vai alla home page

Bookmark and Share

 

Le cosche volevano gli appalti Tav, raffica di arresti all'alba nel Nord Ovest
Operazione dei carabinieri del Ros tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro. Venti in manette: associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti le accuse. Fallito il tentativo di entrare nei lavori della Torino-Lione, ma le cosche avevano ottenuto commesse sull'autostrada Torino-Bardonecchia e all'aeroporto di Caselle.
 Il ruolo di una cava in Val Susa

 

da Repubblica on-line del 01-07-2014 - Cronaca di Torino
http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/01/news/infiltrazione_negli_appalti_raffica_di_arresti_all_alba_nel_nord_ovest-90409156/?ref=HREC1-6

 

TORINO- C'è anche un tentativo di infiltrazione della 'ndrangheta nella filiera degli appalti per il Tav Torino-Lione in Valle di Susa nell'inchiesta dei carabinieri del Ros sfociata questa notte in una ventina di arresti tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro per associazione mafiosa, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Un tentativo delle cosche che però, assicurano gli investigatori, non ha avuto successo, ciò che "dimostra - ha detto il capo della Direzione distrettuale antimafia, Sandro Ausiello - che le forze dell'ordine e la Procura sono attente sui tentativi di infiltrazione nei lavori per la Torino-Lione e che possono eliminare o ridurre il rischio che questo possa avvenire. L'intenzione è di tenere alta la vigilanza".

 

Al centro dell'operazione 'San Michele', come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice 'ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca Greco di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone. L'attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino, in particolare nel settore degli appalti pubblici. Il tentativo di infiltrazione negli appalti della Torino-Lione sarebbe stato attuato, secondo quanto appreso, mediante l'imprenditore catanzarese Giovanni Toro, già arrestato dal Ros nel marzo 2013 e colpito anche dall'odierno provvedimento cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dalle attività investigative dei carabinieri è emerso come, avvalendosi di una cava con annesso impianto di frantumazione collocato in Val di Susa e gestito proprio da Toro, il sodalizio 'ndranghetista avesse manifestato l'interesse a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione della Tav per le ingenti commesse che riteneva di poter ottenere. In generale, l'obiettivo degli 'ndranghetisti era quello di appropriarsi di tutti i lavori di trasporto e di movimento terra del cantiere della Tav di Chiomonte.

Tra le ingenti commesse della cosca sbaragliata dagli uomini dei Ros ci sono anche il subappalto per i lavori di ristrutturazione della galleria Prapontin, sull'autostrada A32 Torino-Bardonecchia, le opere di pulizia e sgombero neve della stessa arteria autostradale e, fino all'inverno 2012, dell'aeroporto torinese di Caselle. Stando alle prime indiscrezioni, il sodalizio mafioso colpito dall'operazione "San Michele" era attivo in diversi settori imprenditoriali, tra cui la gestione di attività commerciali e della distribuzione alimentare, di lavori pubblici e privati, di gestione di servizi per Amministrazioni pubbliche e società private, tra cui appunto la manutenzione stradale e lo smaltimento dei rifiuti.

L'indagine coinvolge anche un noto imprenditore impegnato nei lavori dell'alta velocità, Ferdinando Lazzaro, titolare dell'Italcoge, azienda che lavorava al cantiere della Torino-Lione e che era finita nel mirino di atti vandalici di frange estreme dei No Tav: Lazzaro è indagato a piede libero per smaltimento illecito di rifiuti all'interno della cava di Toro, ma - precisa il procuratore Sandro Ausiello, "non c'entra nulla con l'organizzazione mafiosa smantellata e non è indagato per attività mafiosa. I rifiuti non provenivano dal cantiere della Torino-Lione". ha precisato il procuratore Ausiello.

Gli investigatori hanno anche scoperto un tentativo dell'organizzazione di avere informazioni sulle indagini grazie ad alcune "spie": un investigatore privato di Beinasco, Giovanni Ardis, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa; un vigile urbano in servizio in Procura, che cercava notizie nel database dell'ufficio, e un carabiniere di Beinasco, indagati per rivelazioni di segreti d'ufficio.


Proprio la scorsa settimana la Commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi aveva svolto una missione di due giorni a Torino, lanciando l'allarme sulla penetrazione della criminalità organizzata in un tessuto sociale ed economico vulnerabile come quello del Nord Ovest. Un allarme sottolineato anche dall'ex procuratore Caselli, secondo cui la politica si mostra troppo indifferente sui pericoli delle mafie. Bindi ha commentato così l'operazione dei carabinieri: "E' un ulteriore importante risultato contro il radicamento della 'ndrangheta nell'hinterland torinese. A Torino avevamo potuto registrare la consapevolezza e l'attenzione della magistratura e delle forze dell'ordine anche su rischi di infiltrazione nei lavori della Tav.
L'esito delle indagini conferma l'aggressività della 'ndrangheta e la sua sostanziale unitarietà anche in Piemonte, come in altre regioni dell'Italia settentrionale. Occorre tenere alta la guardia e al lavoro degli inquirenti va affiancata la diffusa capacità di prevenzione e vigilanza delle istituzioni, della politica e della società civile".