La cattedrale olimpica abbandonata

Torino 2006: trampolini, pista di bob, slalom del Sestrière, "Impianti milionari nel degrado

Sulle rampe di lancio dei saltatori con gli sci si sono staccate due slavine

 

di Alberto Custodero da Repubblica del 5/1/10 – pag 20

 

Un cartello affisso su una grata metallica che transen­na l'ingresso dei trampolini olimpici di Pragelato avvisa: "pe­ricolo valanghe, vietato l'acces­so ". Un monito più che reale: sulle rampe di lancio dei saltatori con gli sci, e sulla pista di atterraggio, si sono staccate due slavi­ne. Si trova in queste condizioni, abbandonato a se stesso, lo ski jumping di Torino 2006 che ci in­vidia tutto il mondo. Quando era stato costruito, s'era scelta - al posto di una struttura provviso­ria da smontare dopo l'evento olimpico - una soluzione in ce­mento armato da 34,3 milioni di euro. E s'era disboscata mezza montagna per creare due salti da gara e tre da scuola, col fine di proseguire nel tempo l'attività agonistica, creare un vivaio di atleti dell'arco alpino occidenta­le. E affittare l'impianto alle squadre internazionali. Appena 47 mesi dopo le Olimpiadi tori­nesi, il trampolino di Pragelato è una cattedrale nella neve, ab­bandonato a se stesso, così com'è chiuso e inutilizzato il jumping hotel costruito alla base dell'impianto: un mega albergo da 120 posti letto. Suona a mo' di beffa lo striscione con le insegne del "Torino Olimpic Park" e la scritta "benvenuti!". Viaggio nei siti olimpici abbandonati a 4 an­ni dalle olimpiadi torinesi.

 

Il caso dello ski jumping non è isolato: in effetti, tutti gli impianti alpini di Torino2006 (il fondo sem­pre a Pragelato, il biathlon a San Sicario, il bob di Cesana costato 61,4 milioni che forse chiuderà alla fine di gennaio e le piste di discesa del­la Via Lattea), si trovano nelle stes­se condizioni di abbandono. Su questi siti non si disputerà più nessuna gara: pur essendo, si può di­re, ancora nuovi e fiammanti avendo appena 4 anni di vita, sono scomparsi dalla programmazione degli appuntamenti internazio­nali con grave danno per l'econo­mia locale e l'immagine del com­prensorio sciistico. È davvero uno scandalo, denuncia in una lettera aperta il presidente della Fisi Pie­monte, Pietro Marocco, che «que­sti impianti olimpici siano sottou­tilizzati o del tutto inutilizzati in queste condizioni di abbandono proprio nella stagione invernale, la più intensa dal punto di vista agonistico».

Magra consolazione è il fatto che in estate, in pieno ago­sto, sia stata assegnata una gara del summer grand prix all’impianto di salto che ha un costo di manuten­zione stimato in 1.161.226 euro. Sempre a Pragelato c'è, inutiliz­zata dal punto di vista agonistico, la pista olimpica di sci di fondo, un investimento di una ventina di mi­lioni di euro per cablare i 10 chilo­metri dell'anello olimpico, mette­re a norma la valle dal rischio allu­vione, creare un lago per l'inneva­mento artificiale, l'acquisto di 12 cannoni sparaneve. Tutti questi costosissimi impianti non servo­no più a nulla: quest'anno, per la prima volta da quando esiste la pi­sta, non si disputerà alcuna gara, né locale, né nazionale, né inter­nazionale. Il sito olimpico, fiore al­l'occhiello del fondo nazionale, è declassato a banale pista turistica. Stessa sorte tocca, a San Sicario, al­l'impianto olimpico del biathlon. Lo stadio che ospita il poligono di tiro (l'unico autorizzato del Tori­nese), è sommerso e seminascosto dalla neve. Gli atleti del comitato Fisi, con una pista olimpica a di­sposizione, sono costretti ad alle­narsi in altre province. Intorno al poligono, la pista del biathlon non è neppure battuta. Costo per la co­struzione del sito, 25 milioni di eu­ro. Stessa sorte tocca alla pista "Giovanni Agnelli" di Sestriere, simbolo delle gare di discesa, lo slalom speciale notturno. L'im­pianto di illuminazione, costato 7 milioni di euro, è spento. Sulla pi­sta di Alberto Tomba - e sugli im­pianti olimpici alpini - è calato il buio.