestita da memoria per il pc. L’esplosivo era collegato a un chip, destinato a fondere appena raggiunto dalla corrente elettrica. Il corto circuito avrebbe causato l’esplosione. Devastante per il collega e per chi gli fosse stato accanto.

 

Secondo attentato
Il 9 aprile era arrivata un’altra busta, indirizzata alla redazione. In quell’occasione, un fattorino si era insospettito per il gran numero di francobolli e per la mancanza del timbro di spedizione. Dentro c’era un astuccio per cd, imbottito di polvere esplosiva. Non è esploso soltanto per un caso. È finito sul tavolo dei fattorini, assieme alla posta per i giornalisti, per la direzione. L’addetto allo smistamento ha aperto il plico, ha notato alcuni fili elettrici e ha capito che erano collegati a una bomba. L’ordigno è stato rivendicato alcuni giorni dopo con una lettera inviata al Secolo XIX dalla Federazione anarchica informale (Fai)/Fronte rivoluzionario internazionale (Fri), con un documento di critica ai media, dove i giornalisti venivano indicati come ipotetici bersagli.

 

La telefonata
Il plico recapitato martedì era stato annunciato da una telefonata, un mese e mezzo fa. Sembrava una segnalazione come tante, di un lettore che voleva offrire documentazione fotografica sui campeggi di lotta No Tav a Venaus e Chiomonte. Il cronista si è dichiarato disponibile a ricevere il materiale. Era una trappola. Confezionata alla perfezione. Compresa la lettera di accompagnamento, formato A4, scritta al computer, per illustrare il presunto contenuto dell’hard disk.

 

La bomba
Alle 10,30, la busta è stata recapitata al giornale. Senza mittente. È stata subito identificata come sospetta ed è stata lasciata sul banco dei sorveglianti, all’ingresso della redazione. È rimasta lì finché il giornalista non l’ha prelevata per portarla sulla propria scrivania. Un lembo della linguetta di chiusura era leggermente scollato, abbastanza da poterlo sollevare per guardare dentro e notare le prime parole sulla lettera di accompagnamento all’oggetto che appesantiva il plico. Il giornalista ha aperto, estratto foglio e hard disk, infilati nella busta assieme al cavetto di collegamento per il computer. Il cronista ha letto il documento e poi si è fermato. Un gesto d’istinto. Ha chiamato la polizia, lasciando la memoria per pc sulla scrivania, accanto a lettera e cavetto. Gli agenti di Digos, reparto Artificieri e Scientifica hanno esaminato l’hard disk, sembrava innocuo. Soltanto gli esami di laboratorio fatti alcune ore dopo hanno svelato che era una bomba. Potente. Confezionata con perizia. Con l’obiettivo di uccidere.

 

Le indagini
Gli investigatori si sono messi subito al lavoro. Hanno preso le impronte digitali del destinatario e di coloro che hanno maneggiato il plico in redazione. La polizia Scientifica, poi, ha anche esaminato con particolare cura l’involucro (ma anche la memoria per pc) alla ricerca di tracce biologiche. Lo stesso scrupolo sarà applicato all’analisi della lettera di accompagnamento: benché scritta al computer, la stampa e il carattere potrebbero offrire elementi utili all’indagine.