Dai sindaci un appello a Napolitano

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 19/10/10 – pag. 2

 

Mentre nessuno ancora sa con esattezza quando si riunirà il tavolo di Palazzo Chigi, i sindaci No Tav tagliati fuori dalla delegazione hanno deciso di de­nunciare tutto il loro disappunto scrivendo non solo al premier Berlusconi, al sottosegretario Letta e ai presidenti di Regione e Provincia, Cota e Saitta, ma anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Entrambe le lettere sono firmate dai 23 sindaci che già lo scorso inverno, dopo l'estromissione della Comunità montana dall'Osservatorio, si erano rifiutati di nominare un loro tecnico chiedendo ufficialmente al governo di coinvolgere l'ente sovracomunale al tavolo di Vi­rano. E anche stavolta i firmatari sono tutti i sindaci che appoggiano la maggioranza di Comunità mon­tana tranne Antonio Ferrentino (Sant'Antonino), che al tavolo politico è stato invitato in quanto sindaco di un comune che è rima­sto nell'Osservatorio, anche se poi ha comunque approvato una sua delibera che dice "no" ad una nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione.

 

«Assistiamo preoccupati alla proposta della Regione Piemonte e della Provincia di Torino - scri­vono a Napolitano i 23 sindaci - di costituzione di un tavolo istituzio­nale nel quale i rappresentanti delle realtà locali sono "cooptati" direttamente da questi enti con criteri indefiniti salvo l'adesione al progetto Tav, quasi che questa infrastruttura sia diventata una sorta di frontiera tra Comuni amici e Comuni nemici. Ci pare questo un brutto episodio, purtroppo non isolato, di mancanza di rispetto istituzionale e di concezione sba­gliata della democrazia».

 

Per questo motivo, citando gli articoli 5, 97 e 114 della Co­stituzione, i sindaci chiedono al presidente della Repubblica «un intervento affinché il nostro territorio sia rappresentato, nelle sedi istituzionali che si vanno co­stituendo, dai sindaci dei comuni coinvolti direttamente dall'opera e dal presidente della Comunità montana valle Susa e val Sangone, ente questo che ha sempre rappre­sentato il luogo dove gli ammini­stratori dei nostri piccoli comuni hanno esercitato un'autonoma elaborazione di valle, con logiche sovracomunali. Non ci pare concepibile dal punto di vista delle elementari regole istituzionali che la Regione e la Provincia si assumano il compito di decidere dall'alto la nostra rappresentanza».

 

Dello stesso tenore, anche se dai toni più politici, è la lettera inviata a Berlusconi, Letta, Cota e Saitta, che i sin­daci concludono nominando Lionello Gioberto (Vaie) come loro unico portavoce per il tavolo politico e dicendosi «preoccupati di questa situa­zione, ma pronti come sempre a un confronto democraticamente istituito». «Notiamo con ramma­rico - osservano - come siano stati scelti, d'imperio, sindaci secondo criteri che non tengono conto dei problemi dei territori realmente e direttamente interessati dal nuovo progetto della nuova linea Torino-Lione, ma esclusivamente di accettazione  o meno dell'opera. Rileviamo infatti come siano stati invitati interi territori non toccati dal progetto (comuni dell'alta valle Susa e della val Sangone) con un numero di rappresentanti più che triplo rispetto ai comuni pesantemente coinvolti».

 

Nel testo denunciano ancora il mancato coinvolgimento della Comunità montana, mettendo l'accento sulle «24 delibere di contrarietà al progetto dei con­sigli comunali e della Comunità montana valle Susa e val Sango­ne» e sul «centinaio di pagine di osservazioni tecniche e puntuali elaborate da una commissione tecnica qualificata appositamente formata». E concludono espri­mendo forte preoccupazione «per l'uso mediatico e politico che si sta facendo attraverso l'Osserva­torio del lavoro del medesimo, non rispondente alle reali necessità di lavoro e confronto per cui era sta­to istituito su sollecitazione della precedente Comunità montana come "soluzione politica" alter­nativa ai gravi scontri verificatisi in valle».