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I cantieri del Terzo valico nel mirino delle cosche

Quarantadue arresti e 40 milioni di beni sequestrati: la ’ndrangheta in cerca di affari in Liguria e Piemonte

 

di Gaetano Mazzucca da La Stampa del 20-07-2016
http://www.lastampa.it/2016/07/20/italia/cronache/i-cantieri-del-terzo-valico-nel-mirino-delle-cosche-9x5MA5yjk54ZbhZ5DuWPHP/pagina.html

 

Una vera e propria holding con la testa in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro, e le mani ben piantate nell’economia del Nord Italia, dalla Liguria al Piemonte. Quarantadue arresti e sequestri per oltre 40 milioni di euro sono questi i numeri dell’operazione Alchimia coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Al centro dell’inchiesta l’infiltrazione di due cosche reggine i «Gullace-Raso-Albanese» e i «Parrello-Gagliostro». Dopo sanguinose faide, i clan avevano aperto le loro «filiali» in Liguria. Abbandonate coppole e lupare, avevano indossato il vestito buono per fare affari e in 10 anni erano riusciti a costruire un impero. Una mafia imprenditrice che però non dimenticava i riti arcaici, durante le indagini, infatti, sono stati documentati i riti di affiliazione cui venivano sottoposti i figli degli affiliati appena compivano i 18 anni. 

 

Ma il vero salto di qualità le cosche lo stavano facendo infiltrandosi negli appalti del Terzo Valico, la linea ad alta velocità Genova-Milano, opera da 6,2 miliardi attualmente in fase di realizzazione. La porta di ingresso al mega appalto è la movimentazione terra. Figura centrale è Orlando Sofio, uomo di fiducia del boss Gullace e procacciatore di affari. È lui a intessere rapporti con gli imprenditori interessati ai lavori. In una intercettazione spiega: «Ci dissi che mi devi dare il lavoro, io mi prendo carico di tutti i camion che ho nella cava di Nino… li buttiamo dentro… e poi giusto?». Ma non solo, la cosca avrebbe messo in campo «una strategia mediatica raffinata» sostenendo finanziariamente il movimento Si Tav «per creare nell’opinione pubblica - ha spiegato il procuratore aggiunto Gaetano Paci - un orientamento favorevole per quell’opera». E cosi proprio Sofio annuncerà al nipote Francesco, consigliere comunale di Novi Ligure: «Guarda che sto facendo un movimento: Sì Tav!». Per il gip che ha firmato l’ordinanza l’organizzazione criminale avrebbe sfruttato «il difficile inizio dei lavori, per impegnarsi “politicamente” e per schierarsi a favore del movimento Sì Tav al fine di accelerare l’inizio dei lavori». 

 

I tentacoli delle cosche calabresi si estendevano ben oltre il terzo valico. Il procuratore capo Federico Cafiero De Raho ha affermato che «i clan hanno dimostrato di sapersi proiettare in tutto il Nord Italia, sviluppando interessi economici diversi con decine di imprese differenti». Gli uomini della ’ndrangheta avevano investito anche nell’alta tecnologia con la produzione delle lampade a Led. Sempre il marchio dei clan si celava dietro le ditte che importavano prodotti alimentari dalla Cina e poi li rivendevano in Lombardia e in Francia con marchi contraffatti. E ancora facevano affari con agriturismi e investimenti immobiliari in Costa Azzurra, nelle Canarie e in Brasile. La galassia di aziende comprendeva anche un ramo per l’igiene ambientale e industriale capace di prendere in subappalto i lavori per Poste Italiane S.p.a. e Alleanza Assicurazioni S.p.a. Un sistema che poteva contare anche su funzionari dell’Agenzia delle entrate e della Commissione tributaria provinciale pronti a insabbiare diverse pratiche per non far torto alla cosca.