“Siamo dei clienti. Moretti ci rispetti”

Le proteste dei viaggiatori dell’alta velocità

Borioli: «L’insoddisfazione sta diventando un collante del tessuto del Paese»

 

di Alessandro Mondo da La Stampa del 20/12/09 – pag. 51

 

Se qualcuno aveva an­cora dubbi sulla di­stanza ormai sidera­le che separa le Fer­rovie dalla Regione, e più in generale dai pendolari piemontesi, la giornata di ieri ha sgomberato il campo. L'ulti­mo round ha preso le mosse dalle dichiarazioni che Mauro Moretti, ad dell'azienda, ha ri­lasciato su La Stampa: uno sfo­go in piena regola dopo le ripe­tute proteste sui disservizi. Da ultimo, i ritardi dei «Frecciarossa». I rappresentanti dei viaggiatori  sull'alta velocità Torino-Milano hanno già pre­so carta e penna chiedendogli «rispetto».

 

Nemmeno la Regione si è tirata indietro. «Non esiste al mondo azienda che tratti così i suoi clienti», ha risposto a muso duro l'assessore regio­nale Borioli (Trasporti). Il fat­to che le proteste coinvolga­no pendolari di varie regioni fa pensare che lo scontento verso il servizio ferroviario «stia diventando un collante del fragile tessuto unitario di questo Paese». Insomma: le ferrovie stanno riuscendo dove aveva fallito Cavour.

 

Nemmeno Moretti aveva usato la piuma. «Incredibili» aveva detto, le proteste dei pendolari torinesi che hanno oc­cupato i treni: «Storia esilaran­te: contestazioni continue su tut­to, prezzi, orari, abbonamenti». E via a seguire: dalla responsabi­lità della Regione, che in Pie­monte fa da sponda alle prote­ste, alla prospettiva di sospende­re il servizio da aprile, dopo la disdetta del contratto con l'azien­da e lo spostamento delle gare a febbraio. «Noi non abbiamo da­to nessuna disdetta - contrattac­ca Borioli - Scaduto il contrat­to, la Regione non ha ritenuto accettabili le condizioni delle Ferrovie per rinnovarlo». An­che così, aggiunge l'assessore, continua a pagare i servizi di Trenitalia: «170 milioni, più i 58 trasferiti dallo Stato all'azienda per la quota piemontese». Ecco perché lo stop al servizio «si con­figurerebbe come interruzione di pubblico servizio». Quanto al­le gare, «lo spostamento si è re­so necessario anche perché il ge­store del servizio sembra in diffi­coltà a fornirci dati indispensa­bili per chiudere il capitolato».