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Recovery, la bocciatura dei No Triv: “Un Piano privo di ambizione, perdiamo un’opportunità storica”

La critica dura è motivata dalla lentezza con cui avverrà la transizione ecologica, attraverso “traiettorie pasticciate e patteggiate, confacenti all’ideologia ed agli interessi dell’oil&gas”. La farcitura di vocaboli che strizzano l’occhio al tanto agognato green in realtà sarebbe solo di forma ma non di sostanza

 

di Maria Cristina Fraddosio da Il Fatto Quotidiano del 29-04-2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/04/29/recovery-la-bocciatura-dei-no-triv-un-piano-privo-di-ambizione-perdiamo-unopportunita-storica/6181902/

 

È questione di ore. L’approvazione del Recovery Plan è alle battute finali. A breve verrà inviato a Bruxelles. Che il passaggio parlamentare del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non avrebbe inciso sulla destinazione d’uso dei 221,5 miliardi di euro il Coordinamento nazionale No Triv lo aveva già dato per assodato qualche giorno fa (Allegato). “Il tomo da 337 pagine – denuncia – racchiude in sé tutto quanto non è stato realizzato negli ultimi 30 anni”. Il libro dei sogni non esiste. Piuttosto secondo gli attivisti siamo dinanzi a “un piano privo di ambizione per un Paese che rischia di perdere definitivamente l’opportunità storica di ricostruirsi e reinventarsi dopo la pandemia”. La critica dura è motivata in primis dalla lentezza con cui avverrà la transizione ecologica, attraverso “traiettorie pasticciate e patteggiate, confacenti all’ideologia ed agli interessi dell’oil&gas”. La farcitura di vocaboli che strizzano l’occhio al tanto agognato green in realtà sarebbe solo di forma ma non di sostanza. Alle parole-chiave “transizione”, ripetuto nel Pnrr 170 volte, “sostenibilità” (154) e “ambiente” (101) non seguirebbero nei fatti dei numeri convincenti.

 

“L’aumento di energia rinnovabile proposto di 4,2 gigawatt non ci consente – spiegano i No Triv – di raggiungere entro il 2030 l’obiettivo Ue del 32% del consumo elettrico da fonti rinnovabili”. Andrebbero ridotti i consumi, ma “lo spirito del Pnrr è tutto incentrato sull’aumento del Pil e della spesa per consumi e investimenti”. Inoltre la strategia che l’Italia adotterà per liberarsi dalle fonti fossili entro il 2050 resta ancora vincolata all’adozione del Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, fissata per fine settembre. Sebbene abbiano la funzione di stoccaggio dell’energia, le grandi assenti nel Pnrr sono le dighe a cui – fanno sapere dal Coordinamento – non è destinato neanche 1 euro: “È una scelta miope e grave che può avere una motivazione soltanto – avvertono – favorire le centrali turbogas ed i sussidi di cui godono”. A beneficiarne sarebbero i soliti noti. L’Italia sarebbe così avviata verso la direzione di sempre “nel solco della peggiore delle continuità”. Una riflessione a parte merita l’idrogeno, su cui puntano Eni e Snam e a cui verranno destinati 3,19 miliardi di euro. “La finestra temporale per giungere all’impiego dell’idrogeno verde nei settori petrolifero, chimico, siderurgico – secondo i No Triv – è talmente ampia da consentire la transizione attraverso la produzione di forme tutt’altro che rinnovabili come l’idrogeno grigio e poi quello blu, nelle numerose valli dell’idrogeno che sorgeranno in tutta Italia: Porto Marghera, Ravenna, Gela, Melfi, ecc.”. I giacimenti di gas avrebbero così ancora lunga vita.

 

Bocciate anche le soluzioni adottate per far fronte alla crisi climatica. Entro il 2030 le emissioni di Co2 dovrebbero essere ridotte del 55% rispetto a quelle del 1990. Tradotto in numeri si tratta di 160 milioni di tonnellate di Co2 da tagliare. Tuttavia “il Pnrr si limita laconicamente ad affermare che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e la Strategia di lungo termine per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, entrambi in fase di aggiornamento, forniranno l’inquadramento strategico per l’evoluzione del sistema”. C’è ancora da attendere quindi, così come al futuro è rinviata la questione dei 19 miliardi di sussidi (Sad) erogati alle attività inquinanti e clima-alteranti. “Utilizzando la famosa metafora della vasca da bagno che si riempie man mano di Co2 prodotta dalle attività antropiche, dobbiamo esser consapevoli che non esistono rimedi alternativi a quello della chiusura del rubinetto – dicono i No Triv – ma il Pnrr di Draghi non va in questa direzione; piuttosto assicura lunga vita al gas ed alle sue infrastrutture e indugia su soluzioni, costose, rischiose ed impraticabili, inadeguate al cospetto della gravità della sfida, rallentando e sconvolgendo tempi e modi della transizione”. Ancora una volta – denunciano – il governo conferma mancanza di coraggio e ambizione. A breve il resoconto dei danni finora prodotti sarà al vaglio del Tribunale civile di Roma, dove sta per essere depositata la denuncia contro lo Stato italiano per gli inadempimenti climatici come annunciato dalla campagna “Giudizio universale” a cui aderiscono centinaia di associazioni.