Alta velocità, con Prodi accordo sul metodo
Incontro a Bologna il professore ribadisce l’utilità dell’opera, ma punta al dialogo con gli enti locali
I primi cittadini della Valle di Susa: «Basta  che non ci siano più azioni militari»

 

di Franco Giubilei da La Stampa del 7/2/2006

Alla fine tutti contenti o quasi, dopo l’incontro alla Fabbrica del programma fra il padrone di casa Romano Prodi e i sindaci della Valle di Susa, convocati in massa a Bologna per spiegare direttamente al leader dell’Unione le loro ragioni in materia di Alta velocità: il professore ha assicurato che, in caso di vittoria alle elezioni, affronterà la questione dialogando con le comunità locali e in tempi brevi, e i sindaci si sono dichiarati soddisfatti, anche perché la regione Piemonte si è impegnata a pretendere la loro presenza al tavolo col governo (vedi “La travagliata genesi del Tavolo di Palazzo Chigi ).


Le distanze fra Prodi e i comitati valsusini in realtà restano, dato che il candidato premier ha sempre sostenuto l’esigenza della nuova infrastruttura, e in qualche modo l’ha ribadito anche ieri, in chiusura di incontro: «E’ una grande scelta di carattere generale, il “corridoio” è una necessità per il futuro dell’Europa, che dev’essere custodita da infrastrutture che ne consentano il funzionamento. Il mio impegno comunque è di procedere a un dialogo forte con gli enti locali, secondo criteri di trasparenza e con la partecipazione di esperti, ma con tempi certi e rapidi sotto il profilo decisionale, altrimenti il paese rischia la paralisi totale, e non solo per la Val Susa». Prodi ha parlato della «paura di decidere» come di una malattia che affligge l’Italia: «Questo (l’alta velocità, ndr) non è un progetto nato improvvisamente, e c’è un problema strategico per l’Italia, che ha bisogno di strategie complessive per le grandi opere».


Il commento a botta calda di Antonio Ferrentino, presidente della comunità montana Bassa Val Susa e coordinatore del comitato dei Comuni, è più che positivo: «Siamo molto soddisfatti di quanto ha detto Prodi, queste sono opere che si fanno solo col dialogo e il Professore ha insistito su questo metodo; non eravamo qui per un sì o un no alle grandi opere, sarebbe stato assurdo. Avevamo chiesto l’affermazione chiara che le opere pubbliche si facciano con il confronto e la trasparenza, e la risposta c’è stata. Un altro motivo di soddisfazione viene dal fatto che la regione Piemonte ha detto che non ci sarà alcun tavolo senza gli enti locali». Accordo raggiunto dunque, almeno sul metodo.


Gli interventi dei sindaci però hanno sottolineato ancora una volta le fortissime diffidenze riguardo al progetto, con qualche riferimento anche alle contestazioni al tedoforo di domenica, di cui Prodi si era appena rammaricato («mi è dispiaciuto che la fiaccola olimpica sia stata maltrattata», ha detto il Professore): «Il blocco della fiamma olimpica rispecchia in pieno la situazione in Val Susa e non credo che la contestazione della Coca Cola sia irrazionalità totale, ma ripensamento di un modello di sviluppo – ha detto Sandro Plano, primo cittadino di Susa –. Quanto al progetto noi diciamo: ridiscutiamo, ripensiamo gli scenari dei trasporti anche tenendo conto della fragilità del sistema alpino: perché dev’essere tutto concentrato in Valle di Susa, dove c’è un’overdose di infrastrutture?».


Leit-motiv di molti pareri anche il fatto che le amministrazioni locali siano state esautorate dalla legge obiettivo, e l’auspicio che il nuovo governo «non abbia più un approccio militare e poliziesco, che non si vedano più azioni militari in Val Susa», ha insistito Nilo Durbiano, sindaco di Venaus.