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Contro gli intralci alle infrastrutture arrivano i nuovi «poteri speciali» del Governo

 

di Federico Rendina da Il Sole 24 Ore del 05-12-2013
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-05/contro-intralci-infrastrutture-arrivano-nuovi-poteri-speciali-governo--125428.shtml?uuid=AByoD5h

 

I primi appuntamenti cruciali sono all'orizzonte. Riguardano il futuro del rigassificatore Olt di Livorno. Ma anche il nuovo gasdotto Tap destinato a captare il metano euroasiatico destinato non solo noi ma all'intera Europa, facendolo passare per la nostra Puglia. E non mancano i grandi lavori programmati nel sistema dei trasporti, innanzitutto quelli legati al destino della Tav in Val di Susa. Molto del loro destino, o addirittura tutto, dipenderà dall'atto governativo numero 40, in discussione in questi giorni nelle commissioni del Senato, che contiene lo schema di decreto del presidente della Repubblica sui poteri speciali del Governo sulle infrastrutture da considerare strategiche nei settori cruciali dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Il Dpr è chiamato a attuare la legge 56 del maggio 2012 che aveva imbastite nuovi poteri speciali sugli assetti societari delle imprese che hanno in qualche modo a che fare con la sicurezza nazionale.

 

Interessi nazionali
Il cammino del provvedimento è a buon punto. Il Consiglio di Stato ha già dato via libera imponendo qualche modifica di dettaglio, anche se il Senato si è preso un po' di tempo prima di varare il testo che dovrà poi passare al setaccio delle commissioni della Camera. In ogni caso potrebbe trattarsi della svolta definitiva su tre importanti ordini di questioni: i veti locali che ostacolano le grandi infrastrutture, l'affidabilità dei soci delle imprese che le costruiscono e le gestiscono riguardo agli interessi nazionali, la stessa prospettiva economico finanziaria di molte opere. Il Dpr delinea infatti precisi poteri del Governo legati alla dichiarazione di strategicità nazionale, riservando loro una corsia normativa preferenziale sia nelle procedure autorizzative che nei margini di contestazione che possono essere usati dalle amministrazioni o anche dalle comunità locali.

 

Il fronte del no
La Tav in Val di Susa rappresenta un esempio emblematico. Ma gli stessi problemi di contestazioni e obiezioni locali si stanno riproponendo in questi giorni anche per il gasdotto Tap che dovrebbe approdare in Puglia per poi risalire lungo la dorsale adriatica connettendosi con la rete metanifera nazionale di Snam e poi con i grandi gasdotti europei, contribuendo non poco al progetto di trasformare la nostra penisola in un grande hub continentale del metano.

 

Di grande rilevanza sul versante economico e finanziario e poi il caso del rigassificatore Olt di Livorno. Per un duplice ordine di motivi. I parametri di remunerazione del rigassificatore, ora in fase sperimentale dopo una lunga gestazione, sono legati alla richiesta da parte della azionista di controllo, la tedesca EOn, di ripristinare il precedente sistema di garanzie (a cui gli azionisti avevano nel passato rinunciato) che prevede sostanzialmente una copertura degli eventuali passivi a carico dello Stato. L'Autorità per l'energia ha risposto picche. Un contenzioso è in corso, e l'azionista di controllo sta tentando di ottenere nella garanzia per altra via, attraverso la richiesta formulata direttamente al Ministero dello sviluppo economico sulla dichiarazione di strategicità nazionale dell'opera. La richiesta è all'esame del ministero da molte settimane ed evidentemente, prima di formalizzare una decisione, si aspetta l'approdo del nuovo Dpr sui poteri speciali di esercitare per le infrastrutture.

 

Sia il rigassificatore Olt che il gasdoto Tap potrebbero inoltre impattare sull'altra importante questione: la bontà dell'azionariato rispetto alla sicurezza nazionale. Azionista rilevante sia di Olt che di Tap è infatti la tedesca Eon, che in questi giorni non smentisce le notizie su un possibile disimpegno dei suoi asset italiani. In questo caso il nuovo Dpr riserverebbe al Governo un importante benestare sull'acquirente.

 

Nuovi orizzonti
Ma lo scenario delle opere coinvolte in quanto previsto dal Dpr va ben oltre. Potrebbe tra l'altro riguardare direttamente i 31 progetti infrastrutturali italiani per le concessioni energetiche del gas, dell'elettricità, per le reti intelligenti e per le esplorazioni petrolifere, preselezionati dalla commissione e per accedere ai finanziamenti della Connecting Europe Facility (Cef) che prevedono stanziamenti totali per 5,85 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020. Bruxelles deciderà non solo sulla base della bontà e della qualità dei progetti presentati ma anche dal quadro normativo di riferimento. Anche perché chi riceverà i fondi avrà tre anni e mezzo di tempo per pianificare compiutamente i progetti e concludere le procedure autorizzative per la costruzione. E qui le croniche e storiche lentezze dello scenario italiano non saranno più tollerate.