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Negato il diritto di voto

Comunicato delle madri dei ragazzi sottoposti a misure cautelari

 

Torino, 6 Giugno 2016

 

Ieri, giorno di elezioni, a Daniele, giovane notav torinese agli arresti domiciliari, è stato negato il permesso di recarsi alle urne nonostante la richiesta regolarmente compilata e consegnata per tempo dai suoi legali.
Dolo o colpa non ci è dato sapere, ma il gip o la polizia non gli hanno consegnato per tempo il permesso, impedendogli di fatto di esercitare il proprio diritto di voto.


Non è possibile negare il diritto di voto ad un cittadino, se non quando gli sia comminata tale pena accessoria a fronte di una condanna. Se impedire il voto è illegale, quello che ha vissuto ieri Daniele è un abuso. Anche questo deve passare sotto silenzio? Quanti abusi dovranno subire i ragazzi che si impegnano nel movimento perchè ci si renda conto delle violazioni che vengono perpetrate a Torino e che nulla hanno da spartire con la "giustizia" e la "legalità"?


Quello che avviene a Torino lo abbiamo definito un “corto circuito democratico”: le norme vengo forzate per ottenere la massima afflizione possibile, per imporre una pena, talvolta molto dura, in assenza di processo e di condanna.


  Ad ogni azione politica a Torino sembra ormai corrispondere una reazione giudiziaria spropositata, al punto che venticinque giovani si trovano tutt’ora agli arresti domiciliari, banditi dalla città tramite i divieti di dimora o sottoposti ad altre misure restrittive senza neanche aver subito un processo. Misure preventive pesanti, aggravate dal fatto che si nega loro deliberatamente la possibilità di ricevere visite dei propri cari, di frequentare l’università alla quale sono iscritti o di recarsi a lavoro. O anche semplicemente di esercitare il proprio diritto di voto.

 

Le elezioni di ieri ci consegnano un’affluenza ai minimi storici. Tutti gli esponenti dei partiti torinesi moltiplicano le dichiarazioni preoccupate sulla mancanza d’interesse delle giovani generazioni per le sorti del proprio territorio.

 

C’è da stupirsi di un dato del genere quando la partecipazione politica in questa città viene da anni sistematicamente mortificata e trattata come un problema di ordine pubblico? Quando ci sono decine di ragazzi agli arresti, banditi dalla città, allontanati dai propri affetti perché considerati “socialmente pericolosi” a causa della loro attività politica?

 

Mamme in piazza per la libertà di dissenso