PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO

 

Oggetto: Rischi sanitari connessi alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità/capacità Torino-Lione

 

La linea ferroviaria ad alta velocità/capacità Torino-Lione prevede, nella tratta da Settimo Torinese a Bruzolo, di circa 44 km, una galleria unica da Grange di Brione a Borgone (galleria Musinè-Gravio) di quasi 23 km. Allo scavo principale andrebbero inoltre ad aggiungersi almeno tre “finestre di sicurezza”, ovvero gallerie secondarie in località Rivera, Caprie e Grangetta.

La zona montana interessata dagli scavi è notoriamente tra le più ricche di amianto dell’intero arco alpino: a pochi chilometri da Grange di Brione si trova la vecchia cava di amianto di Balangero, la più grande d’Europa.

Nel gennaio 2003 un’equipe di geologi del Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena ha svolto, per conto di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), un’indagine finalizzata alla ricerca di amianto nelle rocce in affioramento della Valle di Susa con prelevamento di 39 campioni in 29 punti di osservazione, ubicati nel territorio compreso fra Grange di Brione e Borgone. In circa la metà dei campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di amianto in diverse forme.

Sulla base di questo studio RFI ha valutato l’estrazione di materiale roccioso contenente amianto: il volume previsto è di 1.151.000 metri cubi; è previsto che circa la metà (500.000 mc) di questo materiale venga stoccato in località Tetti S.Mauro (Almese); dal progetto non risulta previsto un piano di sicurezza che possa impedire la dispersione di fibre d’amianto durante le fasi di lavorazione, di movimentazione e di stoccaggio, nè una valutazione dei relativi costi.

L’amianto è un minerale fibroso che, ridotto allo stato di polvere, in particelle microscopiche, viene facilmente disperso nell’aria dall’azione del vento e può essere inalato nei polmoni, dove si deposita.

Tra le malattie causate dall’amianto, il mesotelioma, tumore maligno della pleura, è sicuramente la più grave. Si manifesta dopo 15-20 anni dall’inalazione di particelle di amianto, ma ha una mortalità del cento per cento e conduce a morte in media entro nove mesi dalla diagnosi. Inoltre l’esposizione all’amianto aumenta l’incidenza di carcinoma bronchiale.

Non esiste esposizione sicura, cioè non esiste una soglia di esposizione al di sotto della quale l’amianto sia innocuo.

La popolazione che potrebbe trovarsi esposta è innanzitutto quella della Bassa Valle di Susa, circa 67.000 abitanti, ma il fenomeno potrebbe interessare, in virtù dei forti venti che spirano frequentemente verso Torino, anche l’area della città e della periferia nord-ovest, portando la popolazione esposta a diverse centinaia di migliaia di persone. E’ rimarchevole che già oggi la mortalità per mesotelioma nella Basse Valle di Susa sia fra le più alte riscontrabili in Italia.

 

Il progetto della Torino-Lione prevede poi il cosiddetto tunnel “di base” di 53 km, da Venaus a St.Jean-de-Maurienne.

Nel massiccio d’Ambin attraversato dal traforo sono presenti numerosi giacimenti di uranio, come documentato dal CNR fin dal 1965; per maggior precisione il materiale presente è pechblenda, forma notevolmente radioattiva; non è conosciuta per il momento una previsione di LTF sulla quantità di uranio che potrà essere contenuto nel materiale estratto che dovrebbe ammontare a ben 15 milioni di metri cubi.

Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità Italiano ha evidenziato un incremento di linfomi di Hodgkin nei militari impiegati in missione di pace nei Balcani ed esposti all’uranio impoverito: ben il 236% in più rispetto alla popolazione non esposta.

 

In considerazione di quanto sopra, valutando che la situazione che si prospetta per il territorio è estremamente preoccupante, tale da configurare la concreta possibilità di severi danni alla salute pubblica, 100 medici della Valle di Susa hanno sottoscritto un manifesto pubblico di denuncia di tale situazione, chiedendo che vengano attivate le misure di sicurezza adatte ad impedire la contaminazione del territorio da parte di amianto ed uranio.

 

Preso atto di quanto sopra chiedo alla Commissione quanto segue:

 

1.       E’ ammissibile che un’opera di tali dimensioni e che potrebbe arrecare gravi danni alla salute delle popolazioni interessate sia avviata con una procedura di VIA che non affronta in dettaglio tutti gli aspetti potenzialmente pericolosi per la salute pubblica ed in particolare sottovaluta il rischio legato all’estrazione e alla movimentazione di amianto?

 

2.       E’ accettabile che non vengano compresi nella stima dei costi dell’opera quelli, ingentissimi, che sarebbero necessari ad impedire la dispersione di minerale d’uranio e delle fibre di amianto su un vasto territorio?

 

3.       Non sarebbe auspicabile la realizzazione di uno studio per valutare, attraverso un modello di dispersione aerea delle fibre di amianto, il coinvolgimento di Torino e cintura, vista la vicinanza con la città e la presenza frequente di forti venti che spirano in quella direzione con punte di velocità fino a 110 Km/h?

 

Confidando nel buon accoglimento della presente, porgo distinti saluti.

 

Dott. MARCO TOMALINO

a nome dell’associazione

Coordinamento Sanitario Valle di Susa

20 Gennaio 2005