Tav, nuovo stop per i fondi al terzo valico e alla Milano-Verona


Da Il Sole 24 ore del 27/2/05, pagina 9

 

Non finiscono mai i problemi per il finanziamento del terzo valico ferroviario Milano-Genova e della linea ad alta velocità Milano-Verona che costano rispettivamente 4720 e 5100 milioni.

Dopo la firma del decreto interministeriale il 24 novembre, che autorizza Ispa a finanziare il piano e Rfi a procedere alla progettazione, la strada sembrava in discesa; ma ora nuove perplessità sulla possibilità di integrare il piano di finanziamento della Torino-Milano-Napoli con le due nuove linee arrivano da Ispa, dal Tesoro e dalla Ragioneria generale.

I dubbi del Tesoro e di Ispa nascono dal fatto che il rapporto fra ricavi e costi nel periodo di piano è, per le due opere, inferiore al 20% e questo sbilancia l'intero piano, che, nella sua attuale versione finanzia investimenti per 46 milioni. Con l'inserimento delle due opere, il piano Tav-Ispa supererebbe i 55 milioni.

 

A spingere per arrivare rapidamente alla definizione del nuovo piano è il ministero delle Infrastrutture. Ma altri due fattori finanziari pesano sull'avvio delle opere. Il primo è quello degli interessi intercalari (cioè gli interessi sul debito che si pagano fino all'entrata in esercizio delle opere) che non sono coperti dal piano Ispa e hanno bisogno di una specifica voce nel contratto di programma di Fs.

L'altro problema che pure rischia di pesare sul piano Ispa è quello delle tariffe. Oggi il pedaggio medio pagato da Trenitalia a Rfi per l'uso delle infrastrutture è di 2/3 euro per treno/chilometro per i passeggeri e di 1,5 euro per le merci. Con l'entrata in esercizio dell'Alta velocità, il piano Ispa-Tav prevede che questi pedaggi passino a 12 euro per treno/chilometro nei passeggeri e 6 euro per le merci, scaricandosi sulle tariffe. Viene stimato infatti che lo "scalino" tariffario sarà dell'ordine del 15-20% nel 2008-2009 rispetto al 2001, quando i treni veloci sostituiranno gli attuali Eurostar sulla Torino-Milano-Napoli. E del 405 nel 2015 rispetto al 2001.

 

Il rispetto di queste condizioni è fondamentale per la tenuta del piano Ispa. Se però il Tesoro, che blocca da tre anni anche gli adeguamenti delle tariffe all'inflazione, non mette in campo un piano di adeguamento graduale delle tariffe, per il piano Ispa si apre un altro fronte critico: o sarà rivisto o il contributo integrativo a carico dello Stato dopo il 2009 rischia di inpennarsi, con la creazione di nuovo debito pubblico.


(G.SA)