La ‘ndrangheta in città

Due gli arrestati con l’accusa di riciclaggio

Alcune proprietà poste sotto sequestro dalla direzione antimafia

 

di Giovanni Ruotolo da Luna Nuova del 21/5/10 – pag. 32

 

ORBASSANO - Denaro sporco che si infiltra nell'economia legale, anche, seppur indirettamente e in maniera limitata, nei lavori di To­rino 2006. E' il quadro che emerge dall'operazione della Dia di Torino che ha portato al sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro nei confronti di un'organizzazione che, secondo gli inquirenti, ha stretti legami con la 'ndrangheta calabrese. Due le persone arrestate nei mesi scorsi con l'accusa di riciclaggio aggravato. Anche a Orbassano la Dia ha sequestrato beni: una villa, un garage, un terreno e alcune tettoie.

 

Fra i beni sequestrati anche una somma di oltre 156mila euro che, stando a quanto accertato nel corso dell'indagine, sarebbero stati ricavati dalla vendita di un'abi­tazione e relativi garage a Oulx. L'operazione messa a segno nei giorni scorsi dagli investigatori è un sequestro anticipato di beni, in base a una legge del 1965 che è stata aggiornata e resa più efficace da alcune modifiche del ministro dell'interno Roberto Maroni nel 2008. La legge permette di "congelare" in via cautelare i patrimoni dei soggetti indiziati di fare parte di associazioni mafiose, oppure di avere contiguità con il crimine organizzato.

 

Il provvedimento, emesso dal tribunale di Torino, sezione mi­sure di prevenzione, «Individua per tutti i proposti un contesto di pericolosità estremamente grave, intenso e attuale che giustifica ampiamente l'applicazione della richiesta misura di prevenzione di carattere patrimoniale». Gli accertamenti avrebbero anche permesso di arrivare a ricostruire la reale proprietà di beni intestati a prestanome oppure a parenti. Questa misura, spiegano dal cen­tro operativo della Dia di Torino «Abbraccia indistintamente i beni dei prevenuti, dei loro famigliari e di diverse società a loro riferi­bili in Piemonte, in Calabria e in Lombardia».

 

I beni peraltro erano già in parte stati sequestrati nell'ambito del­l'operazione messa a segno dagli investigatori della DIA a ottobre. Nei prossimi giorni la vicenda arriverà in un'aula di giustizia, nel corso di un'udienza in camera di consiglio. Se i se­questri saranno confermati verrà avviato il procedimento di confisca e i beni andranno a fare parte del patrimonio dello Stato. «Qui ve­diamo come il tessuto economico-sociale è stato permeato» spiega il capocentro della Dia di Torino Gian Antonio Tore, ossia come il denaro sporco abbia la capacità di infiltrarsi nell'economia legale.

Da una parte, ancora una volta è stata dimostrata l'efficacia delle ultime misure legislative, «Rite­niamo di aver raggiunto un risul­tato di grande spessore», ha detto Tore, dall'altra però l'indagine che ha portato a questi sequestri antici­pati di beni ha permesso di scoprire «II fatto che molti beni sono stati accumulati in relativamente poco tempo, meno di quindici anni». Una delle ipotesi al vaglio degli investigatori è un colossale flus­so di denaro contante portato in Piemonte e utilizzato, fra i vari modi, anche per pagare in nero gli stipendi ai lavoratori delle imprese edili coinvolte nell'indagine.