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Lettera aperta al ministro Del Rio

Gentile ministro,

le scrivo per conto del Controsservatorio Valsusa, da tempo impegnato in una attività di documentazione, analisi e studio della progettata Nuova linea ferroviaria Torino-Lione, della sua utilità economica, dei suoi effetti sulla situazione dei trasporti, dei rischi che essa comporta per la salute delle popolazioni locali.

 

Nell’assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Lei ha rilasciato numerose dichiarazioni e interviste all’insegna della discontinuità con il recente passato. Da ultimo, in una intervista a la Repubblica del 12 aprile, ha affermato testualmente: «Focalizzarsi sulle Grandi opere ci ha portato in 14 anni di Legge obiettivo a stanziare 285 miliardi per vederne impiegati appena 23. La montagna ha partorito il topolino e ha anche generato meccanismi opachi […]. Le uniche Grandi opere sono quelle utili, che possono essere anche riparare una scuola o mettere in sicurezza il costone di una montagna». E ha continuato assumendo un impegno preciso: «Faremo tutto ascoltando prima i cittadini e informandoli passo passo».

 

Sia pure con scarse speranze – dato l’atteggiamento sino ad oggi tenuto dalle autorità di governo – vogliamo prenderla sul serio e credere a quanto ha affermato, in particolare, in punto volontà di confronto con le popolazioni coinvolte e di impegno a realizzare solo le opere effettivamente utili.
Noi – e con noi un numero crescente di tecnici delle diverse discipline interessate – siamo convinti, e lo abbiamo più volte documentato, che la nuova linea ferroviaria sia inutile, dannosa per l’ambiente e per la salute degli abitanti (di un’area ben più vasta di quella prevista per i cantieri). Altri – seppur non molti nel mondo scientifico – sostengono tesi opposte.
Non le chiediamo di crederci sulla parola e neppure di dare risposta alle decine di documenti che il Movimento No Tav e i suoi tecnici hanno prodotto nel corso degli anni. Le chiediamo una cosa molto più semplice: fare quello che ha detto, cioè ascoltare i cittadini e valutare se l’opera è effettivamente utile ovvero se costituisce solo un pericoloso spreco di denaro pubblico. Si tratta – crediamo – di una questione che interessa l’intera collettività e non solo gli abitanti della Valsusa (cosa che, in ogni caso, non sarebbe irrilevante).

 

La cosa si può fare in modo agevole e senza dispendio di denaro pubblico. Cominci col ricevere gli amministratori locali e con l’ascoltare le loro ragioni senza riserve mentali e, poi, convochi, subito, un tavolo pubblico chiamando esperti nazionali e internazionali di riconosciuta autorevolezza e di comune fiducia (del governo e degli enti locali) per capire e per decidere di conseguenza, confermando o modificando scelte effettuate in condizioni del tutto diverse da quelle attuali...

 

La decisione di costruire la nuova linea è stata presa oltre vent’anni fa. In questo periodo tutto è cambiato: sul piano delle conoscenze dei danni ambientali, nella situazione economica, nelle politiche dei trasporti, nelle prospettive dello sviluppo. Dunque aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative sarebbe un atto di responsabilità e di intelligenza politica. Nell’interesse di tutti.

 

Non le nascondiamo – lo ripeto – di avere scarsa fiducia nell’accoglimento di questo ennesimo appello. Ma speriamo di essere smentiti dai fatti. Se sarà così gliene daremo atto volentieri.

 

Torino, 12 aprile 2015
per il Controsservatorio Valsusa
   Livio Pepino