vai alla home page

Bookmark and Share

 

 

Storia dei terreni No Tav sotto esproprio

 

Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,

l'ultimo fiume avvelenato,

l'ultimo pesce pescato,

l'ultimo animale libero ucciso,vi accorgerete che i soldi

non si possono mangiare

.... né respirare ....

 

è scritto su un pezzo di cartone che qualche No Tav ha adagiato alla base di un gruppo di betulle, all'interno dei terreni sotto esproprio

 

Febbraio-Marzo 2021

Il promotore Telt apre le procedure di esproprio di alcuni terreni in Clarea, indispensabili per completare l'ampliamento del cantiere Tav come richiesto dalla variante progettuale del 2017: si tratta di 3 piccoli appezzamenti di forma irregolare, corrispondenti alle particelle catastali 580, 860 ed 861 del foglio 15 di Chiomonte.

 

La mappa catastale qui a destra mostra lo spezzettamento dei terreni nella bassa Val Clarea, frutto di suddivisioni ereditarie ripetute per varie generazioni. La fascia che attraversa la figura da destra a sinistra rappresenta il sovrastante viadotto dell'autostrada A32, Torino-Bardonecchia, con le due carreggiate.

 

Le particelle 860 ed 861 furono acquistate da 64 attivisti No Tav già nel Marzo 2010, quando il continuo monitoraggio della zona aveva rilevato l'arrivo di trivelle a sondare i terreni. Poi nell'estate 2011 ci fu lo sgombero violento dei presidi del Movimento (Libera repubblica della Maddalena) e la presa delle aree "manu militari", cui seguì l'innalzamento di recinzioni invalicabili.

 

Nell'Ottobre 2012 il Movimento organizzò in grande stile, con l'iniziativa "Compra un posto in prima fila n. 4", l'acquisto collettivo della particella 580 che così diventò di proprietà di 1054 No Tav.

porzione della mappa degli espropri

Non astratte particelle: valore storico, ambientale, culturale, economico delle terre

Prima dell'avvento del cantiere Tav la bassa val Clarea era un luogo ricco dal punto di vista dell'ambiente e della biodiversità come testimoniava, nel 2017, la scoperta la della rara farfalla Zerinthia Polixena da parte di naturalisti No Tav. I tratti esposti a sud godevono di un microclima che in passato ha favorito lo sviluppo di colture fondamentali per l'economia locale (patate, segale, castagne e viti) rese possibili da terrazzamenti realizzati vari secoli fa. I nostri terreni sono classificati "vigneto" e mostrano ancora numerosi ceppi di vite, nella maggioranza dei casi in grado di germogliare.

 

La strada da Chiomonte alla Clarea si chiama, non a caso, via dell'Avanà, ossia col nome del vino diventato in anni recenti uno dei D.O.C. della Val di Susa. E' l’area che vanta la maggiore tradizione vitivinicola in Alta Valle di Susa e i pendii verso Giaglione testimoniano questa vocazione del territorio: fin dall'epoca preromana quella della vite fu la coltura più preziosa.

 

Le testimonianze della storia del luogo risalgono però molto più indietro, fino al neolitico, tra l'8.000 AC ed il 4.000 AC, periodo in cui nacquero l'agricoltura, l'allevamento, i primi scambi commerciali. Adiacenti ai nostri terreni, verso la parte alta del pendio, sorgono resti di un villaggio e di una necropoli risalenti a quell'epoca che hanno fornito numerosi reperti al museo insediato proprio qui, sul pianoro della Maddalena.

 

Lungo il confine superiore dei 3 "possedimenti No Tav" corre la Via Gallo-Romana , che nei secoli del Medioevo era regolarmente percorsa da pellegrini, pastori, eserciti ed in anni recenti dagli escursionisti che seguivano l'itinerario della Via Francigena.

 

Localizzazione dei terreni sulla foto del cantiere Tav

 

 

Nella vista soprastante la mappa è stata ruotata orizzontalmente, in modo da ottenere un'orientamento coerente con la localizzazione dei terreni indicata sulla foto del cantiere. Come si vede il confine inferiore dei terreni lambisce la recinzione eretta nel 2011-2012; in realtà una porzione triangolare della particella 580 venne già allora inclusa dentro l'area di cantiere (ecco la foto relativa, con diversa angolazione)

 

I No Tav trasformarono i terreni acquistati in un posto di monitoraggio dei lavori in cantiere, con turni di presenza costante e momenti di illustrazione collettiva, di formazione-informazione allargati a tutto il Movimento. Per un paio d'anni fu qui che si trascorse, ad esempio, la giornata di Pasquetta. I "Cattolici per la vita della valle" eressero anche un punto di preghiera, in cui prima posero una statua di Padre Pio e successsivamente una della Madonna.

 

 

merenda nell'ex vigneto

 

merenda sul prato, vista recinzione

 

momento informativo

 

 

si ragiona e si discute sullo scempio della natura

 

 

la statua di Padre Pio e la croce con la concertina

 

La maledizione del cemento "di interesse strategico nazionale"

Dal 2011-2012 è iniziata la devastazione della val Clarea in nome della "Grande Opera", il Tav Torino-Lione: il cantiere si è insediato, la zona è stata militarizzata e resa impraticabile, sottratta alla democrazia costituzionale con continue ordinanze prefettizie. Sono trascorsi, ad ora, già 10 anni di questo regime speciale. Dalla fine del 2020 hanno iniziato ad allargare l'area di cantiere, e l'esproprio dei nostri terreni fa parte di questa operazione. Dunque la devastazione si aggraverebbe, se non dovesse riuscire il nostro tentativo di opposizione per le vie legali con le "barricate di carta".

 

Hanno continuamente dimostrato di non tenere in alcuna considerazione l'impatto distruttivo del loro operato: quando hanno requisito il museo della Maddalena per farne il quartier generale interforze, quando hanno spianato la necropoli neolitica e distrutto ricoveri di quell'epoca, quando hanno interrotto il percorso millenario della via Francigena.

 

Nonostante il quadro fosse già compromesso dalla presenza del viadotto autostradale, l'impatto più impressionante del cantiere è quello paesaggistico-ambientale, che salta agli occhi di chiunque si affacci sulla vallata.

 

Nel 2013, per iniziativa di Paolo Perotto, instancabile osservatore quotidiano della Clarea con la moglie Gabriella Tittonel, i No Tav allestirono il "Campo della Memoria" per contribuire a preservare la natura, la storia, la cultura dei luoghi assediati dal cemento del nuovo cantiere: ecco il manifesto dei valori di questo territorio

 

Fermare la devastazione del Tav è possibile.

Fermarla tocca a noi. Anche con le "barricate di carta" delle cause legali di opposizione agli espropri.