vai alla home page

Bookmark and Share

 

“C’è fretta, meno controlli”: così il governo regalò Expo ai boss

Il ministero delle Infrastrutture nel 2014: “Il settore degli allestimenti non è sensibile: fluidificare gli interventi antimafia” per sbrigarsi. E quei lavori sono finiti a Cosa Nostra

 

di Davide Milosa da Il Fatto Quotidiano del 10-07-2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/ce-fretta-meno-controlli-cosi-il-governo-regalo-expo-ai-boss/

 


La fotografia scattata dall’antimafia milanese è impietosa: gli uomini di Cosa Nostra si sono presi gli appalti di Expo. Le carte dell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, spiegano i contatti dei colletti bianchi con i vertici di Fiera Milano e con la società partecipata Nolostand. A margine del dato giudiziario, emerge come questa infiltrazione mafiosa sia stata provocata dalla rincorsa frenetica del governo, della Prefettura e di Expo Spa per sanare il ritardo e finire i lavori in tempo per l’inaugurazione del primo maggio 2015. Una fretta che ha permesso ai boss di accomodarsi al banchetto dell’Esposizione universale.

 

Per capire bisogna tornare al 14 aprile 2014. In quel momento sulla poltrona di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, cui fa riferimento il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere, siede già l’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio in sostituzione di Maurizio Lupi, travolto (ma non indagato) a marzo dall’inchiesta “Grandi opere” della Procura di Firenze. Il 14 aprile il governo, su indicazioni dell’allora prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca (poi commissario di Roma), delibera una terza e ultima linea guida “inerente la realizzazione degli interventi connessi allo svolgimento dell’Expo”. È in questo provvedimento, entrato in vigore nel maggio successivo, che viene stabilito come “il settore degli allestimenti” non sia da ritenersi “sensibile” per le infiltrazioni mafiose a differenza di “quello del catering o delle pulizie”. Questo il messaggio che da Roma arriva negli uffici della Dia (Direzione investigativa antimafia) di Milano, preposta alle verifiche investigative da girare al prefetto che dovrà decidere se emettere le interdittive antimafia. Va ricordato che il consorzio Dominus, diretto in modo occulto da Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, entrambi legati direttamente ai clan di Pietraperzia (Enna), è attivo nel settore allestimento, tanto che in tre anni (2013-2015) incassa da Nolostand (società al 100 per cento di Fiera Milano) incarichi per 18 milioni di euro.

 

La delibera è chiarissima. Si legge che “completate le attività infrastrutturali (la piastra e i padiglioni, ndr) si renderà necessario procedere a interventi funzionali al montaggio e all’allestimento”. E ancora: “Questa fase sarà caratterizzata dal rapido e sostenuto avvicendamento delle imprese impegnate (…) . Appare necessario sulla base di tali premesse apprestare nuove e ulteriori indicazioni che fluidifichino i controlli antimafia (…) . D’altronde le attività imprenditoriali interessate non si inquadrano né sono riferite ai settori sensibili”. A maggio 2014, con ancora le opere infrastrutturali da completare, già il governo chiede di “fluidificare” i controlli. Ancora più chiaro a pagina 3: “La procedura di controllo antimafia, in considerazione dell’estesissima platea degli operatori coinvolti, richiede necessari correttivi allo scopo di scongiurare possibili ingolfamenti”. Da qui tutte queste attività “saranno esentate dalle verifiche antimafia qualora il contratto sia pari o inferiore ai 100 mila euro”. Limare sui controlli per non restare indietro. La sottovalutazione è evidente. Anche perché non si capisce per quale motivo il settore degli allestimenti debba essere meno a rischio infiltrazioni di quello delle pulizie. A giugno 2014 in Expo arriva l’Anac di Raffaele Cantone, l’autorità anti corruzione. La delibera è già attiva ma nulla viene fatto, anche perché Anac non ha potere in materia di antimafia.

 

La posizione del governo si riverbera anche sull’attività della Dia. Ancora venerdì scorso, la Direzione investigativa antimafia ha ribadito che “non diede l’ok alla Dominus”. Ed è così, perché Dominus mai lo ha avuto bisogno di richiederlo, come conferma la Prefettura che invece spiega che nel settembre 2014 e nel novembre 2015 due consorziate, Job service e Map, ottennero il certificato antimafia. Fino all’aprile 2014 amministratore della Job era Calogero Nastasi (oggi ai domiciliari) padre di Giuseppe, l’uomo dei boss sotto la Madonnina. Entrambe le società già allora erano riferibili al consorzio Dominus anche questo amministrato da Nastasi senior. La svista è legata a quella “fluidità nei controlli” imposte da governo e Prefettura?

 

L’ordine di fare in fretta oltreché nei controlli antimafia è decisivo anche negli stessi affidamenti. Succede per il duo Nastasi-Pace che ottiene i lotti per il Palazzo dei congressi e l’Auditorium “tramite modalità operative deroganti” la legge sugli appalti. Deroghe sulle quali l’allora ad di Expo e oggi sindaco Milano Beppe Sala diede più volte ampie rassicurazioni. Vincerà la società Map Spa, riferibile a Dominus. Intercettato Liborio Pace esulta: “Abbiamo vinto”.