Il governo non mette i soldi per il Tav

L’Ue ha stanziato i 671 milioni, ma manca ancora il contributo italiano

Nessun segno anche dei 200 milioni promessi da Berlusconi per il Sistema Ferroviario Metropolitano

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 8/5/09 – pag. 2

 

Non risultano ancora disponi­bili i soldi che il governo italiano dovrebbe mettere come quota parte per utilizzare i finanziamenti stanziati dall'Unione europea per la Torino-Lione. Come è noto l'Ue ha stanziato 671,8 milioni, che risultano essere il 30 per cento dei costi previsti (in base alle vecchie stime) per la tratta internazionale, stanzia­bili per il periodo 2007-2013. Si è detto spesso che l'Osservatorio deve finire i suoi lavori con il via libera al progetto per non perdere questi soldi. Ma il governo italia­no non ha ancora reso disponibile (in cassa) la pro­pria quota.

 

La ripartizione delle spese tra Francia e Italia è rispettivamente del 37 e del 63 per cento. La quota che l'Italia dovrebbe garantire in questa prima fase, necessaria per completare la progettazione (fino al 2013), è un po' meno di un miliardo di euro. Ma questi soldi non sono ancora disponibili. Al ministero delle infrastrutture fanno sapere che non appena sarà il momento si troveranno. Dove? Nella legge obiettivo.

La Torino-Lione è infatti uscita dalla legge obiettivo con il governo Prodi ma solo come procedure di approvazione dei progetti. Per la parte finanziaria valgono le cifre già stanziate "in competenza" dal Cipe con l'approvazione dei vecchi progetti "sinistra Dora" della tratta internazionale (circa 2 miliardi e 300 milioni di euro) e della Gronda merci (anche qui, oltre 2 miliardi e 300 milioni). A parte le ovvie considerazioni sul fatto che non si conosce ancora il costo di un progetto che non sarà nemmeno lontanamente quello approvato nel 2003 nelle due tratte internazionale e di Gronda e che dovrà comunque scontare l'ovvio aggiornamento dei prezzi a sette anni da quella formulazione, per ora le uniche cifre di riferimento contabile sono queste. Cifre che sono naturalmente solo sulla carta. Non sono soldi reali e, come visto, nemmeno adeguati.

 

Ma questo della quota parte italiana non è l'unico aspetto finan­ziario della vicenda del Tav dove il governo risulta latitante. E' di questa settimana, infatti, la conferma già circolata nei giorni scorsi che il governo non ha ancora reso disponibili i 200 milioni di euro promessi con la solenne firma dell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro avvenuta di fronte a quattro ministri e al pre­sidente Berlusconi il 23 gennaio. Quel giorno il premier tenne banco con la delegazione piemontese per una buona mezzora improvvisando una conferenza stampa di fronte ai fotografi spiegando le ragioni per cui venivano dati quei soldi a Torino. Per il premier erano «soldi per la Tav». Per il Piemonte soldi per il Sistema ferroviario metro­politano, che fa parte dell'accordo di Palazzo Chigi con cui si sono recepite le conclusioni della prima fase dell'Osservatorio. A quei 200 milioni dovrebbero aggiungersi 100 milioni che la Regione però ha già disponibili.

 

Su questo ha presentato un'in­terrogazione l'onorevole torinese del Pd Stefano Esposito. Martedì, in commissione infrastrutture il mi­nistro non si è presentato. Esposito chiedeva come mai, superati i 90 giorni dall'accordo, non c'erano ancora i soldi stanziati. Il timore è sempre stato che il governo avesse dirottato anche questi fondi per la ri­costruzione dell'Abruzzo, lascian­do senza finanziamento un insieme di opere fondamentali per Torino. Opere che se non dovessero partire entro i tempi previsti (esercizio par­ziale entro il 2012 e completamento del sistema nel 2018) rischiano di rimettere in discussione il lavoro svolto dall'Osservatorio.

 

A questo punto la Regione e lo stesso Esposito chiedono conto al governo e chiamano a raccolta anche il mondo produttivo pie­montese che spesso ha chiesto al governo le grandi opere. «A fronte del comportamento del governo - afferma Esposito - che dimostra di non voler rispettare l'accordo siglato con la Regione e di non voler stanziare le risorse necessarie per la realizzazione del Tav, è oramai quanto meno opportuno che Confindustria Piemonte e le asso­ciazioni di categoria prendano una posizione netta nei confronti del centrodestra nazionale e locale».