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IN VALSUSA ACQUA CONTAMINATA DA PFAS: 19 COMUNI COINVOLTI, L’ALLARME DI GREENPEACE

di Fabio Tanzilli da Valsusaoggi del 07-02-2023

https://www.valsusaoggi.it/in-valsusa-acqua-contaminata-da-pfas-19-comuni-coinvolti-lallarme-di-greenpeace/

 

L’ultima indagine sull’acqua potabile nel Torinese pubblicata da Greenpeace merita sicuramente risposte da parte delle istituzioni e degli enti interessati. Si tratta della contaminazione da Pfas (composti poli e perfluoroalchilici) dell’acqua potabile anche nei vari Comuni della Valsusa. Il valore più elevato è stato riscontrato da SMAT il 29 marzo 2023: 96 nanogrammi per litro nella rete potabile della frazione Madonna della Losa nel comune di Gravere, a oltre mille metri di altitudine.


Come spiega la Regione Piemonte, PFAS è l’acronimo di “sostanze perfluoroalchiliche”, un gruppo di più di 4.700 sostanze chimiche prodotte dall’uomo costituite da catene fluorurate di atomi di carbonio di varia lunghezza. Questi composti sono stati utilizzati a partire dagli anni ’50 in numerosi prodotti di consumo e applicazioni industriali per aumentare la resistenza alle alte temperature e impermeabilizzare.


Il problema è che in Italia manca una legge nazionale che limiti la presenza di Pfas nelle acque potabili. Solo da gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2184/2020.


Nella tabella pubblicata dall’inchiesta di Greenpeace, sono presenti i Comuni della Valsusa monitorati dal gestore SMAT, nelle cui acque a uso potabile è stata riscontrata la presenza di PFAS. I PFAS presenti nella tabella sono PFOA (cancerogeno), PFOS (possibile cancerogeno), cC6O4 o C6O4, che Solvay Specialty Polymers usa da anni come sostituto del PFOA, GenX, sostituto del PFOA da parte delle industrie statunitensi specializzate nella produzione di PFAS e che dal 2021 è considerato tossico dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense (EPA), e la somma di tutti i PFAS monitorati da SMAT.


Ebbene, secondo i dati presentati in tabella, emerge la contaminazione di Pfas in questi Comuni. Tutte le concentrazioni sono espresse in ng/l (nanogrammi per litro).
Almesesomma di Pfas 30 (monitoraggio 12/04/2023)
Avigliana – somma di Pfas 37 (monitoraggio 5/4/2023)
Bardonecchia – somma di Pfas 57 (monitoraggio 6/4/2023)
Bussoleno – somma di Pfas 30 (monitoraggio 11/4/2023)
Caprie – somma di Pfas 32 (monitoraggio 4/4/2023)
Cesana – somma di Pfas 21 (monitoraggio 3/4/2023)
Chiomonte – somma di Pfas 82 (monitoraggio 29/3/2023)
Claviere – somma di Pfas 30 (monitoraggio 26/6/2023)
Exilles – somma di Pfas 10 (monitoraggio 4/4/2023)
Gravere – somma di Pfas 96 (monitoraggio 29/3/2023)
Oulx – somma di Pfas 10 (monitoraggio 29/5/2023)
Reano – somma di Pfas 10 (monitoraggio 11/4/2023)
Rubiana – somma di Pfas 30 (monitoraggio 17/4/2023)
Salbertrand – somma di Pfas 10 (monitoraggio 20/3/2023)
Sauze d’Oulx – somma di Pfas 10 (monitoraggio 18/4/2023)
Susa – somma di Pfas 12 (monitoraggio 5/4/2023)
Valgioie – somma di Pfas 10 (monitoraggio 22/5/2023
Venaus – somma di Pfas 19 (monitoraggio 28/3/2023)
Villar Focchiardosomma di Pfas 25 (monitoraggio 27/3/2023)

 

“Per il gestore SMAT, che gestisce il 95% della rete idrica della provincia di Torino, i dati consegnati a Greenpeace Italia indicano la presenza di un PFAS specifico, il cC6O4 o C6O4 brevettato e prodotto unicamente da Solvay Specialty Polymers di Alessandria in Italia – spiega Greenpeace – in Piemonte ha sede l’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, il polo chimico di Solvay Specialty Polymers a Spinetta Marengo, nel comune di Alessandria. Si tratta di uno stabilimento che è noto da tempo per essere la principale fonte di contaminazione del bacino del Po.

 

Quattordici comuni (tra cui Avigliana, Bardonecchia, Bruino, Caprie, Susa, Torino, Venaus, Villar Focchiardo) presentano valori del solo PFAS prodotto dalla multinazionale belga. Per quanto riguarda il PFOA, noto cancerogeno, la presenza è stata accertata in decine di comuni”. E ancora: “SMAT è da tempo attiva sulla questione PFAS. Già nel 2018 aveva trovato valori prossimi al limite di rilevabilità analitica per diversi composti poli e perfluoroalchilici nelle acque potabili sia nel capoluogo piemontese sia nella cintura della città metropolitana, come emerge da uno studio pubblicato dalla stessa SMAT e dal dipartimento di chimica dell’Università di Torino. Partendo da questa proposta Greenpeace Italia ha chiesto al gestore i valori misurati prima del 2023 e l’eventuale corrispondenza avuta con le istituzioni locali per segnalare la presenza di PFAS nella rete acquedottistica. A fine luglio 2023 all’organizzazione ambientalista però è stato consegnato solo un file excel con i valori riscontrati da marzo 2023, rendendo di fatto impossibile ricostruire a quando risalga la contaminazione. Relativamente allo studio di SMAT e dell’Università di Torino, è opportuno sottolineare come nelle conclusioni si faccia riferimento alla necessità di creare una rete di istituzioni pubbliche per gestire la contaminazione da PFAS e che coinvolga anche l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di Torino. Considerando che questa ASL ha risposto al FOIA di Greenpeace Italia dicendo di non aver mai prodotto o avuto dati circa la presenza di PFAS nelle acque potabili è lecito ipotizzare che la rete di enti pubblici menzionata nella ricerca di SMAT del 2018 non sia stata mai creata”.


I dati presentati in questa indagine evidenziano come il problema PFAS in Piemonte sia diffuso e interessi diversi punti della rete acquedottistica. In Piemonte è nota da tempo una fonte rilevante di contaminazione per l’intero bacino del fiume Po (Solvay) e l’impressione è che si sia voluto limitare a questa fonte il controllo su una contaminazione che invece parrebbe essere più ampia. Dal quadro che emerge da questa indagine emergono monitoraggi parziali e, di conseguenza, una situazione di potenziale contaminazione che non è evidentemente sotto controllo. Le verifiche degli enti pubblici, lacunose e limitate solo ad alcune aree, sicuramente sottostimano la situazione. Nella maggior parte dei casi sono gli stessi enti pubblici/gestori che imputano i mancati controlli all’entrata in vigore della direttiva europea nel 2026 o a indicazioni ricevute da ARPA Piemonte.
Laddove sono state evidenziate criticità nelle acque potabili, gli interventi degli enti pubblici sono tutt’altro che uniformi e, in alcuni casi, non cautelativi per la salute umana. Basta vedere cosa è stato fatto nell’alessandrino in situazioni sovrapponibili per i livelli di inquinamento: a Montecastello un pozzo altamente contaminato è stato chiuso nel 2020 mentre in altri comuni dello Scrivia, con livelli simili di PFOA, una sostanza cancerogena, gli interventi, tutt’altro che risolutivi, sono stati tardivi e avviati solo dopo la richiesta dei dati da parte di Greenpeace Italia (Alzano Scrivia, Guazzora, Isola Sant’Antonio e Molino dei Torti) o sono tuttora assenti (Castelnuovo Scrivia). Laddove i gestori si sono attivati, come il caso di SMAT nella Città Metropolitana di Torino, il quadro è piuttosto inquietante, con più di settanta comuni nelle cui acque a uso potabile è stata registrata la presenza di composti poli e perfluoroalchilici.


Nella maggior parte dei casi in cui è stata evidenziata la contaminazione delle acque da PFAS, questa è ascrivibile a due composti (PFOA e PFOS) noti per la loro cancerogenicità (certa per il PFOA e possibile per il PFOS come dimostrano le recenti valutazioni della IARC). Ammonta a circa il 3 per cento la percentuale della popolazione piemontese che è esposta al solo cancerogeno PFOA attraverso l’acqua potabile. Si tratta di 125 mila persone che hanno diritto a acqua priva di sostanze cancerogene. Mentre in alcuni casi i valori registrati nell’acqua potabile superano i livelli previsti dalla direttiva comunitaria, in molti altri i livelli di contaminazione superano le soglie di sicurezza per la salute adottati in altre nazioni. Di fatto in molti comuni piemontesi viene erogata acqua che in altre nazioni non è ritenuta sicura per la salute umana. Cittadine e cittadini piemontesi hanno diritto, come tutti, ad avere accesso ad acqua pulita e non contaminata.


Greenpeace Italia chiede a governo, Parlamento e ai ministeri competenti di varare in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica. Alla Regione Piemonte, così come a tutte le regioni italiane, chiediamo di azzerare subito la presenza di PFAS nelle acque potabili e varare un piano di monitoraggio capillare che accerti il reale stato di contaminazione in tutto il territorio regionale, rendendo disponibili alla collettività gli esiti di tali indagini. Chiediamo inoltre che in tutta la regione si raggiunga il valore PFAS zero nell’acqua potabile, l’unica misura realmente cautelativa per la salute umana in grado di rispettare il diritto di ogni cittadino di poter accedere ad acqua pulita e non contaminata. La regione deve inoltre individuare le fonti inquinanti e bloccarle per fermare a monte l’inquinamento. In aggiunta deve promuovere un piano di riconversione industriale di tutti quei processi produttivi responsabili dell’immissione di PFAS nell’ambiente. Nessuno deve essere lasciato indietro, l’ambiente e tutta la popolazione devono essere protetti e tutelati dai PFAS.

 

Secondo quanto pubblicato dalla Regione Piemonte sul sito istituzionale, gli studi sull’uomo forniscono risultati non sempre coerenti sulle possibili relazioni tra i livelli di PFAS nel sangue e gli effetti sulla salute; l’interpretazione è complicata dalla presenza di numerosi fattori confondenti. La maggior parte degli studi sull’uomo e sugli animali ha riguardato i PFAS di vecchia generazione, cioè PFOA e PFOS. Al momento i potenziali effetti dei PFAS di nuova generazione (cC6O4 e ADV) non sono ancora stati approfonditi.


Attualmente in letteratura ci sono prove scientifiche sufficienti per sostenere un’associazione tra PFAS e:
– riduzione della risposta anticorpale (negli adulti e bambini)
– dislipidemie (negli adulti e bambini)
– riduzione del peso alla nascita
– aumentato rischio di tumore renale (negli adulti)
– evidenze limitate che suggeriscono una possibile associazione con:
– aumentato rischio di tumore al seno (negli adulti)
– alterazioni degli enzimi epatici (negli adulti e bambini)
– in gravidanza: aumentato rischio di ipertensione e pre-eclampsia
– aumentato rischio di tumore al testicolo (negli adulti)
– aumentato rischio di patologie tiroidee (negli adulti)
– aumentato rischio di colite ulcerosa (negli adulti)