Documento redatto da 67 amministratori di Comuni della Valle di Susa

 

4.12.2007
Dovessimo parlare con “altri” di  Tav e delle sue più recenti evoluzioni probabilmente dovremmo spendere un lungo giro di parole.
Per fortuna invece, questo documento è indirizzato ad amici, che ben conoscono questi lunghi 17 anni di mobilitazione e fatica, di cui andiamo orgogliosamente fieri.
Dunque, poiché scriviamo ad amici informati, possiamo andare direttamente al sodo.

Chi siamo?
Siamo Amministratori che rivendicano con forza i propri percorsi politici e la propria antica e radicata opposizione al Tav e che sperano di cuore che questa “localizzazione” significhi ancora qualcosa.

In quanto Amministratori sentiamo il bisogno e la voglia di amministrare i processi economici e sociali che interessano i nostri territori e di affrontare le emergenze ambientali che ci colpiscono quotidianamente.

Questo bisogno e questa voglia sentiamo il dovere di realizzarli con i cittadini, facendoci carico delle loro preoccupazioni e delle loro difficoltà, ascoltandone i bisogni e le rivendicazioni, rendendoli non solo partecipi delle decisioni prese, ma discutendole e possibilmente prendendole con loro.

Perché scriviamo?

scrivere aiuta a far ordine mentale

scrivendo con chiarezza si rischia meno di essere fraintesi

scrivendo si può far leggere ad altri che leggendo, possono condividere e sottoscrivere

scrivendo si può discutere in maniera chiara e precisa con chi non condivide

scrivendo si ha la percezione di essere più ascoltati.

 

Ma scriviamo cosa?
Sappiamo tutti che l’Osservatorio è nato per allentare una tensione politica e sociale che non sarebbe più stata a lungo sostenibile in un paese democratico. All’epoca abbiamo sentito il dovere di provare a dare uno sbocco politico alle barricate.

Sappiamo che molti di noi hanno anche inizialmente sperato che l’Osservatorio fosse il posto giusto per dare credibilità e risonanza a quel NO scientificamente documentato e mai pregiudiziale, che per tanti anni abbiamo però espresso nell’indifferenza generale di tutti, dai media ai vari Governi che nel tempo si sono susseguiti.

Sappiamo anche che altri, fra noi, hanno subito guardato con diffidenza ad un Osservatorio considerandolo uno strumento per contrabbandare la “condivisione” del territorio, non già sul metodo di lavoro e sul percorso intrapreso, ma proprio sull’opera in sé. Strumento non di confronto, ma di vera “concertazione”.

Alla luce degli ultimi eventi:

·          il finanziamento europeo

·          la gran confusione sul 3° quaderno

·          il fondato sospetto che esista un progetto fantasma, che il Governo tirerà presto fuori dal cilindro

·          l’assoluta mancanza di rispetto istituzionale manifestata dalla Regione nell’approvare in perfetta solitudine la galleria “di servizio” (!) del Frejus, in piena contraddizione con la richiesta di nuove politiche trasportistiche di conversione gomma/ferro

·          la convocazione a Palazzo Chigi del sindaco di Chiomonte

·          le audizioni dell’Osservatorio, volte alla condivisione della soluzione di conflitti sociali in presenza di grandi cantieri

·          le recentissime dichiarazioni del Presidente Prodi sui tempi di realizzazione della Torino-Lione

 

ed alla luce:

·          di quanto da sempre propagandato dai Media nazionali, propaganda che non siamo mai stati in grado di contrastare con efficacia e che spesso non siamo stati capaci di giudicare con la dovuta severità

·          della politica del Governo, che ogni giorno ribadisce attraverso i suoi Ministri la determinazione a realizzare l’opera a qualunque costo, indipendentemente dai lavori dell’Osservatorio

·          degli atti ufficiali che in maniera continuativa vengono assunti per accelerare i processi decisionali e realizzativi dell’opera

·          dello stato di avanzamento progettuale e procedurale realizzato ad Osservatorio operante

·          della reiterata trasformazione di un confronto tecnico in una determinazione politica, non assolvendo agli impegni assunti di procedere a ravvicinati incontri politici, volti ad esaminare gli emergenti dati tecnici e di fatto esautorando le competenze decisionali, relegandole in mano ad una sola parte

 

ci sentiamo di dire che l’Osservatorio:

1.       ha esaurito il suo compito (la linea storica non è satura, dunque non serve progettare oggi e realizzare domani una linea nuova)

2.       ha via via modificato, nonostante l’impegno dei tecnici di Valle, il suo mandato (valutare se fare l’opera e non presentarsi come luogo di trattativa, di “concertazione con i territori interessati”, per decidere come e dove realizzare l’opera)

3.       è stato utilizzato con strategica precisione da chi nel Governo prima ha a lungo convocato conferenze e pre-conferenze dei servizi, poi ha presentato progetti segreti, che nessuno ha visto o potuto vedere, per richiedere finanziamenti europei. E se il fatto non fosse in sé gravissimo, sarebbe ottimo materiale per una farsa.

 

Riteniamo anche che mantenere artificialmente in vita questo strumento non faccia che aggravare il disorientamento generale attorno al tema. Disorientamento che i proponenti l’opera e i Media sanno perfettamente come usare, a loro favore e a nostro danno.

E’ evidente che non ci sfuggono la gravità del momento e i rischi futuri. Siamo consapevoli che la Valle tornerà ad essere isolata, come è stata per tanti anni. E che meno si è, più facile è restare stritolati. Ma non siamo neppure mai stati tanto ingenui da pensare che il fronte del No, specie fuori dalla Valle (dove è sempre stato piuttosto un fronte del “come”) potesse resistere a lungo compatto. E’ evidente che nessuno di noi ambisce a tornare a costruire barricate.

Sappiamo anche però che il momento in cui i giochi si scopriranno, i progetti fantasma saranno tirati fuori dal cilindro e si tornerà a parlare di carotaggi, discenderie e cantieri si fa sempre più vicino. Riteniamo sia da irresponsabili far finta che questo momento sia lontano: tanto vale smascherare subito il gioco e studiare immediatamente una nuova strategia.

Cosa richiediamo? Cosa proponiamo?

Partendo dal presupposto che la posizione politica espressa in questo documento ha pari dignità di ogni altra altrettanto legittima posizione,

Richiediamo un incontro politico, urgente, entro la prima decade di dicembre, fra Amministratori della Valle. Potrebbe andar bene anche una Conferenza dei Sindaci, purché allargata a tutti gli Amministratori interessati, tutti con diritto di parola e tutti con pari dignità.

Proponiamo di mettere in discussione e in votazione, in quella riunione, l’immediata uscita dall’Osservatorio, sulla base delle motivazioni sopra espresse.

Proponiamo, nel caso in cui si riesca a raggiungere un accordo sulla richiesta di sospensione dei lavori dell’Osservatorio, o su una nostra uscita dal medesimo, di darne immediata e forte comunicazione al Governo italiano, al Parlamento europeo e ai Media nazionali e stranieri, motivandone le ragioni e segnalando come il lavoro, pur apprezzabilissimo e certamente onesto dei nostri tecnici, non abbia più ragione di proseguire, poiché sono venute meno le condizioni di base su cui l’Osservatorio stesso era stato istituito.

Proponiamo infine di pianificare insieme una nuova strategia per discutere ed eventualmente fronteggiare le prossime scelte del Governo in materia di politiche trasportistiche e di pianificazione territoriale riguardanti la Valle di Susa. Siamo infatti convinti che sia nostro preciso dovere trovare oneste e dignitose alternative tanto all’attuale  ambigua condizione di forzata sopravvivenza di un ormai inutile Osservatorio, quanto alla altrimenti inevitabile militarizzazione di un territorio che ha già dimostrato e continua a dimostrare in ogni modo pacifico e democratico la totale indisponibilità ad accogliere una nuova infrastruttura al suo interno.