100 “BACCHETTATE” AL TAV

 

REPLICA ALLE RISPOSTE DI LTF

SULLE “100 RAGIONI CONTRO LA TAV IN VALLE DI SUSA”

 

La pubblicazione del libretto “100 ragioni contro la TAV in valle di Susa” (di Mario Cavargna, Febbraio 2006) e la sua distribuzione a largo raggio spinsero LTF ad inserire sul proprio sito web (www.ltf-sas.com) un documento intitolato  Contributo al dibattito sulla Torino-Lione: 100 risposte a 100 critiche”.

Con il presente documento oggi l’autore delle 100 ragioni replica ulteriormente alle risposte dell’azienda di progettazione dell’opera.

 

Testi di

Mario Cavargna

Master in Valutazione di Impatto Ambientale

al Politecnico di Torino e di Losanna

 

Gennaio 2007

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Il documento di LTF si sostiene sostanzialmente su due elementi: da una parte con il gioco di prestigio sui dati di traffico, sulle epoche e sui settori di riferimento, per fare apparire una crescita anche quando, nell’epoca e nel settore in oggetto, c’è una diminuzione; dall’altra con le affermazioni assolutamente false sull’autostrada ferroviaria, per nascondere il suo totale fallimento e far credere che sia un sistema ottimo che potrà trasportare gran parte dei TIR delle nostre strade. Enunciate queste due false argomentazioni, il resto è propaganda conseguente, piuttosto ripetitiva.

Da notare che le osservazioni non smentiscono praticamente mai i dati contenuti nelle “100 ragioni”: se si legge attentamente sia il nostro punto che la loro risposta, a parte quanto detto sopra, si nota che LTF porta il discorso altrove e non si addentra in un confronto tecnico diretto. L’assenza di smentita riguarda anche i dati dell’audit (perizia di verifica) fatto fare dal governo francese nel 2003, che LTF si limita a commentare affermando che dice anche delle cose che sono a favore della Torino Lione. La cosa non è assolutamente vera, ed infatti LTF non è mai in grado di citare uno dei punti in cui l’audit si mostrerebbe d’accordo con loro. LTF non ha neppure letto l’audit, perché, in un caso, di fronte ad un calcolo contenuto in quella perizia, si chiede chi l’abbia fatto.

Di fronte a questi misconoscimenti, bisogna ricordare che l’audit è stata la valutazione tecnico finanziaria di più alto livello sinora compiuta sulla Torino Lione, e che è stata una analisi che ha riguardato il complesso delle grandi opere in corso di progettazione in Francia, prendendo in esame, per quanto riguarda le ferrovie, 12 progetti. Due, tra cui la Torino Lione, sono stati stroncati, altri tre sono stati rinviati con riserve, gli altri sono stati tutti approvati.

La perizia è stata commissionata dal governo francese ai suoi massimi esperti ministeriali, consegnata al governo ai primi di marzo del 2003, e presentata alla Assemblea Nazionale Francese ai primi di maggio 2003. L’articolo pubblicato su “La Stampa” del 5 marzo 2003, a firma del corrispondente da Parigi, la definisce la “superperizia tecnico finanziaria sui grandi lavori pubblici che sta per arrivare sul tavolo del primo ministro...”. “Il governo francese, se darà ascolto ai suoi tecnici, dirotterà altrove la disponibilità di fondi”. “Il responso tecnico contenuto sulla Torino Lione, riferisce il corrispondente, è decisamente negativo”. A maggio, dopo due giorni di dibattito, l’Assemblea Nazionale fece proprio il documento come analisi tecnica, ma, data l’enorme posta in gioco che riguardava tutte le grandi opere, preferì non arrivare ad una votazione che spaccasse la maggioranza.

L’umore del governo francese è comunque ben espresso nell’articolo sulle pagine economiche de “La Stampa” del 15 marzo 2005 che titola “Polemica sulla Torino Lione, la Francia chiede un rinvio: per il ministro dei trasporti Robien costa troppo cara e non è affatto strategica”. Al di là dei riti della politica sembra che in questi tre anni e mezzo il governo francese si sia limitato ad andare avanti al minimo necessario per non compromettere i rapporti con l’Italia con la quale sono in gioco molte altre questioni.

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INDICE

 

Questioni Generali

L’idea progettuale

L’evoluzione dei traffici merci attraverso le Alpi

La questione della saturazione dei valichi esistenti

L’autostrada ferroviaria ed il trasferimento dei Tir su ferrovia

 

I progetti presentati

La valutazione di impatto ambientale

I cantieri e la durata dei lavori

Lo scavo e la gestione degli inerti

La presenza di amianto

La presenza di uranio

L’interferenza con le acque

L’emissione di rumore

I costi

 

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Questioni Generali

 

Punto 1

La scelta di LTF di prendere come riferimento il periodo 1986-2004 è un esempio di utilizzo scorretto delle statistiche, perché prende un periodo di crescita dei traffici (1986-1992) antecedente al progetto ed ormai lontano, sia come tempo che come situazione geopolitica, mentre taglia gli ultimi due anni (2005 e 2006), che accentuano e confermano la situazione di stallo della crescita, e poi di calo, in atto ormai da 12 anni.

Il periodo da prendere in considerazione ai fini della valutazione è quello che va dal 1992-1993, gli anni in cui è stato presentato il progetto ed in cui sono state fatte le previsioni, sino alla data più vicina possibile ad oggi. Questo permette di verificare se le previsioni dei traffici fatte allora sono valide ancora oggi.

L’analisi del periodo dal 1993 al 2005 dimostra che il traffico merci dei due tunnel autostradali del Monte Bianco e del Frejus presi insieme, è sceso da 26,5 milioni di tonnellate (12,2 milioni di tonnellate + 14,3 milioni di tonnellate) del 1994 ai 20,1 milioni di tonnellate del 2005 (11,6 milioni di tonnellate + 8,5 milioni di tonnellate), con una diminuzione ancora più accentuata per l’anno 2006, i cui dati non sono ancora ufficialmente disponibili per le statistiche ALPINFO (www.bav.admin.ch/themen/verkehrspolitik/00501/index), che sono quelle accettate da tutti i governi dell’arco alpino. Quindi vi è una riduzione del 25% in 12 anni, che rappresenta la reale linea tendenziale di oggi, invece dell’aumento del 70% su cui LTF fa tutti i suoi calcoli!

Chi avesse dei dubbi può consultare su ALPINFO i grafici dell’andamento dei trasporti Italia Francia dal 1980 al 2005, e notare come la curva, dopo essersi stabilizzata verso la metà degli anni ‘90, ora scenda nettamente con un andamento regolare ed omogeneo.

Molto interessante è anche la tabella pubblicata da “La Valsusa” il 22 giugno 2006 e ripresa dallo studio presentato allora dalla SITAF. Il titolo dell’articolo: “Siamo il corridoio dove passano meno TIR” commenta una tabella in inglese dove si vede che il totale del traffico autostradale del Monte Bianco e del Frejus non è più aumentato dal 1994 ed ora sta visivamente decrescendo. Come ammette LTF stessa al punto 18!

LTF cerca di sostenere le sue tesi con il fatto che il traffico dell’arco alpino da Ventimiglia al Brennero è in aumento, ma questo fatto gli dà ancor più torto, perché evidenzia l’andamento negativo di questo corridoio pur in presenza di una situazione che è ancora abbastanza positiva (almeno sino al 2004), per gli altri maggiori valichi.

Ed allora perché voler fare qui delle opere che servirebbero altrove?

Con grande ipocrisia LTF sostiene la sue argomentazioni dicendo che sul nostro tratto è in corso un esperimento di Autostrada ferroviaria che “dopo una prima fase di assestamento sta dando buoni risultati”. Questa affermazione è falsa: l’autostrada ferroviaria è un fallimento: i 4 treni giornalieri, che erano inizialmente composti di 28 vagoni, sono stati ridotti a 11 vagoni (cioè 65% in meno). Nonostante questa riduzione di vagoni non riescono a coprire i posti disponibili, corrispondenti a 7 camion completi ognuno!

 

Punto 2

LTF dice che il traffico passeggeri non è un elemento portante del nuovo progetto: eppure non può ignorare che dal lato francese la linea TGV Lione-St.Jean de Maurienne è una linea esclusivamente passeggeri, che si affiancherà alla linea merci su un itinerario quasi totalmente diverso. Poi magnifica le previsioni future di movimento passeggeri: ma la sperimentazione con i TGV sulla attuale linea, che comunque comportava già significativi vantaggi per i viaggiatori, non ha potuto frenare il calo costante degli utenti, che ha portato a sopprimere il collegamento diretto tra Lione e Torino.

LTF ripete anche che il traffico merci è in aumento… Contro questa falsa affermazione valgono le considerazioni già dette prima sulla irrealtà delle sue previsioni dal momento che, sulla direttrice del Frejus, negli ultimi 12 anni, il traffico merci su strada è diminuito del 25%, e quello ferroviario, del 40%, rispetto al massimo raggiunto nel 1997.

 

Punto 3

Sul problema dei costi LTF si rifugia dietro una affermazione di comodo: “da quando LTF esiste non è stato modificato”, ma LTF è l’ultima arrivata nella progettazione. È ovvio che si parla di tutto l’iter del progetto, anche di quando LTF si chiamava Alpetunnel e che interessa il confronto con le valutazioni di altre fonti che LTF, rifugiandosi nei “propri” preventivi, rifiuta di fare.

 

Punto 4

Per ribattere alla nostra contestazione che il Piemonte non è isolato, e fa l’elenco dei tunnel stradali e ferroviari che circondano la nostra regione, LTF non trova di meglio che citare l’articolo di un certo Tobia Piller su di un quotidiano tedesco. Non è detto chi sia questo opinionista, che non ci risulta essere mai entrato nel dibattito: per quel che ne sappiamo, potrebbe essere un giornalista a cui LTF ha offerto una cena, mentre gli raccontava il suo punto di vista…

Si continua a nominare la ferrovia attuale come costruita nel 1871: evidentemente la banca dati di LTF non è aggiornata, altrimenti saprebbe che il binario di salita è stato realizzato a partire dal 1969 ed inaugurato nel 1985.

Poi bisognerebbe intendersi su cosa intende LTF per “trasporto moderno”: questo termine generico per noi significa: “trasporto efficiente” (cioè che aderisce in pieno alle esigenze del mercato e dei maggiori imprenditori del settore) e rifiutiamo di applicarlo a qualsiasi “trasporto di fantasia” non sia supportato da dati concreti.

Infine, se le “limitazioni di passaggio” dei trafori piemontesi condizionassero il traffico, ci troveremmo con trafori che lavorano al massimo delle loro potenzialità, non potendo però andare oltre. Invece ci troviamo di fronte a trafori che sono scesi ad un terzo delle loro potenzialità ammesse.

Quella della prossima saturazione della linea attuale di Modane è una predizione catastrofica ricorrente negli studi della Torino-Lione ed è alla terza reiterazione in 15 anni. Nel 1991 era prevista per il 1997; nel 1998 era prevista per il 2005; oggi viene prevista tra il 2017 ed il 2020 (pur essendo la linea utilizzata al 33% e con un trend negativo). Si nota un allungamento dei tempi.

 

Punto 5

LTF non smentisce le nostre affermazioni sulla inconsistenza del corridoio 5 ed infatti parla solo di un tratto spagnolo e di quello della Lione Torino Milano. È davvero poco per un corridoio che vuole andare da Barcellona a Kiev!

 

Punto 6

LTF non contesta il nostro timore per l’enorme carico infrastrutturale che già oggi sopporta la Val di Susa, ma agita lo spauracchio di un raddoppio di camion nel 2017 (una data evidentemente fatidica perché è già quella in cui, secondo loro, la ferrovia attuale sarà satura).

Ma come è possibile credere ad una tale previsione dal momento che il trend è quello di una diminuzione del 25% in 12 anni? E per di più nel prossimo futuro entreranno in funzione misure e progetti che dovrebbero abbassare ulteriormente il trend.

Di fronte ai TIR immaginati, fanno più paura i lavori certi che si vogliono fare.

 

Punto 7

Secondo LTF la Val Susa sopporta un “enorme aumento di traffico stradale”: o raccontano storie oppure i loro dati sono fermi a 12 anni fa.

Sembrano anche non sapere neppure che l’autostrada ferroviaria è un fallimento e che pertanto non porterà benefici di riduzione di traffico. L’utilizzo dell’autostrada ferroviaria si è attestato ad un numero che corrisponde al 25% delle autocisterne che transitano nel tunnel autostradale del Frejus, e proprio le autocisterne sono un tipo di trasporto che avrebbe un vantaggio ad avvalersene. Questo fa ritenere ottimistica persino la ipotesi fatta dagli esperti governativi dell’audit che ritengono che l’autostrada ferroviaria al massimo riuscirà a caricare il 10% dei camion totali. Il che vorrebbe comunque dire che il 90% dei TIR resterebbe sulle nostre strade, anche dopo la costruzione della nuova linea ferroviaria.

 

Punto 8

Amianto e uranio secondo LTF vanno considerati dal punto di vista tecnico. Esisterebbero le tecnologie per controllarli. Ma allora perché nessuno studio per la VIA, presentato da LTF o Ferrovie affronta concretamente il problema? Per l’amianto solo lo studio di VIA del febbraio 2003 per la tratta nazionale di competenza di RFI arriva a proporre di fare dei mucchi di 1.000 metri cubi del materiale estratto dalle gallerie e di identificare le rocce, ma non dice poi come trattarle, trasportarle e smaltirle, né dove smaltirle. Lo studio successivo, non affronta il problema; quello di LTF neppure.

La affermazione che il tunnel di Bussoleno incrocerebbe rocce amiantifere per 150 m contrasta con la valutazione di 1,1 Km espressa nella perizia della De Palacio. Che lo dice per tranquillizzare su una valutazione precedente di 2,2 Km. Non sappiamo su quali base i periti della De Palacio possano avere fatto questa riduzione al ribasso, che comunque corrisponde a 300.000 mc di rocce. Gli svizzeri hanno incontrato rocce amiantifere di scarsa qualità e le hanno smaltite in un modo che non è ammesso dalla normativa italiana e da quella della Unione Europea.

 

Punto 9

Secondo LTF la opposizione NO TAV continua a rimanere circoscritta al territorio della Val Susa ed a Torino vi sarebbe una grande maggioranza a favore del TAV. Dovrebbero spiegare perché la lista SI TAV nelle elezioni di aprile 2006, pur ben sponsorizzata, è riuscita a prendere in tutta Torino solo 279 voti!

 

L’idea progettuale

 

Punto 10

Stupisce che LTF non sappia che il progetto merci è nato insieme al progetto stesso della Torino Lione. Il volume di presentazione della Lyon-Turin, reso pubblico dalle Ferrovie francesi SNCF e dalla Prefettura della Regione Rodano Alpi nel maggio 1993, è esplicito nel contenere tutti i dati dell’autostrada ferroviaria validi ancora oggi. Quindi non è vero che ci sia stato un miglioramento di un progetto iniziale, ma solo la continuazione di una ipotesi di trasporto formulata sin dall’inizio. LTF dice che l’idea di togliere i TIR dalla strada tramite l’autostrada ferroviaria non è una concezione astratta, ma i dati la smentiscono. Questo sistema non funziona perché è rigido, fa perdere tempo e trasporta una quantità eccessiva di carico inutile. A questo proposito la perizia della De Palacio fornisce un interessante riscontro un treno merci ordinario trasporta in un anno 165.000 tonnellate nette di merci, l’autostrada ferroviaria, a parità di peso lordo, la metà, cioè 65.000 (il resto è il peso dei TIR). Pertanto il sistema è disertato dai potenziali utenti e non è stato adottato nemmeno dagli svizzeri per le loro linee nuove ferroviarie. Ci sono sicuramente dei sistemi per incrementare il trasporto merci su ferrovia ma sono sistemi diversi, adatti alle ferrovie ordinarie. Il fatto che LTF continui a sostenere l’autostrada ferroviaria, è dovuto al fatto che, comportando treni pesantissimi, è l’unico che può giustificare un tunnel di base.

 

Punto 11

Non è assolutamente vero che il rapporto Martinand del 1996 ed il rapporto Brossier del 1998 furono consegnati nell’ambito dell’audit del 2003. La tesi è anche assurda perché si tratta di rapporti governativi che furono resi pubblici a suo tempo, suscitando ampio dibattito sui giornali francesi ed italiani di allora. LTF dimostra di non aver letto questi importanti rapporti ministeriali e di non aver neppure idea di come sono stati commissionati dai ministeri competenti nel quadro di un approfondimento della futura politica dei trasporti.

Il rapporto Brossier non è invalidato dai tre incidenti che hanno colpito i tre tunnel stradali (del resto anche la ferrovia dell’Eurotunnel è stata oggetto di un grave incidente negli stessi anni per un camion che ha preso fuoco durante il trasporto), perché affronta problemi diversi. L’analisi ordinata dal Ministero ai “tre saggi” coordinati da Christian Brossier, direttore generale del Ministero dei Trasporti, raccomanda di migliorare la ferrovia esistente perché la nuova linea non è convalidata da alcun serio studio sulla domanda (critica che sarà poi ripetuta dall’expertise del 2003). Per uscire da un argomento imbarazzante, LTF cambia discorso e ricorda che nel maggio 2006 c’è stata l’inchiesta di pubblica utilità per la tratta francese da St Jean de Maurienne al confine. Sarebbe stata opportuna una soddisfazione più contenuta, perché contemporaneamente ha fatto i primi passi anche l’opposizione: per la prima volta c’è stato un comune importante che si è opposto all’opera, negando il consenso alla cava del Paradis, che è indispensabile al progetto, e la potente CIPRA France si è schierata contro il tunnel di base.

 

Punto 12

Quando noi evidenziamo che i francesi hanno separato le linee merci e passeggeri per evidenti motivi di incompatibilità, che in Italia sembrano essere ignorati, abbiamo ben presente che nel tunnel di base è stato detto sin dall’inizio che le due linee coincideranno, per ovvi motivi di costi, non potendosi far 4 gallerie parallele. Il problema è cosa succede fuori dal tunnel. L’ultimo progetto francese presentato nel 2006, prevede un tratto comune un poco più lungo, per raccordarlo alla realizzazione del tunnel sotto la Belledonne che però tutti gli scenari indicano come l’opera di cui è più lontana la realizzazione. Ma questo tratto di circa 20 Km che è stato aggiunto non muta la sostanza che da parte francese le due linee sono indipendenti, e che la linea merci scende da Digione-Amberieu sino alla circonvallazione ferroviaria di Lione, poi, con un angolo di 90°, si dirige verso l’Italia per conto proprio passando a sud di Chambery, mentre la linea TGV Lione-tunnel di base, passa a nord della città.

 

Punto 13

LTF ancora una volta non contesta i dati esposti ma porta il discorso alla larga. Dovrebbe però munirsi di una bussola e spiegare come è possibile che “la grande quantità di merci diretta verso l’ovest dell’Europa” (cioè soprattutto Francia, Inghilterra e Germania), “possa utilizzare con grandi vantaggi il corridoio 5”, visto che le merci che, in questa ipotesi, arriverebbero a sud nei porti del Mediterraneo dovrebbero poi proseguire verso nord, mentre il corridoio 5 è in senso est ovest.

 

Punto 14

Anche qui LTF non contesta quanto affermato nelle “100 ragioni”, ma gira il discorso. “I tunnel ferroviari moderni sono molto più sicuri”. Anzitutto lo sono anche i tunnel storici, visto che il tunnel tra Bardonecchia e Modane non ha mai avuto gravi incidenti. Poi il fattore di rischio è dovuto essenzialmente ad errori umani dovuti all’eccessivo impegno dei macchinisti ed alla carenza od alla cattiva manutenzione di apparati di segnalazione. Due cose che sicuramente peggioreranno se si continua a sottrarre risorse indispensabili per costruire nuove opere.

In realtà è proprio la nuova linea ad avere grossi problemi in merito alla sicurezza. Il fatto che l’esercizio di questa ferrovia comporti treni tre volte più lunghi, velocità molto più alte, e soprattutto una serie continua ed impressionante di sorpassi per dare le precedenze a treni che viaggiano a velocità molto diversa, non può che peggiorare le condizioni di sicurezza ed i margini al di là dei quali l’errore umano diventa prevedibile. Per di più, anche solo il blocco della alimentazione della energia elettrica avrebbe effetti gravissimi per i 4-5 treni che sarebbero contemporaneamente impegnati nelle due canne del tunnel di base, perché i soccorsi richiederebbero tempi lunghi, sarebbero difficilissimi ed in condizioni ambientali naturali proibitive, con temperature di 50° C. Il tunnel della Manica non ha questi problemi di temperatura, che si verificano sotto i più alti massicci alpini.

Quindi le linee “moderne” non sono “più sicure”, proprio perché il loro esercizio comporta un traffico più veloce e più frequente che aumenta la probabilità e la gravità degli incidenti.

 

L’evoluzione dei traffici merci attraverso le Alpi

 

Punto 15

Qui LTF non smentisce che il traffico di camion nel traforo autostradale del Monte Bianco sommato a quello del Frejus è restato sostanzialmente invariato tra il 1993 e il 2004. Evita però di dare i dati del 2005 e del 2006 che mostrano la decisa flessione.

Comunque 4.-5.000 camion al giorno, divisi equamente sui due trafori non sono un fatto drammatico, se li si distribuisce nell’arco della giornata e si permette il transito alpino solo ai camion dell’ultima generazione che inquinano l’80 % in meno dei vecchi Euro 0.

Questo ovviamente in attesa di ripartire meglio il traffico su altri valichi (cioè la ferrovia del Loëtschberg-Sempione per l’alleggerimento del traffico del Monte Bianco; e la ferrovia di Modane, insieme a quella ancora da completare a Ventimiglia, per l’alleggerimento del tunnel autostradale del Frejus).

È invece del tutto falso che ci sia un aumento continuo del traffico tra Italia Francia (confrontare il grafico di ALPINFO che mostra una lunga e forte caduta). Anche il trasferimento del traffico dal Monte Bianco al Frejus, che LTF cita come spauracchio, si è ormai andato riequilibrando nel 2005-2006, verso i valori antecedenti all’incidente nel traforo del Bianco del 1999. Anche su questo LTF non è aggiornata, e dice cose non vere.

Infine gli studi citati da LTF sono quelli fatti fare da lei stessa per la procedura francese di Dichiarazione di Pubblica Utilità del tunnel di base sul lato francese, presentata nell’aprile 2006, e quindi pesantemente di parte. Come è possibile sostenere che il traffico crescerà al 225% tra 15 anni (3,1 milioni di camion), se nei precedenti 12 anni è diminuito del 25%, e presto influirà su di esso anche l’apertura delle linea svizzera del Loëtschberg-Sempione che si riprenderà il traffico che in passato aggirava la Confederazione a causa dei suoi divieti di transito?

 

Punto 16

Alle nostre critiche sulla caduta dei traffici LTF risponde che “gli studi più recenti prevedono all’orizzonte del 2020 un forte aumento del traffico merci al Frejus ed al Monte Bianco...

È una affermazione fantasiosa, perché contrasta le linee di tendenza in atto da 12 anni e con gli scenari in atto con l’apertura del Loëtschberg-Sempione. Oltre che nel quadro dei commerci internazionali.

Tutto questo non è una novità: l’expertise del governo francese aveva già severamente criticato nel 2003 “la scarsa affidabilità delle ipotesi di traffico presentate da LTF che appaiono (come succede ora) irragionevolmente gonfiate”.

 

Punto 17

Non è vero che gli scambi tra Italia e Francia siano cresciuti dell’1,3% annuo: il dato di ALPINFO che fa da riferimento, mostra invece una flessione. Parlare di aumento del 5% all’anno tra Italia e Portogallo fa sorridere: è il vecchio trucco statistico di evidenziare la crescita dove le quote sono bassissime e pertanto una variazione minima diventa significativa. Per fare un esempio, su di un traffico che rappresenta il 5% del totale, un aumento insignificante dello 0,5%, può far dire che c’è stato un aumento percentuale del 10%. (Per i dati di traffico dalla penisola iberica e dal sud della Francia vedere quanto da noi scritto al punto 25, oppure al punto 23, non smentiti da LTF, dove si evidenzia che il 96% del trasporto combinato viene da nord, e solo il 4% da Lione e dal sud ed ovest della Francia).

È invece errato e fuorviante prendere il dato del Portogallo, legarlo ad un aumento dei traffici con l’Austria (che effettivamente esiste perché l’asse nord-sud attraverso l’Austria è quello più legato alla recente espansione della Unione Europea) e poi dire che per questi motivi c’è un aumento dei traffici lungo la direttrice est-ovest. Sia i traffici con il Portogallo che quelli con l’Austria sono traffici con origine e destinazione in Italia. Non ci sono movimenti che dal Portogallo entrano in Italia ed escono dall’Austria!!!

 

Punto 18

Qui LTF, smentendo quanto ha detto in alcuni punti precedenti, dice la verità. Tra il 1994 ed il 2004 il traffico merci nei valichi autostradali del Frejus, Monginevro e Monte Bianco è diminuito da 26,5 a 24,7 milioni di tonnellate (in realtà 24,3). Non è vero però che questo sia dovuto a limiti ed inefficienze tecniche delle strutture, altrimenti, fermo restando che i limiti sono costanti, il traffico dovrebbe restare bloccato al livello in cui viene limitato, invece qui ha continuato a scendere anche nel 2005 e nel 2006. La vera ragione, ed anche l’unica spiegazione possibile, è che i traffici di questo itinerario non riescono più a coprire l’offerta ed infatti si collocano al 33% della potenzialità dei tunnel.

Per quanto riguarda la linea ferroviaria di Ventimiglia, di cui noi auspichiamo il completamento perché porta 0,5 milioni di tonnellate contro i 18 milioni di tonnellate della strada, sembra un po’ forzato dire che potrà portare in futuro solo 2,4 milioni di tonnellate visto che ha a disposizione lo scalo internazionale di Ventimiglia capiente di 200 treni giorno, che rappresenta una potenzialità di poco inferiore ai 20 milioni di tonnellate/anno.

Contrariamente a quanto sostiene LTF, i camionisti continueranno a scegliere l’itinerario di Ventimiglia perché è quello più diretto: non c’è ragione di salire sino a Lione e poi fare un angolo a 90° per dirigersi verso l’Italia.

 

Punto 19

La situazione delle due nuove ferrovie transalpine Svizzere e quella della Torino Lione è differente, perché sulla direttrice svizzera nord-sud il traffico è forte e si è incrementato anche grazie all’allargamento dell’Unione Europea. I dati di ALPINFO confermano questa crescita tra Italia e Svizzera parallelamente al calo degli scambi tra Italia e Francia.

Inoltre la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea ed il traffico dei TIR che arriva alle sue frontiere è, per circa il 90%, un traffico di puro attraversamento. Quindi può permettersi di rifiutarlo, come ha fatto prima degli accordi con la UE, o, in alternativa, di imporgli un transito alle sue condizioni.

Comunque, anche in Svizzera, la scelta di costruire due linee è stata oltremodo sofferta: uno studio del governo federale del 2001, nonostante queste condizioni favorevoli, valutava in 70 anni il raggiungimento del pareggio, e riteneva che solo la linea del Loëtschberg-Sempione, che è una linea migliorata, potesse avere speranze di economicità e solo se non si costruiva anche il Gottardo.

Però le amministrazioni cantonali interessate, come avviene da noi, sono state attratte dalla importanza degli investimenti statali ed hanno spinto alla realizzazione di entrambi gli assi.

Solo il futuro ci dirà se le ferrovie svizzere, con la loro centenaria tradizione di efficienza e di buona gestione, riusciranno a reggere il colpo. Una delle prime mosse è stata quella di elettrificare a loro spese la linea che li collega alla ferrovia tra Digione e Modane per far acquisire al Sempione una parte di quel traffico.

LTF conclude con la solita minaccia di 2,7 milioni di camion che transiterebbero al Monte Bianco ed al Frejus nel 2017: nuovamente si può osservare che è poco credibile un raddoppio in 11 anni se negli ultimi 12 è diminuito del 25%, e vi sono prospettive (Loëtschberg) che dovrebbero farlo diminuire ancora.

 

Punto 20

LTF afferma che Loëtschberg e Gottardo non sono direttamente concorrenziali alla Torino Lione.

Ma è contraddetta dal rapporto finale di Alpetunnel del 2000 che stimava mediamente nel 20% il traffico autostradale al Monte Bianco ed al Frejus che, in diverse percentuali, sarebbe stato ripreso dalla messa in funzione dei progetti svizzeri.

Poi però gli studi di LTF e RFI di SIA, fatti per le Valutazioni di Impatto Ambientale (2 per la tratta italiana ed 1 per la tratta internazionale), che assommano complessivamente a circa 5000 pagine, dedicano in tutto meno di 5 righe a questi progetti e non si pongono il problema della loro concorrenzialità.

LTF si mostra anche non informata sulla elettrificazione del collegamento tra la linea di Digione e quella del Sempione, a meno che giochi sull’equivoco considerando che è a carico delle Ferrovie Federali Svizzere.

 

Punto 21

LTF compie un altro capolavoro di ipocrisia dicendo che l’85% del traffico di Modane è diretto o proviene dalla Francia e penisola Iberica e che pertanto c’è un forte interesse per il traffico verso il sud-ovest della Francia, la Spagna ed il Portogallo. Il dato totale è esatto, ma la percentuale di Penisola Iberica è solo del 5%, quindi una quota insignificante. Inoltre, dopo Lione le linee non vanno ad ovest, ma piegano a sud, verso il Mediterraneo.

Per i traffici ferroviari di Digione, la linea Digione (Amberieu), Chambery, Modane risulta effettivamente la più conveniente perché non ci sono tunnel ferroviari in valle d’Aosta e la linea del Sempione era penalizzata dal tratto nel massiccio del Loëtschberg.

Ora però le cose sono cambiate e la decisione di Eurotunnel di scegliere il Loëtschberg Sempione come suo itinerario per la Pianura Padana conferma il cambiamento di orientamento, nonostante LTF si ostini a negare l’evidenza.

Anche per il traffico autostradale del Frejus e del Monte Bianco LTF fa il gioco di mettere insieme le percentuali di Francia e Spagna come se fossero in qualche modo confrontabili e non, come è nella realtà, enormemente differenti. La serafica affermazione che il traffico della penisola iberica conosce (ma in quali anni, visto che LTF non si aggiorna?) percentuali di crescita molto forti, sarebbe più verosimile se dicesse quale è quantitativamente questa crescita. Non lo fa per non rivelare che, a parte il trucco statistico, sono percentuali minime, e precisamente quelle citate più avanti al punto 23 delle “100 ragioni”, che LTF non smentisce.

Infine LTF, ammettendo che il traffico della penisola iberica passa per Ventimiglia, (ed allora perché non fare là le opere di ammodernamento ferroviarie che sono necessarie invece di far risalire ai TIR la valle del Rodano dal Mediterraneo sino a Lione per poi fargli prendere la navetta della Lyon Turin “che farebbe risparmiare energia”!), preconizza la solita saturazione dei traffici che si riverserebbe su di noi. Evidentemente non è informata che il programma delle “autostrade del mare” è uno dei progetti prioritari delle UE, e che sulla linea marittima Barcellona-Marsiglia-Genova sono state recentemente immesse delle nuove navi traghetto per camion per attrezzare un itinerario marittimo che può assorbire una quota importante del traffico merci delle autostrade costiere (la perizia De Palacio valuta in 50.000 TIR all’anno il contributo di ogni nave).

 

Punto 22

LTF non ha mai preso in considerazione la concorrenzialità dei tunnel ferroviari svizzeri, come si deduce dagli studi per la VIA, dalla scarsa informazione sulla loro potenzialità che emerge anche da queste note, e dalla incapacità ad uscire da frasi generiche per dare dei dati tecnici circostanziati.

È poi stupefacente che, di fronte alla citazione letterale della superperizia governativa francese del 2003, che dovrebbe conoscere a fondo, quantomeno per cercare di confutarla, dica di “non sapere da chi è stata fatta la simulazione” (?!)...

 

Punto 23

LTF non contesta i dati, che smentiscono quanto lei stessa ha appena sostenuto nella risposta al punto 21, ed evidenziano che il traffico combinato (cioè quello che interesserebbe la nuova linea) viene per il 96% da nord, e non da Lione, né dal sud-ovest della Francia e dalla Penisola iberica. Pertanto è un traffico nord-sud che non coinvolge il cosiddetto corridoio 5 che un asse est-ovest.

Per quanto riguarda invece l’oggetto della sua risposta, la differenziazione tra trasporto combinato ed autostrada ferroviaria sta nel fatto che l’autostrada ferroviaria non è usata da nessuna parte, tranne che per l’Eurotunnel che di fatto si comporta come un traghetto. La lunga dissertazione di LTF serve a presentare un prodotto (cioè l’autostrada ferroviaria) che non funziona perché è stato rifiutato sino ad ora da tutte le ferrovie, e che si è dimostrato fallimentare nella sperimentazione di tre anni compiuta sulla linea di Modane.

Per constatare che la via del Sempione è più naturale di quella di Modane basta prendere una carta geografica di Italia e Francia e vedere dove passa una linea tra Milano e Parigi.

Alla fine della nota LTF ritorna di nuovo sui traffici dalla penisola iberica e di nuovo dà le percentuali di aumento ma non il valore assoluto. Questo perché, come già si è detto al punto 17, è facile avere percentuali di aumento in apparenza buone quando i valori assoluti sono molto bassi.

 

Punto 24

LTF non smentisce quanto da noi detto, e cioè che anche il traffico merci tradizionale viene per i tre quarti da nord (e quindi non è tecnicamente un traffico est-ovest “naturalmente” interessato alla Torino Lione). E gli itinerari nord-sud che convergono sul nuovo Loëtschberg-Sempione hanno tutti la capacità di trasporto necessaria perché, purtroppo, il traffico merci ferroviario in Francia è crollato negli ultimi 10 anni, nonostante i piani triennali ed i grossi sforzi fatti per sostenerlo. Pertanto ha lasciato ampi spazi da riempire e non vi è alcun impedimento per la maggiore utilizzazione delle linee.

Il transito attraverso le frontiere non è l’ostacolo paventato da LTF perché dal 1992 le frontiere tra i paesi della comunità europea per il transito delle merci sono di fatto inesistenti e l’attraversamento di quella Svizzera non è certo un ostacolo capace di dirottare altrove le merci….

 

Punto 25

Anche qui LTF non smentisce i nostri dati sulla irrilevanza del traffico del sud della Francia e della penisola iberica, ma gira il discorso e sembra non aver capito che la Svizzera offrirà una doppia alternativa: la tassazione stradale o il trasporto su ferrovia (ma non con autostrada ferroviaria), e che le capacità complessive dei due valichi ferroviari (60 milioni di tonnellate) sono calcolate per essere sufficienti sino alla fine di questo secolo. Quindi nessun ostacolo per le merci che seguono la naturale direzione nord-sud, ora che non sono più respinti dalle frontiere elvetiche.

Concordiamo perfettamente che “affidabilità, costi, efficienza e sicurezza sono altresì importanti nelle scelte trasportistiche”, ed è il motivo per cui, da quando gli svizzeri hanno ripreso ad interessarsi del trasporto ferroviario estero, i traffici che passavano da Modane sono progressivamente crollati da 9,4 a 6 milioni di tonnellate con una diminuzione del 40% in cinque anni, essenzialmente a favore del Sempione.

 

Punto 26

LTF sembra avere una enfasi diversa per i numeri di situazioni diverse. Non sembra affatto impressionata del fatto che il traffico ferroviario di Modane sia sceso da 9.6 a 6 milioni di tonnellate, ma grida che “non è vero” che il traffico stagna da 15 anni sotto i 10 milioni di tonnellate “perché nel 1998 ha ampiamente superato i 10 milioni di tonnellate arrivando vicino alla saturazione”. Va ricordato che nel 1997 la ferrovia ha raggiunto il massimo storico di soli 10,1 milioni di tonnellate e 9.3 milioni di tonnellate nel 1998, mentre il punto di saturazione, ammesso dalle Ferrovie, è tra i 17 e 19 milioni di tonnellate!

Poi dice che il fatto che ai nostri valichi il traffico sia sceso mentre è salito quello degli altri valichi è prova che da noi ci sono limiti ed inefficienze tecniche che hanno inibito il traffico delle merci.

Non si capisce quali siano i limiti per cui un traforo autostradale del Frejus che smaltiva 26 milioni di tonnellate ancora nel 2001, oggi sia “limitato” perché, nelle stesse condizioni, ne smaltisce 12 milioni di tonnellate, e quello ferroviario, che ne smaltiva 9,4 milioni di tonnellate nel 2000, sia limitato se, in presenza degli stessi lavori, ne trasporta solo 6 milioni di tonnellate nel 2205!!

 

Punto 27

Anche qui LTF non smentisce i nostri dati ma cerca di aggirare il problema, magari contraddicendo quanto sosteneva prima. Secondo LTF il flop della ferrovia nel caricare i camion nei mesi successivi all’incidente del Bianco non è dovuto ad una decadenza di tale itinerario, ma alla difficoltà del passaggio modale dalla strada alla ferrovia, che non può essere attuata in tempi brevi.

Notiamo che il MonteBianco è stato chiuso per 5 anni (dal 1999 al 2003), e non si capisce come mai LTF possa invece immaginare un immediato trasferimento modale quando questo sarà proposto dalla linea che lei vuole costruire. Anche tenendo conto degli sconfortanti risultati della sperimentazione dell’autostrada ferroviaria Alpina.

 

Punto 28

LTF conferma i nostri dati sulla potenzialità della linea ferroviaria ad ospitare 220 treni al giorno.

Ma a dicembre 2006, vi transitavano da 33 a 59 treni merci giornalieri a seconda dei giorni della settimana, corrispondenti a circa il 30% della sua potenzialità. Ciò nonostante, sostiene che secondo gli studi da lei presentati, “a partire dal 2010 avrà problemi di esercizio a causa degli elevati livelli di congestione”. In pratica dovrebbe triplicare il traffico in 4 anni!

Sono affermazioni così strampalate che commentano da sole la mancanza di attendibilità di LTF.

Va ancora precisato che i raggi di curvatura sono gli stessi delle attuali linee del Brennero e del Gottardo, che però danno incrementi ed utili grazie al fatto di essere poste sulla direttrice nord sud.

LTF cerca infine di spaventare con lo spauracchio di 200 treni merci al giorno che attraverserebbero i nostri centri abitati. In primo luogo nessuno, sulla base dell’andamento attuale, può prevedere che si arrivi a tali livelli, in secondo luogo ci attendiamo, ovviamente, che una parte di quanto viene risparmiato evitando di fare questa gigantesca infrastruttura inutile venga investito nel risanamento acustico e nella sostituzione degli sferraglianti carri merci che circolano sulla ferrovia.

 

Punto 29

LTF non ha neppure letto l’audit, come dimostra l’osservazione al punto 21; eppure sostiene di nuovo che l’audit contiene anche dei punti di vista a favore dell’opera. Punti di vista che però, ovviamente non è mai in grado di citare, perché l’audit è una stroncatura totale di questo progetto ed anche dell’attendibilità dei dati sottopostigli da LTF.

Non si capisce come LTF possa prevedere che nel 2030, quando saranno pienamente operanti da tempo i progetti svizzeri, il traffico autostradale del Monte Bianco più il Frejus possa nel frattempo passare dalle 20 milioni di tonnellate del 2005 a 63,6 milioni di tonnellate (notare la precisione dei decimali!), mentre, come già detto precedentemente, è sostanzialmente fermo od in calo da 12 anni.

Poiché le previsioni si fanno con il periodico confronto tra le previsioni fatte in passato e la situazione reale verificatasi, si può tranquillamente dire che le affermazioni di LTF sono delle false speculazioni. Sono quindi falsi gli scenari successivi come la “miracolosa” captazione di 40 milioni di tonnellate da parte della nuova ferrovia (che però nei punti successivi valuta solo a 22 milioni di tonnellate).

Non basta il fatto che le previsioni siano fatte da una società di studi perché le statistiche dipendono da come si impostano i dati richiesti. La Setec era quella che, nel suo rapporto della fine degli anni ‘90, aveva calcolato che l’entrata in funzione della nuova linea avrebbe diminuito i camion circolanti sulle strade solo dell’1% (uno per cento). Questa valutazione è stata poi ripresa con altre motivazioni dagli esperti della superperizia del governo del 2003, che l’hanno alzata al 10% solo nel caso di “successo” dell’autostrada ferroviaria.

 

Punto 30

Nell’ultimo anno si è scoperta la possibilità di attribuire il crollo dei traffici ai lavori di ammodernamento in corso nel tunnel ferroviario del Frejus. Ma questi lavori sono in corso da almeno 5 anni; come mai nessuno ha detto o scritto nulla prima, se il motivo fosse stato il motivo reale? Inoltre il vincolo costituito dai lavori è praticamente sempre lo stesso, ma il traffico continua a scendere di anno in anno.

 

Punto 31

LTF contesta l’ipotesi fatta dell’attuale amministratore delegato delle Ferrovie Moretti, secondo il quale la Torino-Lione diverrebbe necessaria a causa del saturamento della linea attuale tra Torino ed Avigliana: ciò avverrebbe per un ipotetico cadenzamento dei treni passeggeri a livello di metropolitana, che saturerebbe la linea attuale, e nell’ipotesi di un allungamento del percorso della Metropolitana stessa. Dalla risposta, in cui dice che la Metropolitana e la Torino-Lione sono due progetti diversi, si desume chiaramente che non ha capito.

 

La questione della saturazione dei valichi esistenti

 

Punto 32

Alla nostra affermazione prudenziale che i valichi sono utilizzati sotto al 50% (ma i dati del 2006 indicano un livello del 33%), LTF risponde ripetendo che gli studi di RFI, RFF e LTF dello scorso aprile prevedono che la linea ferroviaria sarà congestionata già nel 2010. Come abbiamo già fatto rilevare, questo significa ipotizzare che una linea che negli ultimi 30 anni ha sempre avuto oscillazioni lievi, tranne il fatto che è scesa del 30 % in quattro anni, salga del 300 % nei prossimi quattro.

 

Punto 33

LTF contesta i margini di utilizzo ancora disponibili sulle ferrovie attuali, ma è poco credibile che una ferrovia su nuovo tracciato ed a doppio binario, come è quella tra Genova e Ventimiglia ancora in corso di costruzione, potrà trasportare solo 2,4 milioni di tonnellate dopo che la si è attrezzata con uno scalo merci italo-francese capace di smistare 200 treni al giorno.

La Genova-Ventimiglia è costruita con le sagome necessarie al trasporto dei grandi contenitori marittimi. Quindi in termini tecnici, non ha limiti di esercizio.

Il ritornello sull’autostrada ferroviaria come soluzione miracolistica per togliere i camion dalla strada, richiederebbe, ovviamente, dei risultati in prova ben differenti da quelli che si sono avuti.

Si deve comunque notare come LTF ribalti i dati e continui a dire che va tutto bene.

 

Punto 34

Non è “per fortuna” che i valichi esistenti sono riusciti ad assorbire senza traumi la chiusura del traforo autostradale del Frejus del 2004, ma per il fatto che c’erano ancora ampi margini di capacità nelle altre infrastrutture di valico.

Non pare poi il caso di fare speculazioni su altri prossimi incidenti visto che sono state attuate delle misure di prevenzione (i portali per scoprire principi di surriscaldamento sui camion in entrata) che nel 2005 non esistevano ancora.

 

Punto 35

Anche qui LTF scrive falsità prive di fondamenti reali, e mirate al solo scopo di influenzare i giornali ed i politici di riferimento. Ad esempio: “L’aspetto che preoccupa di più è la esponenziale crescita del trasporto su gomma attraverso la valle di Susa e la Maurienne”. In realtà è diminuito del 55% dal 2000 al 2005 passando da 26 milioni di tonnellate a 12 milioni di tonnellate

Come è possibile accettare che una società che dovrebbe gestire una grande opera pubblica possa alterare la verità sino a capovolgerla e seminare falsità ad ogni piè sospinto?

Infine è da notare che non sono in grado di smentire l’esempio della nuova linea verso l’Austria del valico di Tarvisio: la situazione di tale valico dimostra che una nuova linea “moderna” e capiente non attira automaticamente né il traffico merci ferroviario né quello su strada.

 

Punto 36

LTF si aggrappa al fatto che il sistema dell’autostrada ferroviaria è simile a quello di Eurotunnel, che, però, non è un esempio incoraggiante perché si tratta di una infrastruttura sempre sull’orlo del fallimento.

Secondo LTF non è vero che l’obiettivo dei 40 milioni di tonnellate sia stata una invenzione politica perché “gli studi sono aggiornati di volta in volta... le simulazioni sono frutto di anni di studi… ed hanno un alto grado di attendibilità...”. C’è da scandalizzarsi di fronte ad affermazioni di questo genere, e basta rileggere qualcuno dei punti precedenti per avere una idea della sfacciata falsità delle affermazioni di LTF.

 

Punto 37

Secondo LTF l’ipotesi che i 40 milioni di tonnellate siano nati come obiettivo politico, senza valutazioni tecniche di appoggio, è falsa perché le previsioni sarebbero costruite “su variabili attentamente analizzate ed aggiornate con l’evolversi delle situazioni...”. Abbiamo visto quanto siano aggiornate ed analizzate!

 

Punto 38

Alle affermazioni della perizia dell’audit, LTF risponde sostenendo che la perizia conteneva anche giudizi favorevoli (ma non è vero, ed infatti non è in grado di citarne). Poi ricorda l’impegno del governo francese dal 2003 ad oggi... A dir la verità non sembra che il governo francese abbia fatto più che svogliati passi di circostanza nel quadro degli accordi già presi. L’unico accordo firmato e ratificato resta ancora quello di Torino del 2001.

 

Punto 39

Qui LTF non fa che ripetere cose già dette, tra cui la falsa affermazione che l’audit conterrebbe anche giudizi favorevoli. Questa falsità si può giustificare con il fatto che pare non ne conoscano il testo. La cosa appare verosimile perché il quadro delle loro affermazioni rivela un intento puramente propagandistico in cui non conta conoscere l’andamento dei dati, ma solo il produrre frasi ad effetto.

 

Punto 40

Ancora una volta LTF non smentisce le perentorie affermazioni dell’audit ma si limita a dire che non è tutta una critica. Ma perché non cita almeno una frase a suo favore ??

È ripetitiva anche la parte seguente, tranne il fatto che rispetto al punto 29, in cui diceva che la Torino Lione poteva intercettare 40 milioni di tonnellate su 63,5 milioni di tonnellate (!), qui dice che su 63 milioni di tonnellate ne potrà intercettare 22 milioni di tonnellate.

A distanza di 9 pagine il dato, riferito alla stessa situazione ed allo stesso anno, si dimezza!

 

Punto 41 

LTF non smentisce le vecchie dichiarazioni sulla saturazione della linea dimostratesi false in passato, ed adesso ripete il ritornello che la linea sarà satura nel 2017 (il che vorrebbe dire, in base ai dati attuali, che il traffico triplicherà nei prossimi 10 anni!!). Anche qui si vede come non ci sia alcun confronto con i dati reali, neppure per amor proprio. Quel che conta è solo lanciare degli slogans.

 

L’autostrada ferroviaria ed il trasferimento dei Tir su ferrovia

 

Punto 42

LTF descrive le caratteristiche dell’autostrada ferroviaria e mostra di non conoscerla !!

Non è costituita da treni che possono portare 30 TIR completi, ma da 28 vagoni che possono portare 18 TIR completi perché la motrice viaggia staccata dal rimorchio ed ogni camion occupa un vagone e mezzo. In ogni caso le 4 coppie di treni attuali dell’autostrada ferroviaria sono stati ridotti ad 11 vagoni nel 2006 e quindi possono portare solo 7 Tir completi (5 considerando che il riempimento è dichiarato del 70 %). Far viaggiare un treno per portare 5 camion non sembra un risultato incoraggiante dal punto di vista della diminuzione del traffico e del risparmio energetico.

 

Punto 43

Secondo LTF il servizio dell’AFA “sta crescendo in modo considerevole”. I risultati sono stati invece disastrosi nonostante l’impegno finanziario dei due governi che non hanno risparmiato nulla, perché questa sperimentazione era considerata un punto decisivo negli accordi italo-francesi. Nel corso di questi tre anni si è parlato molto di come fare per renderla più attraente e se fosse conveniente allungare il percorso. Poi, dopo lunghe discussioni, si è deciso di lasciarlo come è e si è concluso che, per raggiungere quel livello del 70% che va indicato nelle relazioni per giustificare il servizio, invece che aumentare i mezzi trasportati, basta ridurre i carri di ogni treno da 28 ad 11!

La media triennale rivela comunque che il riempimento è sempre stato del 25% della capacità reale, con 39.000 mezzi trasportati in tre anni su una capacità di 150.000. Va notato che la previsione di 150.000 camion era stata fatta sulla base del numero delle autocisterne in transito nel traforo autostradale del Frejus che, avendo vincoli e ritardi per l’obbligo della scorta nel tunnel autostradale, avrebbero dovuto scegliere tutte il treno. Invece ne sono transitate il 25% ed anche meno se si considera che la metà dei mezzi trasportati dall’autostrada ferroviari sono semirimorchi che viaggiavano in ferrovia già prima nei treni appositi che sono stati soppressi.

 

Punto 44

La risposta di LTF è un capolavoro di ipocrisia: ammette comunque che il progetto è stato fatto con fasci di binari di 750 metri “tali da poter essere allungati a 1500” (ma questo non risulta dai progetti). Cioè esattamente quello che diciamo noi in modo molto più esplicito.

 

Punto 45

LTF fa un passo indietro di fronte alle nostre contestazione sul bilancio energetico negativo dell’autostrada ferroviaria, che comunque non contesta. Dice che la linea attuale ha difficoltà di sagoma con i container di grandi dimensioni. È vero che i container marittimi al momento non possono passare sulla linea storica, ma i lavori di adeguamento attualmente in corso servono proprio a questo, ed LTF non dovrebbe fingere di non saperlo.

Poi, invece di rispondere al nostro punto, torna a parlare della linea attuale che passa in mezzo ai paesi. Ma il modello di esercizio delle RFI prevede che anche dopo la costruzione della nuova linea gli attuali vecchi treni (100 al giorno e cioè il doppio di quelli che passano oggi) continuino a viaggiare su di essa perché i loro carri sono troppo usuranti per una linea ad alta velocità, e la loro velocità troppo bassa rispetto agli altri convogli circolanti. Quindi la nuova linea non apporterà alcun miglioramento. Il miglioramento si può attendere se si chiede che una parte dei fondi risparmiati dalla non-costruzione di questa opera inutile venga investita nel risanamento acustico e soprattutto nell’ammodernamento di tutto il parco circolante.

Infine LTF fa un nuovo panegirico all’autostrada ferroviaria sostenendo che potrà trasportare i camion con frequenza sostenuta e tempi di trasporto competitivi. Sarebbe stato meglio se avesse promesso costi competitivi ed attese inferiori, perché non è il risparmio di mezz’ora od anche di un’ora sul tragitto complessivo della navetta quello che convince il camionista. Il fatto è che LTF non è in grado di prometterlo.

 

Punto 46

Di fronte alle affermazioni della superperizia governativa che, come è spiegato nella premessa, ha raccolto tutti gli studi precedenti, poi ha convocato LTF, gli ha esposto i suoi dubbi e due mesi dopo ha raccolto le sue risposte e le ha valutate, LTF si trincea dietro le sue consulenze, in particolare sempre la stessa fatta per la dichiarazione di pubblica utilità dell’aprile 2006.

Da quel che si è potuto leggere nella Dichiarazione di Pubblica Utilità, questo documento ha preso per buona l’informazione data dal committente che l’autostrada ferroviaria copre il 70% dei posti, “senza sapere” che in realtà i posti disponibili sono stati tagliati del 60%. Poi, sempre su istruzioni del committente, ha preso come dato di stima per l’aumento di traffico quello su tutto l’arco alpino, da Ventimiglia a Tarvisio, mascherando la caduta dei valichi ad ovest con la crescita dei valichi a nord. Infine, probabilmente sempre su istruzioni di chi ha dato la committenza, non ha preso in considerazione gli effetti della nuova linea svizzera.

È evidente che questo documento fantasma e fantasioso, dietro cui LTF si trincea, non è in grado di smentire i massimi esperti governativi francesi impegnati nell’audit per la Assemblea nazionale che affermano perentoriamente che la nuova linea non sottrarrà del traffico alla strada.

 

Punto 47

Ancora una volta LTF non smentisce i perentori dati dell’audit, e si rifugia dietro l’affermazione che “l’esperimento di autostrada ferroviaria sta dando ottimi risultati”.

Questi ottimi “risultati” sarebbero che ogni treno è stato ridotto da 28 ad 11 vagoni!

È superfluo ogni commento sul dispendio energetico e di risorse, sul passivo che accumula ogni viaggio e sulla inconsistenza di questo risultato, che rappresenta un fallimento totale delle prospettive di progetto.

Per l’esattezza, in tre anni di accanita sperimentazione, sono stati trasportati 39.000 mezzi cioè mediamente 13.000 all’anno, compresi i periodi in esclusiva in cui il traforo del Frejus era restato chiuso per l’incidente e tutto il periodo preolimpico ed olimpico, in cui il traforo era vietato al transito delle cisterne e delle merci pericolose. Bisogna anche ricordare che, dei posti occupati, il 55% sono semirimorchi, che viaggiavano in ferrovia già prima, e solo il 45% sono effettivamente dei TIR tolti dalle strade.

Nello stesso periodo nel tunnel autostradale del Frejus sono passati mediamente 1.100.000 mezzi pesanti all’anno, di cui almeno il 5% erano con merci pericolose e pertanto obbligati a soste ed a transito nel tunnel sotto scorta, che erano ritenuti una utenza quasi obbligata a prendere l’Autostrada ferroviaria. In sostanza questa è riuscita a catturare solo poco più del 20% delle merci pericolose “incentivate” e poco più dell’1% del traffico totale. E questo al costo di 16 milioni di euro di deficit all’anno, cioè circa 1.000 euro ogni camion, oltre ovviamente al pedaggio. Tutto il resto e cioè l’80% delle merci pericolose ed il 99% del traffico totale ha continuato a prendere il tunnel autostradale.

 

Punto 48

LTF non smentisce la citazione del suo stesso documento pubblicato in altra sede, per cui i TIR tolti dalle strade sarebbero il 15-20%, e quindi assai meno di quelli che poi vuol far credere quando parla di strade liberate dai TIR (su cui, persino secondo i suoi calcoli, resterebbero comunque l’85% dei mezzi pesanti). Però continua a ripetere in modo monotono che la nuova linea intercetterà 22 milioni di tonnellate corrispondenti ad 1 milione di TIR. Per poter dire questo, da un lato immagina un volume di traffico che è tre volte quello ragionevolmente prevedibibile e dall’altro raddoppia le percentuali di carico dell’autostrada ferroviaria che lei stessa aveva dichiarato per la V.I.A.

 

Punto 49

Invece di ribattere alle precise contestazioni della superperizia di audit del governo francese, soli tre anni fa, LTF continua a dire che la perizia “non è quella definitiva”. Si tratta invece del testo reso pubblico a marzo 2003 dal governo e presentato ai deputati della Assemblea Nazionale a maggio 2003.

Per il resto, se pur è vero che vi è l’indirizzo europea ad aver dei collegamenti ferroviari moderni in senso nord-sud e sud-ovest (dove da un capo all’altro dell’Europa si devono superare tre diversi scartamenti di binari ed un numero imprecisato di differenze di tensione e di compatibilità di sistemi di segnalazione), questo indirizzo si riferisce in realtà prima di tutto alla necessità di avere una omogeneità dei sistemi, in modo che non sia più necessario cambiare i treni per passare da uno stato membro all’altro. LTF stessa ammette, in un punto precedente, che le linee TAV sono in costruzione od in essere solo tra Madrid e Perpignan, vicino al confine francese, e tra Lione e Milano, e nulla nel resto del percorso tra Barcellona e Kiev.

 

Punto 50

La contestazione riportata nell’audit e nelle “100 ragioni” rileva che la differenza di velocità tra i tipi di treni che, da parte italiana, viaggeranno sulla stessa linea, renderà impossibili i risultati promessi dalla CIG e da LTF.

LTF replica ricordando che RFI ha elaborato un modello di esercizio per cui, in ogni direzione, si succederanno, nell’ora di punta, un treno TGV a 220 km/h, tre treni di autostrada ferroviaria a 120 km/h e due treni merci a 100 km/h, cioè 6+6=12 treni all’ora.

Ma, tenendo conto che tra St. Jean de Maurienne e Bruzolo ci sono 75 km in cui non c’è possibilità di sorpasso, un treno TGV, a causa della differenza di velocità di 100-120 km/h rispetto al treno merci, deve avere davanti a sé almeno 25 minuti di linea libera, altrimenti tampona il merci prima di arrivare al punto di scartamento. Parimenti, un treno merci che sia in coda ad un treno passeggeri a St. Jean de Maurienne, si troverà a Bruzolo con 25 minuti di linea vuota davanti e, poiché non possono essere immessi dei nuovi treni a Bruzolo, questo spazio di vuoto tra un treno e l’altro aumenterà ancora e sarà di tre quarti d’ora a Torino. E tutto questo non è compatibile né con la capacità né con la sicurezza.

Per quanto riguarda la capacità: 12 treni all’ora nei due sensi, per le 21 ore giornaliere di esercizio, tenendo conto della fascia notturna necessaria alla rettifica della linea veloce (che qui potrebbe essere anche più larga, dato il transito contemporaneo di treni veloci e treni superpesanti), corrisponde teoricamente a 250 treni al giorno che, considerando che il traffico è variabile durante le ore della giornata e soprattutto a seconda dei giorni della settimana, in proporzione al massimo consentito nell’ora di punta, che qui è poco capiente, scende in realtà ai 220 treni al giorno di una linea ordinaria. È quindi impossibile immaginare il transito dei 108 treni di autostrada ferroviaria, dei 170 treni merci (!!!) e dei 24-32 treni passeggeri che afferma LTF, che, evidentemente non ha calcolato che questa linea, a causa delle differenti velocità, consente al massimo le 12 tracce all’ora da lei stessa citate e che poi necessita di un’adeguata fascia oraria di manutenzione.

Anche i famosi 40 milioni di tonnellate che si afferma potrebbe portare vanno ridimensionati di conseguenza ed anche questo riduce l’economicità teorica dell’investimento.

Per quanto riguarda la sicurezza vedere la nostra risposta al punto 53.

 

Punto 51

LTF non risponde alla contestazione del fatto che l’autostrada ferroviaria non è stata scelta neppure dalle ferrovie federali svizzere, ma riesce solo affermare che “numerosi esperti” (i suoi??) dicono che è una alternativa valida (eppure si sono già visti i risultati nella prova...).

Comunque non è vero che la linea attuale debba essere sostituita per le penalizzazioni sui containers marittimi, perché i lavori che la abilitano saranno finiti prima che LTF possa avere in mano un progetto approvato.

Come già detto l’impatto e la sicurezza dei treni dipende dalle risorse che si investono nei mezzi circolanti, nella segnaletica, nelle protezioni e nell’utilizzo del personale di macchina. Se RFI è spinta al deficit da queste grandi opere, la sicurezza per il traffico merci ordinario che resterà comunque su questa linea, e che RFI prevede il doppio di quello attuale, peggiorerà sicuramente. Se invece saranno disponibili delle risorse, gli impatti diminuiranno e la sicurezza aumenterà.

È comunque contestabile che un sistema ferroviario come quello proposto per la Torino-Lione, che prevede un susseguirsi di sorpassi mozzafiato tra treni che viaggiano a 100-120 Km/h di differenza, e che si propone già ora come corridoio per le merci pericolose, possa rappresentare un miglioramento delle condizioni di sicurezza del trasporto.

 

Punto 52

Anche qui LTF non risponde ai periti del governo e dice semplicemente che è stato previsto un modello di esercizio in grado di utilizzare a fondo la nuova ferrovia. Su questo punto si vada a vedere quanto abbiamo risposto al punto 50 e 53.

 

Punto 53

Come già detto, secondo LTF, per ogni direzione si succedono, ogni ora, un treno TGV a 220 km/h, tre treni di autostrada ferroviaria a 120 km/h e due treni merci a 100 km/h.

Per quanto riguarda il loro “argomento forte” sulla sicurezza della linea moderna rispetto a quella storica, vediamo come si svolgerebbe il traffico nell’ora standard, con treni TGV e quelli merci che, da parte francese, arrivano a St. Jean de Maurienne su due linee diverse e devono affrontare 75 km su una linea unica senza possibilità di sorpasso. Prima entrerebbe nel tunnel un TGV e poi i 5 treni merci a circa 5 minuti di distanza l’uno dall’altro (di cui 3 minuti sono dovuti alla distanza di sicurezza). Dovrebbero entrare nel tunnel in 25 minuti, altrimenti il TGV dell’ora successiva raggiungerebbe l’ultimo treno merci entrato, perchè con la differenza di velocità di almeno 120 km/h tra St. Jean de Maurienne e Bruzolo, senza fasci di binari per il sorpasso, dopo 30 minuti, se non si bloccasse, lo investirebbe.

Ogni treno potrebbe tardare od accelerare solo di due minuti: se l’errore medio fosse superiore succederebbe il caos, con blocchi del traffico o tamponamenti nel tunnel a velocità elevatissima, perchè il modello di esercizio di 250 treni al giorno funziona solo se i treni entrano nel tunnel a forte velocità e non rallentano mai. Se arrivassero a velocità inferiore, oppure rallentassero per un qualsiasi motivo, impiegherebbero più tempo: i treni successivi dovrebbero essere fermati in tempo e salterebbero a catena tutte le tracce orarie in cui sono strettamente compresi. Con questi numeri si possono facilmente immaginare code di treni fermi lunghe decine di chilometri (50 treni corrispondono a 35 km) perchè le possibilità di scartamento previste sulla parte restante della nuova linea sono minime.

Ma per il momento immaginiamo solo tre cose:

la prima è lo stato d’animo dei macchinisti che si dovrebbero immettere nel tunnel alla massima velocità, sperando che i colleghi abbiano fatto lo stesso senza sforare dai 2 minuti loro assegnati, perchè le distanze di sicurezza coprono appena i tempi di segnalazione e di frenata.

La seconda è lo stato d’animo degli autisti che, con i loro camion, spesso infiammabili, dovrebbero prendere i treni navetta in quelle condizioni.

La terza è lo stato d’animo dei passeggeri del TGV che viaggerebbero a 220 km/h nei 54 km del tunnel di base, sapendo di avere davanti a sé treni merci e carichi di TIR, con continui scartamenti a tempi da brivido.

 

Punto 54

Praticamente LTF ripete le stesse cose di prima, ma non contesta che le sue previsione vengano definite una “gonfiatura” (evidentemente se ne rende conto). Ed asserisce soltanto, ancora una volta, che la perizia citata non è quella conclusiva. Naturalmente è una affermazione falsa e non dice quale sia e cosa dica quella conclusiva…

 

Punto 55

La nostra obiezione sulla incompatibilità dei due traffici su una stessa linea (tranne che per il tunnel di base dove sin dall’inizio si è previsto il traffico misto per non dover fare 4 canne…) è ovviamente riferita al versante italiano, dove i treni provenienti dalle due distinte linee francesi, (quella TGV che passa a nord di Chambery e quella AC che passa a sud della città) si dovranno inserire meravigliosamente in quel precisissimo gioco ad incastro che è stato appena descritto (!!).

Ma LTF nella sua risposta parla solo del lato francese facendo puntigliosamente osservare che nell’ultima versione il traffico sarà misto anche su una ventina di Km che precedono l’imbocco del tunnel di base di St. Jean de Maurienne. Sempre che sia costruito il tunnel di Belledonne.

Per quanto riguarda gli standard previsti bisognerebbe dire che l’autostrada ferroviaria è prevista in progetto solo su questa linea e che pertanto le distanze per il rumore scelte per le linee TAV italiane non è affatto detto che siano sufficienti: anche perché non c’è mai stata sperimentazione al riguardo. Sulle linee italiane non è mai circolato, neppure per prova, un treno da 1.500 metri.

 

I progetti presentati

 

La valutazione di impatto ambientale

 

Punto 56

LTF si dimostra per nulla informata e, come al solito, non risponde in modo puntuale alle obiezioni che le vengono fatte. Il binario di salita è stato fatto su nuovo tracciato tra il 1969 ed il 1985. Subito dopo è stato avviato un piano di radicale miglioramento del vecchio binario, e del tunnel storico, di cui è stata ampliata la sezione e sono stati rifatti i binari. Il dato di pendenza del 33 per mille citato da LTF si riferisce unicamente al binario di discesa in un punto del versante francese.

La sagoma della linea è omogenea al tipo di merci che viaggia su tutte le reti europee, perché nessun itinerario europeo (tranne lo shuttle di Eurotunnel) prevede treni di autostrada ferroviaria.

Il fatto che al san Gottardo ed al Brennero siano in corso od in progetto delle gallerie di base, è dovuto al fatto che quelle linee sono al massimo della capacità perché gli scambi nord-sud sono ancora in aumento. Ma il fatto che siano in aumento da loro non vuol dire che si debba fare una nuova linea da noi, su di un itinerario diverso e dove il traffico è in forte diminuzione.

 

Punto 57

All’obiezione che negli studi di VIA sia stata esclusa l’alternativa zero con una semplice affermazione generica “che la linea attuale sarà presto satura”, LTF risponde ripetendo ancora una volta che i suoi studi indicano che sarà satura tra 10 anni (nel 2017).

La nostra risposta non può che ripetere quella di grande perplessità, data al punto 32.

Non si può affermare, in modo serio, che nei prossimi 10 anni il traffico triplicherà da 6 a 18 milioni di tonnellate ed oltre quando dal 2000 ad oggi è sceso del 30%. Per di più in una situazione che vedeva una sostanziale stabilità da 25 e più anni. E tutto questo in presenza di una nuova forte offensiva commerciale delle ferrovie svizzere che tra poco avranno anche la disponibilità del nuovo Loëtschberg-Sempione.

Per quanto riguarda l’attuale diminuzione del traffico al traforo ferroviario del Frejus, di fronte alla nuova ripetizione di LTF del suo argomento, si deve far rilevare nuovamente che i lavori ed i vincoli sono gli stessi da parecchi anni, ma il traffico continua a scendere.

 

Punto 58

Alla obiezione che i suoi studi non tengono conto della situazione in atto, LTF risponde che “il quadro del progetto viene costantemente monitorato ed aggiornato...” (!)

Da quel che vediamo qui c’è da chiedersi se lo dice per ingenuità o coscientemente: a dicembre 2006 i suoi dati più recenti sono di due anni prima e questo vale sia per i traffici che per l’autostrada ferroviaria.

Anche lo studio LTF presentato tra aprile-maggio 2006 in Francia presenta gli stessi livelli di omissione e di incompletezza dei precedenti: si continua a dire che i traffici crescono, che l’autostrada ferroviaria è un successo ed altre frasi di circostanza qui riportate.

 

Punto 59

Le nostre critiche alla Valutazione di Impatto Ambientale della parte italiana del tratto comune, fatte nella primavera del 2003, hanno sicuramente un certo peso: non si spiega altrimenti il fatto che ora si sia deciso di ripetere la VIA italiana di LTF, con la scusa di farla sul progetto definitivo. Vale la pena di ricordare che la normativa della Unione Europea e quella italiana prevedono una sola VIA e solo sul progetto preliminare. Soltanto nel caso di radicali variazioni, il governo, nel 2002, ammise la possibilità di integrazioni, ma soltanto sulle parti variate, restando valido tutto il resto. Non vi sarebbe stata ragione di fare una nuova VIA se non vi fosse la consapevolezza che la precedente violava la direttiva della UE sugli impatti transfrontalieri.

 

Punto 60

Per rispondere alla contestazione di non aver rispettato i termini geografici delle rispettive competenze fissati dall’accordo italo-francese di Torino del 2001, LTF usa un confine generico: il suo confine di competenza non sarebbe più Bussoleno, come è scritto nell’accordo, né Borgone, come ha fatto, ma la “piana di Bruzolo” una indicazione mai citata in nessun documento. In realtà la sua competenza doveva limitarsi a St Jean de Maurienne e Bussoleno, e, pur girando il discorso, non smentisce quanto da noi detto.

 

Punto 61

Noi abbiamo denunciato che sia LTF che RFI hanno progettato entrambi la tratta all’aperto tra Bussoleno e Borgone in modo diverso, e che questo fatto rende inaffidabili le prescrizioni perché non si riesce più a sapere di chi è la competenza. LTF non smentisce ma dice che “LTF e RFI lavorano in sinergia e con tempistiche diverse”: e non spiega di chi sia in realtà la responsabilità e la competenza sulla soluzione che sarà definitiva. Dice anche che esiste la CIG che garantisce il coordinamento…: bel coordinamento se qui due progetti diversi si sono sovrapposti e se sul resto LTF ha fatto per la parte italiana e per la parte francese della parte comune due procedure separate, che non rispettano (entrambe) la direttiva dell’Unione Europea di comunicazione della VIA allo stato confinante!

 

Punto 62

Alla contestazione di una altra omissione nella parte di RFI, LTF replica seccata che “non si capisce quali segreti ci siano da nascondere”. Noi una idea ce l’avremmo. Spostando l’inizio del nodo di Torino a Bussoleno (!), come ha fatto, RFI si è sottratta alle prescrizioni internazionali dell’accordo di Torino ed ha potuto progettare al di fuori delle indicazioni della CIG. In effetti sia come modello di esercizio che come struttura ci sono ben poche somiglianze tra le due linee che entrano nel tunnel di base da parte francese e la linea unica che esce dalla parte italiana.

 

Punto 63

La nostra contestazione è che RFI, pur di far partire in fretta la costruzione della Torino-Lione, ha iniziato dalla parte di sua competenza, definendola, nei progetti che ha presentato per la VIA, non come una parte della Torino-Lione, ma come una circonvallazione ferroviaria, cioè una gronda. In tal modo poteva attingere ai fondi (allora) a disposizione delle RFI e costruirla senza attendere che il Parlamento approvasse la Torino Lione ed il relativo finanziamento.

Ma, secondo LTF, “non è ben chiara l’accusa di fondo” (!)

 

Punto 64

A questo, che allarga e spiega il punto 63, LTF non risponde nemmeno. Evidentemente continua a “non avere chiaro”.

 

Punto 65

Qui noi contestiamo che il modello di esercizio espresso da RFI per la parte italiana è incompatibile con quello francese e con quello della CIG in quanto, da parte italiana, prevede di far transitare i TGV sulla linea attuale.

LTF risponde che “tali questioni non riguardano la tratta transfrontaliera di cui si occupa LTF”. Cioè non solo non è in grado di smentire, ma preferisce ignorare che sui due versanti della Torino-Lione si stanno facendo due progettazioni completamente diverse nel tratto compreso nella competenza della CIG che, come ha detto al punto 61, “garantisce il coordinamento” (!!).

 

I cantieri e la durata dei lavori

 

Punto 66

Noi rileviamo che la durata dei lavori, che si deduce dai cantieri attuali delle discenderie, è lentissima e quindi che le durate dei cantieri della Torino-Lione espresse dal progetto LTF non sono attendibili.

LTF dice che le discenderie sono delle opere geognostiche. Bisognerebbe chiederle cosa c’è di geognostico in una discenderia come quella di Modane che scende a spirale. In realtà sembra non sapere neppure a cosa servono (Servono a raggiungere la quota del tunnel da cui far poi partire i futuri punti di attacco).

Se ci sono ritardi ed “overcosts”, come li definisce LTF, in queste gallerie che, tutto sommato, sono superficiali e che si approfondiscono solo di alcune centinaia di metri di quota, cosa succederà quando l’opera si addentrerà nel cuore della montagna per decine di chilometri?

Quanto ai futuri impatti, i “piccoli” cantieri delle discenderie francesi offrono già un primo saggio sui problemi futuri.

 

Punto 67

Il confronto con i cantieri dell’autostrada del Frejus è stato fatto solo per paragonare le rispettive superfici.

Se LTF non è d’accordo sulla nostra previsione dell’estensione reale del cantiere di Venaus, fatta sulla base dell’analogo cantiere del San Gottardo, invece di scandalizzarsi dovrebbe spiegarci perché gli svizzeri, per un punto di attacco più piccolo di quello di Venaus, hanno un cantiere che è quattro volte più grande di quello che LTF ha preventivato a Venaus.

La spiegazione più probabile è che LTF non abbia ancora detto tutto e che ci siano ampie parti del cantiere (depositi, stoccaggi, raccordi, lavorazioni preliminari) che verranno fuori in seguito.

 

Punto 68

Anche qui fa un confronto tra il cantiere dell’imbocco meridionale del tunnel del San Gottardo e quello previsto per Venaus.

LTF dice che ogni opera ha caratteristiche proprie, ma in realtà le due opere sono decisamente simili, e non si capisce perché gli svizzeri dovrebbero essere tanto spreconi.

Infine LTF dice che le imprese potranno aggiudicarsi solo gli spazi previsti dal progetto. Questo non è esatto perché non c’è nessuna legge che impedisca poi a LTF di fare ulteriori motivate richieste ed alla Regione di accettarle.

 

Punto 69

Il nostro appunto fa il paragone con le difficoltà avute dal cantiere dell’AEM di Venaus, che si trova nello stesso sito di attacco del tunnel di base, i cui scavi sono durati 9 anni invece dei 4 previsti ed i cui costi sono aumentati di due terzi.

La Relazione Finale di Alpetunnel, a pag. 78, indica espressamente l’acquisizione dei dati del cantiere AEM di Venaus come un elemento fondamentale della conoscenza geologica del settore.

Eppure LTF dice che “non si capisce in che modo” il disastroso andamento di queste gallerie possa incidere sulle previsioni per il contiguo cantiere della Torino-Lione.

Fare delle previsioni che non tengono conto degli elementi più prossimi tecnicamente è un falso.

 

Punto 70

Per il controllo dei cantieri, LTF promette un Osservatorio Ambientale. L’esperienza è già stata fatta con i lavori dell’AEM in cui c’erano addirittura due organismi di controllo, uno dei quali con la partecipazione delle amministrazioni interessate. Ma non ha avuto alcun effetto tangibile ed i vari problemi (polveri, rumori, lesioni di case) sono restati senza alcun esito. La presenza di minerali radioattivi e del radon lo abbiamo scoperto noi e sull’esito finale di questa vicenda è ancora presto per mettere la parola fine. Tra le altre cose la Commissione Paritetica di Controllo non ha potuto funzionare per 7 anni, perché la Provincia di Torino non nominava il suo rappresentante e senza di esso l’organismo non poteva partire e funzionare.

 

Lo scavo e la gestione degli inerti

 

Punto 71

In merito alla gestione degli inerti LTF afferma che il 40% sarà riciclato: un dato molto elevato, che però, dal punto di vista ambientale significherà soltanto che 4,4 milioni di mc di roccia (poco meno di 2 piramidi di Cheope) saranno macinati per fare cemento, con un impatto di polveri, rumore, e stoccaggi temporanei che è appena immaginabile, e che 2,5 milioni di mc saranno messi in giro, in quegli interventi di costruzione di massicciate che sono poco meno che un deposito all’aperto. Più avanti è data una stima di rocce macinate ancora maggiore.

Il progetto di messa a discarica nella Carriere du Paradis presenta molti problemi: in Val Cenischia perché occorrerebbe una pesante teleferica per superare i 1.500 metri di dislivello, ed in Francia perché tale discarica impatterebbe sul turismo più dei presunti vantaggi di risagomazione del sito. Per questo motivo il comune di Lanslebourg l’ha respinta. Vi è anche il problema che è in una zona protetta con un importante biotopo sui suoi bordi esterni. Inoltre, la parete di contenimento verso la piana di S. Nicolao precipita a strapiombo per oltre 100 metri sulla valle dove corre la strada nazionale del Moncenisio. Quando fu scavata l’enorme vasca fu lasciato un bordo di pietra il più sottile allora ritenuto di sicurezza, e non era previsto che dovesse reggere ad un riempimento successivo.

 

Punto 72

Al calcolo dei metri cubi da mettere a discarica per la parte di competenza di RFI, LTF risponde assicurando che tutto il materiale “troverà un proprio sito adatto”. Dovrebbe comunicare questa certezza agli estensori del progetto di RFI che, anche nella seconda versione, non sono riusciti a trovarlo ed addirittura hanno scritto che può essere portato alla Carriere du Paradis, la stessa che vorrebbe già riempire (francesi permettendo) il cantiere italiano di LTF.

 

Punto 73

Le nostre osservazioni, per quantificare il volume dicono che “15 milioni di mc corrispondono teoricamente a 2.500.000 viaggi di camion” (un camion ordinario può portare il peso di 6 mc di roccia). LTF risponde allarmata che “la cifra non corrisponde assolutamente alla realtà perché saranno usati teletrasportatori e teleferiche”. Evidentemente non sa il significato della parola “teoricamente”, che serve a dare una idea dei volumi che devono essere movimentati. Ma forse è proprio questo tipo di paragone che la spaventa.

 

Punto 74

Qui noi solleviamo il problema del doppio uso della Carriere du Paradis, richiesta sia da LTF che RFI, come si è detto prima. LTF non smentisce, ma riconferma che loro l’hanno chiesta.

 

Punto 75

Alla nostra osservazione sul pericolo di un degrado irreversibile per i milioni di mc e le aree di cantiere da collocare in Val di Susa, LTF osserva che i “i cantieri portano qualche disagio”, e lancia nuovamente il miraggio della riduzione dei camion e quello di “ingenti compensazioni”. Chi è disposto ad illudersi si faccia avanti.

 

Punto 76

Il fatto di macinare in loco 6,7 milioni di mc (due piramidi e mezza di Cheope), nuovo dato ora fornito da LTF, avrebbe “un impatto molto relativo” e sarebbe “una pratica consolidata”.

 

Punto 77

Il massiccio dell’Ambin presenta incognite geologiche più complesse di quelle, lungamente studiate da decenni, del San Gottardo. Ma la questione non è: “perché non qui, se lo si fa altrove?” ma: perché fare una opera immensa, costosissima, ricca di incognite e devastante, se non è necessario?

Su questo punto il San Gottardo ha sicuramente molte motivazioni in più.

 

Punto 78

LTF rifiuta l’accostamento con i lavori dei tunnel e della centrale in caverna dell’AEM di Venaus, eppure per 8 anni dal 1995 al 2003, questi lavori sono stati presentati dai promotori della Torino Lione come un aiuto a capire la fattibilità della Torino Lione.

Il fatto che LTF non voglia vedere le gravi problematiche incontrate per i lavori di tunnelling fatti nello stesso sito e dica che sono “opere completamente diverse” (ma non è vero perché sono entrambi scavi con le TBM, cioè le “talpe”), rende ancora più evidente la irresponsabilità con cui affronta il problema.

 

Punto 79

La dispersione delle polveri secondo LTF sarà limitata dai sistemi di innaffiamento, ma l’acqua non distrugge la polvere, semplicemente ne aumenta momentaneamente la coesione. Poi quando il vento soffia per un giorno o più, asciuga tutto e la solleva tutta insieme. Il problema non è stato risolto neppure al San Gottardo, dove erano state promesse le stesse cose. Non si riesce a tenere sempre in umido una superficie di depositi e di piazzali che nella realtà è immensa, inoltre l’acqua tende a dilavare ed a portare le polveri in altri posti, dove poi il vento le asciuga e le solleva

 

Punto 80

Sull’amianto reperibile nella galleria del Musinè, LTF gioca al ribasso: non si capisce come LTF arrivi a dire che si troveranno rocce amiantifere per soli 150 metri quando i periti della De Palacio, che non ci erano certo favorevoli, hanno calcolato lo stesso dato in 1,1 Km, riducendolo però da una precedente valutazione di 2,2 Km.

Il quadro del trattamento dell’amianto presentato nelle osservazioni è illusorio: non si tratta di qualche migliaio di mc, ma di centinaia di migliaia di mc, che, appena si constata la presenza di fibre di amianto, anche se non fosse sempre presente in modo continuato, comportano che il trattamento avvenga sulle rocce mescolate ad esse.

In queste condizioni si può fare qualcosa per gli operai in galleria solo bagnando e proteggendo i lavoratori con tute ermetiche e respiratori.

Il problema diventa però drammatico all’aperto. Nei tre studi per la V.I.A., che rappresentano il momento più importante di presentazione e di spiegazione al pubblico del progetto, solo uno affronta il problema di cosa fare dell’amianto, e lo fa dicendo che si faranno dei mucchi da 500-1000 mc del materiale estratto e poi su di esso si riconoscerà la presenza di fibre per poter avviare a discarica normale quello non contaminato. Quello con presenza di amianto non si dice come e dove andrà a finire. In Piemonte ed in Italia non ci sono discariche utilizzabili per tale materiale ed attualmente le rocce amiantifere contenute nei ghiaioni estratti dal tunnel ferroviario del Frejus per i lavori di ammodernamento, vengono inviati per treno in una cava nel nord della Germania.

Il rischio che i mucchi di materiale amiantifero sostino a lungo all’aperto ed al vento, perché non si sa cosa farne, è più che reale, vista la incapacità mostrata sino ad ora di indicare una soluzione.

 

La presenza di amianto

 

Punto 81

I campioni di rocce esaminati dalla Università di Siena sono però rappresentativi dell’80% delle rocce affioranti in superficie sul tracciato. Non è senza motivo che le RFI hanno ammesso la probabilità di trovare 875.000 mc di rocce amiantifere. Se fosse stato come dice adesso LTF, si sarebbero tenuti assai più bassi, soprattutto tenendo conto che non hanno saputo indicare dove metterle.

I sondaggi previsti, e che si vorrebbero realizzare, sono esattamente quelli del 2002, precedenti alla individuazione del problema amianto e non hanno alcuna attinenza con esso. Nelle relazioni che accompagnano ogni sito è detto chiaramente che servono a verificare il grado di fratturazione della roccia e la presenza di acquiferi, per poter decidere i metodi di scavo nel tratto sottostante

 

Punto 82

Secondo LTF, che si atteggia a moralista, “pensare che i soggetti coinvolti dal progetto possano gestire la progettazione dell’opera in modo farraginoso ed inadeguato è alquanto incomprensibile”.

Per avere una risposta a questa affermazione si rileggano gli 81 punti precedenti e le risposte date da LTF.

 

Punto 83

Secondo LTF il tema dell’amianto non è stato minimizzato. In realtà solo una delle tre “Sintesi non Tecniche” che accompagnano le VIA (per un totale di 250 pagine) contiene una volta la parola amianto.

 

Punto 84

Noi parliamo della assenza di misure per il contenimento dell’amianto all’esterno, ed LTF risponde parlando di quelle all’interno della galleria, dove le rocce stanno solo per qualche ora e sono già naturalmente in un ambiente chiuso.

Quanto alla tranquillizzante affermazione che verranno smaltite in discariche idonee sarebbe più convincente se ne indicasse almeno una, dal momento che nessun studio è stato sino ad ora capace di farlo.

 

La presenza di uranio

 

Punto 85

Sulla ricerca di minerali radioattivi c’è ancora molto fare. Dei 50 Km di carotaggi meno del 10% (due soli sondaggi) ha interessato il massiccio dell’Ambin che sarà attraversato da 25 chilometri di gallerie, quindi statisticamente il dato è ancora insufficiente. I tunnel stradali non hanno interessato il massiccio dell’Ambin, mentre quelli dell’AEM, che lo hanno effettivamente intaccato, anche abbastanza vicino alla vecchia miniera, hanno mostrato alti livelli di radon, che sono tuttora presenti come dimostra l’imponente impianto di aerazione della centrale in caverna..

Sul ritrovamento di minerali radioattivi durante i lavori di scavo dell’impianto AEM, bisogna tenere il giudizio in sospeso perché la cosa, pur ufficialmente negata dai controlli della azienda, ha alimentato insistentemente delle voci che bisogna controllare.

 

Punto 86

Come appena detto, il massiccio dell’Ambin è stato interessato da un numero di carotaggi statisticamente insufficiente. Pertanto anche le 8.000 misurazioni effettuate, che hanno riguardato per il 90% campioni non appartenenti a quella zona, sono statisticamente non probanti. Per quanto riguarda il radon è vero che ha un periodo di emivita solo di alcuni giorni, ma è anche vero che si riforma continuamente e quindi il suo livello di concentrazione resta costante.

Il radon non costituisce un pericolo per gli abitanti delle zone vicine, ma la sua presenza è collegabile a rocce radioattive che, se disperse sotto forme di polveri, possono fissarsi ai polmoni e creare danni gravissimi attraverso la emissione di particelle alfa.

 

L’interferenza con le acque

 

Punto 87

Secondo LTF il rischio di cattura delle sorgenti “non ha evidenziato situazioni particolarmente critiche”. Questo contrasta con la perizia fatta eseguire dalla Loyola De Palacio che stima in 60-125 milioni di metri cubi all’anno l’acqua sottratta dal tunnel di base.

Il fatto che le sorgenti sul versante destro abbiano un rischio nullo non ci stupisce perché il progetto presentato passa sul versante sinistro.

 

Punto 88

LTF ripete che “secondo gli studi realizzati il rischio di perturbazione di sorgenti in Italia e Francia è ritenuto basso” e nuovamente bisogna contrapporgli i risultati della perizia della De Palacio, che non ci è certo favorevole, che ha ammesso la sottrazione da 60 a 125 milioni di mc di acqua all’anno. Da notare che i 6.000 mc al giorno di acqua che fuoriescono attualmente dalla discenderia di Modane si accordano sul valore più alto di questa ipotesi.

I periti conoscevano bene i metodi di lavoro e le procedure standard. Se hanno espresso tale valutazione è in funzione delle quantità di acqua e della possibilità o meno di bloccarne il deflusso.

Nella stessa perizia si presume che l’acqua sia per la massima parte non utilizzabile a causa della forte concentrazione di gessi disciolti e della temperatura elevata.

Quanto alla tenuta del lago del Moncenisio, bisogna tener presente che il suo fondo è rivestito di uno spessore da due a tre metri di una fanghiglia sottile ed impermeabile, come si è potuto constatare durante lo svuotamento.

 

L’emissione di rumore

 

Punto 89

LTF non smentisce la insufficienza degli studi per il rumore, che non hanno mai tenuto conto dell’autostrada ferroviaria.

La percentuale di linea che corre in galleria è stata fatta contando anche il tunnel di base mentre sarebbe corretto, visto che sul massiccio dell’Ambin non vi sono abitanti, calcolarla tra Venaus e Settimo Torinese. Nella piana tra Bussoleno e Borgone e nei comuni di Pianezza, Collegno e Venaria (e Torino), ci sono 30 Km di ferrovia all’aperto con situazioni critiche, ed addirittura dei quartieri metropolitani che si troverebbero a ridosso della nuova linea.

Ma, con la scusa che la competenza di LTF si limita al tratto italo-francese, che comprende il tunnel di base, LTF ignora la nostra critica alla Torino-Lione e gioca ancora una volta sull’equivoco e sulle percentuali.

Affermare che la nuova linea dovrà rispettare la soglia di legge è una affermazione di poca sostanza. La legge esistente, dopo l’iter di accertamento del superamento delle soglie, dà alla Ferrovia 10 anni di tempo per adeguarsi: in tutto passano almeno 12-14 anni, salvo proroghe e mancanza di fondi che possono ulteriormente allungare i tempi ed in questo tempo la vita di una persona può cambiare.

Non abbiamo mai visto né avuto notizia delle simulazioni che LTF dice che “continua a realizzare”, e sarebbe bene che, se le fa veramente, sottoponesse i dati anche all’analisi dei tecnici dei comuni che difendono le ragioni del territorio.

Conosciamo le grandi dune che LTF intende realizzare nella piana di Bruzolo per mitigare l’impatto del rumore, ma questo sistema, che, a parte l’effetto di trasformazione del paesaggio, sarebbe utile in una zona di pianura, è poco efficace qui, dove gli abitati si trovano ad una quota più alta delle dune artificiali e quindi ricevono ugualmente la gran parte del rumore.

Infine LTF non smentisce la parte sostanziale della nostra critica: che le simulazioni sono state fatte con dei treni merci ordinari, non con dei convoglio da 1.500 metri e 4.000 tonnellate di peso (tre volte più lunghi e più pesanti dei treni attuali), lanciati ad una velocità del 50% maggiore.

 

Punto 90

LTF contesta che la applicazione delle distanze dalla linea stabilite dalle ferrovie francesi (150 m in ordinario e 200 m in tratte particolari del TGV Mediterraneo) sia possibile in Italia perché da noi i treni andranno a 220 Km/h e non a 300 Km/h. Ma ci sono due obiezioni: in primo luogo che la RFI per le sue linee TAV, che viaggiano alla stessa velocità di quelle francesi, come la Torino-Milano, ha applicato distanze di esproprio di soli 60 metri e che pertanto voglia mantenere quelle, e, in secondo luogo, che, se è credibile che il TGV rimanga a 220 Km/h nel tratto della galleria di base di competenza di LTF, lo è di meno che non acceleri nel tratto di pianura all’aperto di competenza di RFI.

Dobbiamo sottolineare ancora una volta che noi consideriamo la Torino-Lione come un’opera unica mentre LTF ne fa due procedure in tempi diversi che rispondono ognuna per proprio conto, avendo buon gioco per poter ignorare questo o quell’argomento. Lo abbiamo visto quando RFI in passato diceva che non ci sono pericoli di materiali radioattivi (ed è vero, sono nel tratto LTF), ed LTF diceva che non ci sono pericoli per l’amianto (ed era vero, ci sono nel tratto di RFI: perché solo nel 2004 si è scoperto che ci sono anche nella galleria di Bussoleno).

 

Punto 91

La ammissione di LTF che non sono ancora state fissate le distanze dalla linea, dopo avere appena detto che non seguiranno quelle francesi, fa sorgere spontanea la domanda di quando le fisseranno visto che la loro progettazione è ormai terminata. Forse quando la linea sarà già approvata e le popolazioni e gli enti locali non avranno più la stessa forza di contrattazione.

 

Punto 92

LTF insiste nel dire che sta facendo simulazioni. Ripetiamo la risposta già data al punto 89: a nessuno risulta che LTF stia facendo le simulazioni, ma per implicita ammissione della stessa LTF al punto già detto, non vengono fatte simulazioni sui treni dell’autostrada ferroviaria che per peso e frequenza sono i più impattanti.

 

I Costi

 

Punti 93-94

LTF come altre volte, non risponde alla osservazione delle “ragioni” ma fa un discorso per proprio conto. Secondo le sue tesi i ricavi dei futuri pedaggi copriranno il 10-15% dei costi di realizzazione (ovviamente quelli enormemente sottostimati, dello loro stime).

Si tratta però di una cifra ancora ottimistica: e se fosse della metà coprirebbe appena i costi vivi di gestione. Tutto il resto è quindi un investimento a fondo perduto, che ovviamente non può venire da banche o privati, perché non può essere remunerato.

La nostra critica era comunque puntata sulla inconsistenza dei ripetuti annunci di possibili finanziatori, fatti per poter far approvare l’opera, e poi finiti sempre in una bolla di sapone. Anche questo è un esempio della inaffidabilità delle dichiarazione di LTF e dei suoi sponsors politici.

Il montaggio finanziario qui annunciato è uno dei tanti promemoria più o meno fantasiosi proposti per la Torino-Lione, che non hanno mai avuto alcun seguito. Invece il Piano Finanziario che è il documento con il quale i due governi fanno un progetto impegnativo per il finanziamento dell’opera, non è ancora stato consegnato alla Unione Europea, che lo sta attendendo da due anni per poter inserire la Torino Lione nel piano delle sovvenzioni europee.

 

Punto 95

La nostra osservazione si integra in quella precedente spiegando che per le ferrovie svizzere è previsto un intervento pubblico per coprire il 50% delle spese di gestione, dal momento che i ricavi sono al di sotto di questa soglia.

LTF si chiede: per quale motivo la Svizzera può sopportarli ed Italia e Francia no?

Se guardasse i dati di traffico capirebbe che i risultati economici della Torino-Lione sarebbero così bassi, rispetto a quelli prevedibili per i traffici svizzeri, che neppure Italia e Francia potrebbero permettersi l’emorragia di questo deficit continuo.

 

Punto 96

In questa risposta LTF, attraverso un inciso tra parentesi, è finalmente onesta. Infatti dice che “le spese di gestione saranno coperte dai pedaggi dei treni (sulla base dei traffici previsti)”.

Rimandiamo alle analisi di traffico fatte nei primi punti per ricordare che i 63 milioni di tonnellate previsti sono oltre tre volte quelli attuali, e che siamo in presenza di un trend decrescente ormai da 12 anni. Proseguendo questa tendenza, anche senza immaginare ulteriori cadute e sottrazioni di traffico da parte delle nuove ferrovie svizzere, avremmo un quarto dei traffici su cui LTF basa le sue ipotesi di ricavo.

 

Punto 97

LTF salva Eurotunnel dicendo che il “servizio di autostrada ferroviaria” si è sviluppato al di là di ogni previsione. È una affermazione molto discutibile che contrasta con il fatto che la sola cosa che si è sviluppata al di là di ogni previsione è il deficit dovuto ai mancati ricavi.

 

Punto 98

Per LTF la Lion Turin ferroviaria avrebbe un tasso di redditività socio economica accettabile. Ma è smentita dall’Audit per cui il tasso di redditività socio economica della Lione-Torino “secondo i dati meno contestabili, sarebbe inferiore anche al 4% detto da LTF” che è già la metà dell’8% ritenuto necessario. Per LTF sarebbe comunque sbagliato valutarla dal puro punto di vista della redditività socio economica (che già comprende valori molto aleatori e molto discutibili).

Secondo noi sarebbe sbagliato convogliare enormi risorse pubbliche in un progetto che è già fallimentare in partenza.

Il traffico dei camion attraverso le Alpi si può ridurre con sistemi più “soft”, adattabili alla linea esistente e che siano anche più compatibili con le esigenze della clientela.

LTF si addentra in un arrischiato paragone storico sostenendo che neppure la linea fatta costruire da Cavour sarebbe stata costruita su questi parametri economici. Non è così: grazie all’anticipo sui tempi di scavo previsti ed al contributo pattuito con la Francia in relazione ad essi, la linea di Modane rientrò perfettamente nei preventivi e dette subito una immediata resa economica.

 

Punto 99

Secondo LTF la cifra del costo complessivo dell’opera, a carico del governo italiano, fornita dal professor Marco Ponti sul numero di novembre 2005 di “Sole-24 Ore”, e poi ripetuta in un documento a parte sottoscritto nelle settimane seguenti da numerosi docenti ed esperti di trasporti, “è assolutamente errata”. Da come risponde LTF si capisce che non ha letto, o non ha capito, neppure come è stata ottenuta, cioè sommando tutti i costi, compresi il materiale rotabile collegato, gli adeguamenti necessari al nodo di Torino per poterla innestare ecc..

 

Punto 100

LTF finisce in bellezza ripetendo che tra il 2017 ed il 2020 il numero di camion sui valichi alpini e la saturazione della linea storica renderanno inevitabile la nuova linea.

Rispondiamo ancora una volta ricordando che il traffico di TIR del traforo autostradale del Monte Bianco e del Frejus dal 1994 ad oggi prima non è più aumentato, poi è diminuito di una percentuale significativa, ed ora, in più, si trova in presenza di un quadro europeo nettamente sfavorevole, con da una parte la nuova concorrenza costituita della linea ferroviaria svizzera del Loëtschberg-Sempione che dopo una fase di marginalità durata dal 1980 al 2000, ora è stata radicalmente rilanciata. Dall’altro, con il mutato quadro dei trasporti europei dove ad una ipotesi di movimenti est-ovest legati alla crescita dei paesi dell’Europa dell’est come fonte di prodotti dell’Europa dell’Ovest si è sostituta la fornitura ad entrambi da parte di Cina ed India, con conseguente sviluppo dei trasporti marittimi e delle vie naturali rigidamente nord-sud.

In questo quadro anche la linea ferroviaria di Modane continua a perdere traffico al di là dei limiti posti dai lavori di allargamento della sagoma ed oggi è ad un terzo della sua potenzialità.

LTF parla di memorandum finanziari del 2004 e, come al solito resta molto indietro sugli aggiornamenti della situazione per non doversi confrontare con gli ulteriori insuccessi. Quello che dice qui, sulla cifra stanziabile da Italia e Francia ogni anno, va confrontato con la situazione di fermo che appare a dicembre 2006, due anni e mezzo dopo!

Il fatto che Italia e Francia non siano ancora state in grado di dare alla UE un piano finanziario è un segnale indicativo non solo delle incertezze ma della totale inaffidabilità dei dati che ha fornito LTF, compreso quelli riguardanti i costi.