Tav: La Caporetto del project financing

da Milano Finanza, 16 dic 2008

 

L' obiettivo era di non far gravare la realizzazione dell'alta velocità e della Tav interamente sulle casse dello stato.

Alla fine invece l'erario dovrà farsi carico di 12,9 mld di debiti, a cui vanno aggiunti oltre 600 mln di interessi. Tutto perché l'originale impianto di project financing, “non ha generato alcun flusso finanziario”. Anzi.

 

Secondo la corte dei conti, il progetto che ha fatto nascere infrastrutture spa (ispa), una società che aveva il compito di raccogliere presso le banche i fondi necessari per realizzare l'opera, ha rappresentato “un project finance atipico, con rischi interamente gravanti sulla parte pubblica”, caratterizzato da “scarsa trasparenza amministrativa e contabile”.

La denuncia, si legge su Milano Finanza, è contenuta nelle risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello stato contratti da ferrovie dello stato, rfi, tav e ispa per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema alta velocità.

 

La magistratura contabile condanna la decisione di caricare sul bilancio statale gli oneri della fallita operazione di finanza di progetto. “Mentre di regola il cattivo esito di un project ricade sugli investitori privati”, per esempio nel caso dell'Eurotunnel gli oneri sono ricaduti sui risparmiatori e sulle banche, in questo caso ci rimette solo lo stato.

 

“Probabilmente perché, fin dall'inizio, i mercati finanziari non avevano ritenuto verosimile e conseguentemente appetibile il piano di rientro dell'ingente investimento programmato”, si legge nel documento. L'unico progetto finanziario disponibile, si legge nella relazione, “è quello iniziale, che si basava su stime molto ottimistiche” sul flusso dei passeggeri e l'utilizzo della rete. Insomma, tutte queste carenze “hanno reso l'ipotesi di autofinanziamento meramente virtuale” causando il graduale abbandono del progetto e l'incorporazione di Ispa in cassa depositi e prestiti.

 

Ispa, voluta da Giulio Tremonti e presieduta da Andrea Monorchio, doveva servire a reperire sul mercato di capitali “le soluzioni finanziarie ottimali, sulla base di criteri di trasparenza e di economicità”'. Secondo i magistrati contabili, invece, “è evidente come tali intenti siano stati smentiti”. Nonostante tutto, sottolineano i magistrati contabili, “in ordine alla penombra che ha circondato alcune importanti decisioni e negoziazioni”, nessun apparato del ministero dell'economia e delle finanze “ad oggi risulta coinvolto in istruttorie aventi ad oggetto la correttezza dei singoli comportamenti tenuti dal management societario”.