Tav, in Val di Susa partono gli espropri. Si alza lo scontro

 

Partite le lettere per iniziare i lavori del tunnel a Venaus, comuni e comitati annunciano resistenza a oltranza

 

di Claudio Jampaglia da Liberazione del 19/11/05

In Val di Susa non hanno fatto in tempo a festeggiare sciopero generale e marcia dei 70mila che si preannuncia l'apertura del cantiere di Venaus per realizzare il "cunicolo esplorativo" del tunnel di 53 chilometri della Lione-Torino. Si tratta di una galleria di dieci chilometri di lunghezza e sei metri di larghezza, che dovrebbe, secondo la società Ltf, permettere una migliore conoscenza del terreno e secondo gli abitanti significa l'inizio della fine. Ieri sono partite le lettere di esproprio agli 80 proprietari dei siti interessati da scavi e cantiere e il 30 novembre l'ufficiale giudiziario troverà ad attenderlo tutta la valle. Almeno così hanno annunciato comitati e istituzioni locali. Il presidente della comunità montana, Antonio Ferrentino (Ds) ha già convocato la conferenza dei sindaci per il prossimo 24 novembre per decidere se indire una manifestazione nazionale e convocare tutti i consigli comunali della valle a Venaus per la mattina del 30 (due giorni prima arriverà la missione d'inchiesta del Parlamento europeo e il 25 Bertinotti sarà a Bussoleno). «E' un atto autoritario a cui dobbiamo rispondere tutti insieme - ci ha detto Ferrentino - è una sfida, lo scontro con 70mila cittadini». Il più alto rappresentante della valle è anche amareggiato e preoccupato per il suo centrosinistra: «Si possono avere opinioni diverse sull'opera, ma pretendiamo il rispetto delle regole». Elementare. E la gente si organizza.

«Ci stiamo preparando a resistere, abbiamo bisogno della solidarietà di tutti quelli che ci hanno aiutato nello sciopero e in questi anni. Questa lotta dobbiamo vincerla tutti insieme», dice Nicoletta Dosio, segretaria del Prc di Bussoleno e tra le promotrici del movimento, che chiede a tutti i partiti contro il tav di esprimere solidarietà all'assessore alla cultura della provincia di Torino, Valter Giuliano dei Verdi, sospeso dal presidente Saitta perché ha partecipato alla manifestazione no-tav e di rompere con le giunte che operano contro la popolazione. Il clima rischia di surriscaldarsi. Ieri Mercedes Bresso e la segreteria della Cgil piemontese hanno ribadito la necessità dell'opera. La Bresso si è spinta a definire «ostaggi» gli amministratori locali schierati contro la Tav e «disinformati» i cittadini (per cui vorrebbe mettere dei bei chioschi con le hostess a spiegargli quanto è bello il tunnel). Sono schiaffi per sindaci e popolazione che hanno manifestato non solo contro, ma anche per aprire un confronto sulle loro proposte.

Rifondazione, con Paolo Ferrero e Patrizia Sentinelli della segreteria nazionale, definisce «irresponsabile» la decisione di avviare i lavori a Venaus: «Il governo mette a rischio le olimpiadi invernali (che di qua dovranno passare a febbraio, Ndr) - commenta Ferrero - non si può pensare di usare la valle come vetrina mentre si calpesta la comunità nel retrobottega». Bisogna rispettare la "tregua" richiesta dai cittadini: «C'è qualcuno che non vuole vedere il significato della imponente manifestazione di mercoledì scorso - scrive Sentinelli - la Presidente della Regione Bresso continua ad affermare che non c'è contrarietà della popolazione, e che quei manifestanti venivano da fuori. Noi invece a quella manifestazione c'eravamo e abbiamo visto un'intera comunità che, in maniera pacifica ed unitaria ma netta, ha detto il suo No a un'opera di cui nessuno riesce a giustificare in maniera convincente la necessità. Quella comunità va rispettata, oggi, ci si deve fermare, è necessaria una tregua e avviare il confronto».

La galleria di Venaus si infila tra i viadotti della autostrada e la nuova centrale idroelettrica dell'Aem di Torino scavata nella montagna. Per la sua realizzazione non c'è valutazione di impatto ambientale grazie a un colpo di mano ministeriale che la definisce "sondaggio geognostico". Peccato che sull'altro dorso della stessa montagna ci sia la cava d'uranio dimessa dall'Eni negli anni '60, con valori di radioattività altissimi misurati da Legambiente. L'azienda Ltf definisce «estremamente limitato» il rischio di uranio e amianto, ma nessun confronto sulle diverse rilevazioni e studi è stato avviato. L'opera dovrebbe durare quattro anni, con migliaia di camion per trasportare 400mila metri cubi di scavi quindici chilometri più a valle. Dovranno mandarci l'esercito e non è escluso che lo facciano, se come dicono alcuni abitanti di Venaus, sono già arrivati in loco alti gradi dei carabinieri per prendere le misure al territorio. Per la cronaca la ditta appaltatrice dei lavori per 84 milioni di euro (con Cogeis, Bentini, Geotecna e i tedeschi della Strabag) è la Cmc già cooperativa rossa di Ravenna, presente anche nel consorzio Impregilo per il Ponte sullo stretto.

Ieri in Valle non è stata solo l'ennesima giornata di rabbia, ma anche di speranza. In duecento si erano trovati a Susa davanti alla Pretura (circondati da forze dell'ordine) in attesa delle sentenze sui ricorsi dei proprietari dei siti oggetto dei sondaggi esplorativi di Ltf per il secondo tunnel previsto in valle (12 chilometri da Chianocco a Brenno). Su due siti nel comune di Mompantero Ltf ha rinunciato. Sul terzo sito sul monte Seghino, l'unico dove la trivella è già in azione, il tribunale deciderà lunedì. I no-tav annunciano nel frattempo una denuncia per inquinamento dei suoli.