Rapporto De Palacio sul TAV Torino-Lione: una strumentalizzazione di parte

 

A cura del Comitato NO-TAV Torino

 

Il 26 Aprile 2006 la signora Loyola De Palacio invitava la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e tutti i Comuni interessati dal tracciato del TAV Torino-Lione ad un incontro presso la Prefettura di Torino: intendeva illustrare in quella sede i risultati di una perizia internazionale (il documento è disponibile sul sito UE) sul progetto preliminare di LTF (Lyon Turin Ferroviaire) per la tratta transfrontaliera della linea, anche se già alla vigilia i giornali anticipavano le conclusioni positive dello studio circa la completezza della progettazione e la realizzabilità dell’infrastruttura. E’ un esito che ovviamente non stupisce, ma per poter interpretare correttamente il senso dell’operazione è necessario ricostruire la genesi della perizia ed il metodo di attuazione, prima ancora di analizzarne i contenuti.

 

Come nasce questo studio sul progetto TAV

De Palacio oggi non è più Commissario ai Trasporti dell’Unione né fa altrimenti parte, dalle ultime elezioni del 2005, della nuova Commissione Europea, ma ha avuto da quest’ultima l’incarico di Coordinatrice per la realizzazione del Corridoio V ed è nell’ambito di questo impegno in favore dell’opera che ha deciso di commissionare lo studio in questione.

 

Per rintracciare l’origine di questa decisione occorre tornare agli ultimi giorni di Novembre 2005, quando una delegazione della Commissione UE per le Petizioni venne a Torino ed in Valle Susa per una ricognizione delle posizioni favorevoli e contrarie all’opera, rispondendo ad un’esigenza di approfondimento che scaturiva dall’iter delle petizioni presentate nel 2003, 2004 e 2005 dai Comitati NO-TAV e dal coordinamento dei medici di valle.

 

Il giorno 28, al Politecnico torinese, i delegati UE incontrarono i tecnici consulenti della Comunità montana che esposero compiutamente le documentate ragioni dell’opposizione all’infrastruttura in tema di utilità trasportistica, sostenibilità finanziaria, rischi geologici, ambientali, sociali e per la salute; poi visitarono la Valle Susa per incontrare amministratori e cittadini, sperimentando personalmente le restrizioni alla libertà di circolazione dovute alla militarizzazione del territorio; l’indomani furono personalmente coinvolti nel nuovo blocco totale dell’accesso a Venaus instaurato durante la notte.

Su questa esperienza di limitazione della democrazia e sulla solidità delle argomentazioni tecniche dell’opposizione la delegazione fece un allarmato rapporto alla Commissione Petizioni, che a sua volta lo approvò nella seduta del 25 Gennaio 2006: in vari punti delle conclusioni questo documento denuncia lo stato di restrizione della libertà in Valle Susa; esorta gli organismi della UE a vigilare sul’applicazione dei principi di precauzione e salvaguardia dell’ambiente e della salute umana nell’iter progettuale dell’opera, invita a verificare costantemente il rispetto delle normative comunitarie; chiede all’Esecutivo europeo un maggiore rispetto dei diritti dei cittadini all’informazione ed alla critica.

 

Espressioni così forti non possono che apparire come un esplicito riconoscimento della fondatezza delle obiezioni avanzate dai Valsusini, ed il fatto che siano contenute in un atto interno al Parlamento europeo costituisce un dato politicamente assai rilevante; i fautori del TAV Torino-Lione che operano a Bruxelles avvertono perciò la necessità e l’urgenza di contrapporre ad esso un atto autorevole di segno contrario.

 

Il metodo di attuazione

La delegazione, al termine della ricognizione in Italia, aveva segnalato l’opportunità di una valutazione indipendente a livello europeo dell’intero progetto ed in quel contesto questa fu considerata una buona proposta anche tra le fila dei NO-TAV.

 

Subito dopo fu però Loyola De Palacio, in veste di coordinatrice del Corridoio V, ad assumere l’iniziativa di individuare gli esperti cui affidare l’incarico e già in quel momento l’iniziativa cominciò a perdere le caratteristiche di neutralità auspicate. Le aziende di consulenza incaricate furono COWI (DK), ECN (NL), ERNST&YOUNG EUROPE (B) e CONSULTRANS (ES) in associazione temporanea di impresa con il contractor ECORYS (NL).

L’impressione di una non-imparzialità di questi esperti si fece netta il 6 Febbraio 2006, quando tre tecnici consulenti della Comunità montana Bassa Valle Susa li incontrarono a Bruxelles.

 

Mario Cavargna di Pro Natura (Master in Valutazioni di Impatto Ambientale al Politecnico di Torino e di Losanna) oggi scrive, nel documento Osservazioni sulla perizia presentata dalla De Palacio: “non si tratta di docenti universitari o di funzionari pubblici, che possono essere economicamente indipendenti da questo tipo di incarico, ma membri di una di quelle società che fanno gli studi di V.I.A. per conto delle aziende. Un’attività che è così a rischio di “manipolazioni” a favore di chi dà la commissione che la normativa italiana richiede una dichiarazione giurata degli autori sulla veridicità dei dati e dei contenuti del lavoro prodotto

 

Sul metodo adottato per valutare il progetto di LTF valgono le considerazioni esposte da Ivan Cicconi (direttore generale di Nuova Quasco, società di ricerca per la "Qualità degli appalti e la sostenibilità del costruire", autore dei libri "Le grandi opere del Cavaliere" e "La storia del futuro di Tangentopoli") nella sua Lettera aperta del 3 Maggio 2006 ai Sindaci, alle Asssociazioni ed a tutta la Comunità della Valle Susa: “Si tratta infatti di una pura e semplice analisi-valutazione  dello studio di impatto ambientale presentato da L.T.F. con il progetto preliminare approvato dal CIPE nel 2003 (progetto elaborato, su incarico di LTF, dalle societa’ “AI ENGINEERING srl” di Torino e da “TEI spa” di Milano). Lo studio valuta solo quel progetto assunto come unica e sola soluzione senza alcuna alternativa. Inutile che ricordi a voi che le questioni sollevate sono ben piu’ importanti ed attengono soprattutto alla scelta di un progetto alternativo che, oltre a garantire la velocita’ e la capacita’ merci-passeggeri nei collegamenti Torino-Lione, che nessuno ha mai rifiutato a priori, sia pero’ in grado di garantire  la sua sostenibilita’ ambientale e finanziaria sulla base di stime e valutazioni credibili e trasparenti, oltre che note e condivise”. 

 

Il merito della valutazione

La perizia, commissionata ed impostata così come sopra descritto, ha in sostanza inteso solo valutare la coerenza e l'affidabilità dei risultati degli studi condotti dall’impresa Lyon-Turin Ferroviaire (LTF) nel progettare la tratta internazionale del TAV; si è concentrata sulle questioni di salute e di tutela dell'ambiente e sulla scelta di realizzare una linea nuova piuttosto che di modernizzare quella esistente, verificando in particolare la conformità della metodologia e delle ipotesi prese in considerazione da LTF rispetto a quelle utilizzate in altri progetti simili, quali i nuovi trafori svizzeri.

 

Il rapporto giunge alla conclusione che gli studi realizzati da LTF sugli aspetti di trasporto, salute ed ambiente sono coerenti.

 

Dalle lettura delle già citate osservazioni di Mario Cavargna, le quali al momento rappresentano il primo documento di critica organica ai contenuti della perizia, risulta però evidente che lo studio ha trascurato di analizzare seriamente i dati attuali di traffico e quelli previsionali, che si sono colpevolmente minimizzati i rischi idrogeologici connessi allo scavo delle gallerie nell’Ambin, che per amianto, uranio e radon si è badato più agli aspetti di protezione dei lavoratori in cantiere che agli effetti delle dispersioni sulla salute degli abitanti. A proposito di quest’ultima questione Cavargna scrive: “La soluzione di “fare come fanno gli Svizzeri”, che quando trovano delle rocce amiantifere le portano in discarica e le sotterrano è (forse) proponibile dove i quantitativi sono minimi e la cosa si risolve in pochi giorni, non qui dove le rocce amiantifere sono dell’ordine di milioni di metri cubi, disomogenee e comporterebbero cave aperte per anni in posti sensibili.

 

E’ opportuno, infine, citare la considerazione con cui Mario conclude il suo documento: “Le osservazioni e le critiche a questo lavoro riempiranno un dossier, ma non si può terminare senza citare una frase:  

- Gli esperti non dispongono di informazioni sulle fonti di finanziamento (dell’opposizione al progetto), che meritano di essere esaminate al fine di vedere quali sono le lobbies che possono nascondersi dietro a questi gruppi di pressione. - 

Questa affermazione, oltre che calunniosa, è gravissima, perché è fuori dal contesto dell’incarico ed è evidentemente messa lì solo per screditare il movimento di fronte ai funzionari e ai parlamentari europei di Bruxelles. Un gesto che mostra più di ogni altra cosa quali siano gli scopi, il valore e l’imparzialità i questo lavoro”.

 

La frase provocatoria era a pagina 21 nella versione originale del rapporto in lingua francese (...L'opposition au projet est variée, hétérogène mais bien organisée tant niveau de sa logistique que ses relais de communications. Nous ne disposons pas d'information sur ses sources de financement qui mériteraient d'être examinés afin de voir quels sont les lobbies qui pourraient se cacher derrière ces groupes de pression.), ma risulta eliminata nella successiva traduzione in italiano dopo le vivaci proteste dei Sindaci della Valle Susa e le minacce di denuncia per calunnia e diffamazione.

 

La mattina del 26 Aprile, in Prefettura a Torino, bastarono pochi minuti per svelare ai presenti l’inconsistenza metodologica e di contenuti della perizia; il Presidente della Comunità Montana propose alla De Palacio un pubblico confronto, a breve, tra i curatori del rapporto ed i tecnici consulenti degli enti locali valsusini, ma la signora Loyola rifiutò seccamente la proposta.

 

Torino, 10 Maggio 2006