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Emilio Scalzo rientra in Italia dopo la detenzione in Francia

di Nicoletta Dosio

 

Claviere, 20 Aprile 2022


Sui terreni che d'inverno diventano piste da sci e d'estate campi da golf grava una nebbia spessa, pesante d'umidità, che s'insinua nei vicoli e sommerge la via principale, tra alberghi sbarrati e vetrine spente.

 

Un paese come dimenticato in mezzo alle montagne, sul quale scende la sera uggiosa, senza luci, ad eccezione dell'addobbo natalizio che ancora ingombra i rami di un abete solitario, in un posteggio deserto.

 

Ma, a un passo dalla frontiera, davanti alla vecchia dogana, la scena si anima. Un gruppetto di umani e cani, una piccola cassa che spara canzoni di lotta, striscioni srotolati ai bordi della strada: è il comitato di accoglienza per Emilio che torna dopo mesi di arresti in Francia perché colpevole di solidarietà concreta verso donne e uomini in fuga dalla fame e dalle guerre che devastano il mondo. C'è allegria e il freddo sembra meno intenso per chi si sente più che mai vivo e dalla parte giusta.

 

Ed ecco l'auto che sbuca solitaria dall'ultima curva, rallenta, si ferma davanti alla gioiosa barriera dello striscione portato in mezzo alla strada; ecco Emilio, un po' smagrito ma sorridente e abbronzato dai lavori campestri di Provenza...e sono abbracci, battute, qualche lacrima... poi festa tra i bagliori colorati dei fumogeni a rendere più surreale la scena. La provvidenza materna di Marinella ha preparato panini, taralli, e c'è la colomba di una Pasqua tardiva, ma capace di volare in alto, libera, messaggera di un mondo senza frontiere e ingiustizie.

 

Mentre si alzano i brindisi, vediamo sbucare dal paese i lampeggianti blu: un'auto dei carabinieri, poi un'altra e infine l'immancabile digos. Rallentano, si fermano e poi ripartono; giri su giri con l'occhio fisso delle telecamere puntate dai finestrini a riprendere il nuovo episodio del lungo film che, anche attraverso la narrazione nemica, racconta la storia di una collettività fraterna, libera e felice, sì, felice nonostante tutto.

 

Ma ormai è giunto il momento di ripartire, di riaccompagnare Emilio a casa, al primo saluto corale della Valle che lo aspetta in Credenza.

 

Si arrotolano gli striscioni, si compone una festosa carovana di auto, si parte sotto l'occhio inquisitore di in potere incapace di capire che è impossibile ridurre all'obbedienza chi non vuole comandare.

 

Sui muri della vecchia dogana resta una scritta: SU QUEI SENTIERI C'ERAVAMO TUTT*