TAV, i sindaci non firmano

Sulla Torino-Lione il primo stop ecologista

 

Quello di oggi, di fatto, era l’avvio formale dei lavori che devono preparare il progetto.

Pininfarina: “Ormai non si torna indietro. Per quei sondaggi ci sono già gli appalti”

 

Di Niccolò Zancan                                                           La Repubblica 15/9/04 (pagine di cronaca di Torino)

 

Disertata in prefettura la sottoscrizione dell’accordo sui “carotaggi”

Non ci saranno i primi cittadini della Val di Susa che da anni contestano l’opera

 

 

·         I CAROTAGGI

Sono 17 gli scavi previsti per sondare i terreni dove dovranno aprire i cantieri

·         I COMUNI

Sono 6 i Comuni che avrebbero dovuto autorizzare l’intervento

·         I METRI

La profondità degli scavi per i “carotaggi” varia tra i 100 e i 952 metri

 

 

ASSENTI. Tutti i sindaci dei comuni della Val di Susa hanno deciso di non partecipare oggi a un incontro molto importante per l’Alta Velocità. La riunione in prefettura prevedeva la firma di un’intesa: “L’accordo procedimentale per il monitoraggio dei sondaggi geognostici, finalizzati alla conoscenza della caratterizzazione del sottosuolo attraversato dall’infrastruttura ferroviaria Torino-Lione”.

Dizione complicata per una questione molto pratica. Si trattava di decidere tempi, modalità e partecipazione ai carotaggi. Dei 17 scavi lungo il tracciato, da 100 a 952 metri di profondità, che interesserano inizialmente 6 Comuni: Venaus, Novalesa, Bussoleno, Chianocco, San Didero e Bruzolo. Si decideva, in sostanza, il primo passo concreto di un progetto discusso e contestato per 12 anni. A quel progetto la Val Susa continua ad opporsi.

I rappresentanti politici del territorio hanno deciso di non partecipare. Antonio Ferrentino, per la conferenza dei sindaci e come presidente della Comunità Montana, spiega il motivo: “Noi avevamo chiesto un tavolo tecnico per discutere i molti problemi che quest’opera porta con sé. Non possiamo firmare la nostra partecipazione ai carotaggi se prima non riceviamo delle risposte ragionevoli su alcuni punti fondamentali. Il nostro è un grido disperato. Chiediamo attenzione”.

Sono 7 le criticità indicate da tutti quelli che non vogliono l’Alta Velocità, ovvero la valle intera, ventimila persone. Fra le 7 criticità, 3 problemi sono giudicati insormontabili. Il primo sono gli interscambi nella piana fra Borgone di Susa e Bussoleno. Sette binari, per ottocento metri di lunghezza, in una zona che già conta un’autostrada, due statali, un fiume, un’acciaieria, due linee ferroviarie ordinarie e l’elettrodotto.

“E’ un’infrastruttura troppo pesante, che distruggerebbe il territorio”

Il secondo problema è quel milione e centocinquantuno metri cubi di roccia amiantifera che dovrà essere movimentata lungo la tratta Condove-Val della Torre per la costruzione di una galleria. A questo proposito, centotre medici di base hanno firmato un manifesto con i loro nomi e cognomi. Hanno tappezzato la valle. Chiedono all’assessore alla sanità della Regione di essere ricevuti: “Per valutare con la massima attenzione i rischi per la salute dei residenti”.

Il terzo problema è la Val Cenischia, la zona del Moncenisio, e un futuro che viene considerato come una specie di condanna a morte: “Tre viadotti imponenti e mostruosi ucciderebbero il paesaggio e comprometterebbero seriamente la residenzialità della zona”.

Ma ormai è tardi. Per capirlo basta riconsiderare le parole di Sergio Pininfarina, delegato italiano nella Commissione Intergovernativa Parigi-Roma, forse l’uomo che più di tutti si è battuto perché il progetto diventasse realtà: “Siamo a un punto di non ritorno”. Che significa: carotaggi già appaltati. Inizio dei lavori entro due anni e fine dell’opera prevista fra il 2015 e il 2018. La Valle di Susa fa ostruzione come può: “O Regione e Provincia riprendono il confronto con gli enti locali – spiega Antonio Ferrentino  - oppure si assumono la responsabilità di andare contro tutti, come è successo ad Acerra”. Sarà l’autunno della TAV e di quelli che non la vogliono. Polizia e Carabinieri sono molto sensibili all’argomento.

Ma non è solo la Val di Susa  a nutrire dei dubbi, e non sono soltanto dubbi di natura pratica quelli che agitano gli oppositori. Se è vero che il manifesto di chi non vuole l’Alta Velocità, è un documento firmato da un professore del Politecnico di Torino che si chiama Claudio Cancelli: “ La peculiarità di questa vicenda è che ci si trova di fronte al mistero di persone che hanno apparentemente programmato un disastro economico sapendo perfettamente di farlo. La spiegazione non è difficile. Per capire è sufficiente sostituire alla regola del capitalismo teorico quella del capitalismo reale: è accettabile qualunque disastro economico purchè le perdite siano addossate all’intera comunità e i guadagni rimangano nelle mani di chi gestisce l’operazione…”