La Torino del Tav si trova al Lingotto

Associazioni di categoria e sindacati accorrono al convegno del PD.

Il centrodestra diserta l’incontro ma il mondo imprenditoriale e del lavoro ci va lo stesso.

Domenica la sala gialla del centro fiere era strapiena. A riempirla, però, quasi solo

ceto politico, staff, funzionari di partiti e associazioni di categoria

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 26/1/10 – pag. 6

 

Come previsto, la sala gialla del Lingotto, quella che ospitò Veltroni per l'annuncio della na­scita del Partito democratico, era strapiena. Ma fuori non c'era la coda. In tutto, abbiamo contato più o meno 800 persone. Ma il punto non era quello del numero degli intervenuti. Stefano Esposito, Ser­gio Chiamparino e Giorgio Merlo non hanno cerca­to di portare in piazza un numero maggiore dei 30-40mila che hanno sfilato a Susa. Anche perché se almeno 20mila erano tutti valsusini (dove abitano più o meno 70mila persone), in pro­porzione a Torino sarebbero dovuti scendere in piaz­za in 300mila. Cosa impensabile, soprattutto per la maggioranza mo­derata, storicamente silenziosa.

 

Il successo della mattinata è stato invece tutto politico, e segna un punto importante a favore di Mercedes Bresso nella sua corsa contro Cota. Con la rinuncia anche dei pochi esponenti del centro­destra che avevano resistito fino all'ultimo, è stato un convegno targato esclusivamente Pd, non più un'iniziativa bipartisan. Ma ormai le adesioni di tutto il mondo imprenditoriale e delle "forze vive" della città e della regione, c'era già e non c'è stata retromarcia.

 

Così di fronte ai vertici istituzio­nali del Piemonte e di fronte a tutti i parlamentari democratici e del "nuovo" centrosinistra che corre con Bresso, c'era tutta la Torino produttiva. Rammaricata per il mancato aspetto "bipartisan" e per nulla imbarazzata di andare a una convention Sì Tav organizzata dal Pd. Con la classe dirigente torine­se la bella figura a quel punto l'ha fatta il PD.

 

Il grosso del pubblico in sala era comunque costituito da "ceto politico". Candidati o aspiranti tali, consiglieri delle diverse as­semblee elettive, assessori, i loro staff. C'erano torinesi, artigiani della valle di Susa, sindacalisti, imprenditori, rappresentanti di Confindustria Piemonte, tra cui la presidente Mariella Enoc e Luigi Rossi di Montelera, della Camera di commercio (Alessandro Barberis), di Fiat (Ludovico Passerin D'Entreves), dell'Unione Indu­striale (il presidente Gianfranco Carbonato), Api, Confesercenti, Piccoli proprietari di case.

 

«Questa manifestazione non è una dimostrazione muscolare - hanno detto Chiamparino ed Espo­sito - bensì l'occasione per dare la parola a tutti coloro che credono in questa opera fondamentale per il futuro economico del Piemonte e dell'Italia». Chiamparino ha poi riconosciuto come molta della gen­te che ieri ha partecipato al corteo abbia «sincere preoccupazioni» per la propria terra. «Continuere­mo a dialogare con loro così come si è fatto fino ad ora, ma è chiaro che in democrazia nessuno può avere diritto di veto su una materia così importante». Stesso concetto spiegato da Mercedes Bresso. La manifestazione si è chiusa con l'avvio della raccolta firme per un Patto per la Torino-Lione.

 

Certo, di sostanza al Lingotto ce n'è stata veramente poca. Di convegni Sì Tav a Torino sia il comitato promotore Transpadana (che le raggruppa tutte) che le stesse organizzazioni economiche ne hanno organizzati davvero tanti. Almeno un paio di volte l'anno i giornalisti vengono chiamati ad assistere alla firma di un appello ai parlamentari piemontesi perché facciano lobby in favore della Torino-Lione. L'ultima volta è solo di un paio di mesi fa nella sede di Confindustria Piemonte; seguito da un convegno all'Unione industriale. E poi non si contano i convegni e le conferenze stampa dello stesso tenore organizzate dai partiti (lo stesso Esposito non è nuovo a questa iniziativa). E' dalla metà degli anni '90 che va avanti questo che ormai sembra quasi un rito obbligato per la classe dirigente della Mole.

 

La mattinata del Lingotto segna anche la persistenza della frattura tra la valle di Susa e il capoluogo. Solo a Torino Bresso, Saitta e Chiamparino riescono a parlare dopo la rinuncia di una anno e mez­zo fa ad Almese, quando la serata elettorale del Pd in valle di Susa finì assediata dai No Tav e senza che si potesse svolgere. Anche la toccata e fuga di Saitta e Borioli al mercato di Susa il giorno dell'arrivo della prima trivella in valle, è stata una cosa veloce, ad esclusivo uso gior­nalistico, con il terrore dell'arrivo dei No Tav che invece bloccavano l'autostrada. Tutta Torino vuole il nuovo collegamento merci con la Francia. La valle di Susa no.Nulla è cambiato.