L’alta velocità va a passo di lumaca

Di fronte alla De Palacio la Regione chiude con la legge obiettivo

L’Osservatorio tecnico ora diventa anche strumento dell’Europa

 

di MASSIMILIANO BORGIA

(Luna Nuova del 28 aprile 2006)

 

ORA non c'è più tutta questa fretta. Il Tav, invece del 2008, può partire nel 2010. Se si pensa che cinque anni fa le previsioni di entrata in esercizio erano per il 2012, poi sono diventate per il 2018, infine per il 2020, e ora voci danno per almeno un anno in più, si capisce quanto sia cambiato il clima tra i promotori dell'opera.

Non solo. Ma per farlo il cen­trosinistra regionale, d'accordo con quello nazionale, abbandonerà anzitempo la legge obiettivo in vista di una sua definitiva riforma. La Torino-Lione si farà solo «con una procedura ordinaria», come ha detto l'assessore regionale Daniele Borioli, riprendendo una proposta di qualche settimana fa della Bresso. Questo significa dare addio alle scadenze, mai rispettate, della leg­ge obiettivo e ritorno alle "lungaggini" tanto temute dai tecnici delle Ferrovie e dagli imprenditori del comparto grandi opere. So­prattutto significa che viene fatta ex novo la Valutazione d'impatto ambientale.

Nel frattempo restano in piedi tutti gli organismi che si occupano della To­rino-Lione (Cig, Tavolo politico, Osservatorio tec­nico, Commissione Rivalta come consulenza regio­nale, Comitati promotori Transpadana e Transalpine, Ltf), aumentando così i rischi di confusione tra i ruoli e di difetti di comuni­cazione sullo stato dell'opera.

L'anticipazione del rapporto della De Palacio spifferata a un quotidiano italiano dallo staff del commissario europeo ai trasporti Jacques Barrot, e le sue pronte dichiarazioni entusiaste sugli osta­coli rimossi sulla via dei cantieri, dimostrano comunque che l'Ue non abbandona la Torino-Lione. Il budget europeo 2007-2013 non è ancora stato deciso dalla Com­missione e dunque non si sa quanto verrà destinato alle grandi opere (da mesi circolano delle ipotesi, ma sono tali). Però la rinnovata determinazione con cui Barrot ha difeso ancora una volta questa parte del Corridoio 5 lascia inten­dere che l'Ue i soldi li stanzierà come previsto (il 20 per cento dei costi della tratta internazionale: 6,7 miliardi di euro).

Però adesso il quadro è cam­biato. A una Francia tiepida si aggiunge la scarsa determinazione dell' Unione, che ha vinto le elezio­ni. «Adesso serve una decisione definitiva e concreta dei due Stati», ha infatti detto la De Palacio. Ma che i due governi abbiano voglia sul serio di impegnare tante risorse e iniziare la fase dei cantieri veri e propri, è ora tutto da vedere.

Insomma, la visita di mercoledì della commissaria europea per il Corridoio 5, Loyola De Palacio, ha rafforzato una sensazione che circola da tempo: le certezze sulla Torino-Lione non sono più tali. La De Palacio avrebbe dovuto illustrare in anteprima ai sindaci lo studio commissionalo a società danesi, olandesi, belghe e natural­mente spagnole, che come ampia­mente previsto ribadisce che il Tav si può fare a patto che si risolvano gli stessi problemi sollevati dalle comunità locali. Solo che il pool li definisce tutti problemi superabili attraverso il confronto tecnico con i territori.

Tutto qui. E' per questo che la visita della De Palacio e il suo studio sono stati un evento che non aggiungono nulla alla lunga vicenda del Tav e che ricalcano le cose dette in centinaia di riunioni e già messe nell'ordine del giorno della Commissione Rivalta e nei propositi di Mario Virano e del suo Osservatorio. L'unico elemento di rilevo è che l'Osservatorio di Vi­rano ha ricevuto così l'investitura europea e ora sarà l'organismo italiano che discuterà con la valle di Susa anche per conto dell'Unione. Virano terrà costantemente infor­mata la De Palacio.

 

E pensare che la riunione che doveva soprattutto servire a legit­timare Virano di fronte ai sindaci rischiava di saltare proprio per le anticipazioni diffuse da Bruxelles. Alle 8 la De Palacio aveva fatto sapere che in volo dagli Emirati da Roma avrebbe proseguito per Barcellona. C'è voluta la diplo­mazia di Virano per evitare questa brutta figura davanti ai sindaci che avrebbe messo in seria crisi la credibilità dell'Osservatorio. Quello di mercoledì è forse il penultimo atto di Loyola De Palacio per la Torino-Lione. Il prossimo sarà probabilmente l'annuncio dei finanziamenti europei con relativa sollecitazione. La commissaria, che è dovuta passare da un'uscita distante dalla Prefettura per evitare i manifestanti, verosimilmente lascerà ora che siano i due Stati ad andare avanti sulla To-Lione, per occuparsi delle altre tratte del Corridoio 5.

Il rinvio, già previsto al 2010, dimostra dunque che era una bu­fala la fretta per iniziare il tunnel di Venaus lo scorso autunno: fu soprattutto la Bresso a spingere su questo aspetto. Diffondendo una lettera della stessa De Palacio al governo e alla Regione la presi­dente della Regione disse all'inizio dell'autunno che se non si fosse scavato a Venaus si sarebbero persi i finanziamenti europei. Fu quella fretta fatta propria dal governo e ora del tutto ritrattata a scatenare la reazione delle giornate di novem­bre-dicembre.

E proprio quella reazione ha provocato il taglio della citazione della Torino-Lione nel programma di governo dell'Unione, fatto che ha ridato forza al fronte degli scettici, a partire dal governo francese.