Plano e i No-Tav per il rinvio. Il centrodestra si smarca

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 20/10/09 – pag. 3

 

Rinviare i sondaggi previsti in autunno e ricostruire i rapporti col governo secondo uno schema totalmente diverso da quello che si è fin qui consolidato. Quella presentata ieri da Sandro Plano al tavolo con Bresso, Saitta e Virano non è la posizione di un territorio, ma una richiesta ben precisa in cui si riconosce il gruppo di amministratori di Pd, centrosinistra e liste civiche No Tav che appoggia la sua candidatura alla presidenza della nuova Comunità montana: una posizione in linea con il programma elettorale e descritta nel documento presentato durante la riunione di ieri.

 

«Abbiamo esaminato i rapporti che sono intercorsi in questi anni tra noi, l'Osservatorio e il governo - spiega Plano, che ieri per la prima volta è stato guar­dato un po' da tutti come I'uomo che tra qualche mese potrebbe diventare il nuovo portavoce della valle di Susa nei rapporti con governo, Regione e Provincia - per noi l'Osservatorio ha lavorato bene nella prima fase, quando ha certificato che la linea storica è uti­lizzata per un terzo delle sue potenzialità e che non potrà essere satura fino a quando non ci sarà una forte politica di trasferimento delle merci da gomma a rotaia. Anche Virano ha sottolineato che queste non sono opinioni, ma fatti».

 

Alla luce di tre anni di Osservatorio, Plano ha quindi fatto alcune constatazioni. Primo: non esistono provvedimenti forti per incentivare il trasporto su ferro. Secondo: a ridurre i tir ci ha pensato la crisi, il resto sono iniziative di modesta entità. Terzo: dei 200 milioni promessi dal governo per il nodo di Torino ne potrebbero arrivare 20, cioè il 10 per cento. Quarto: sul Piano strategico non ci sono né priorità, né impegni economici da parte del governo. Cinque: per "accordo" si intende soltanto un impegno sancito da un consiglio comunale, tutto il resto rientra nel contesto della trattativa.

 

«Poiché il Fare è stato giudicato interessante, salvo poi essere accantonato, e alla luce di questa difficoltà di rapporti, della mancanza di garanzie e della mancanza di alternative di tracciato, visto che il capitolato di Ltf ne prende in esame una sola, abbiamo chiesto di rinviare i sondaggi, i lavori del tunnel geognostico e di modificare questo schema di rapporti con il governo». Sul­l'esito del tavolo, Plano tuttavia non si fa illusioni: «Non mi pare che la nostra richiesta sia stata recepita. La condivisione c'è ma solo da quei territori, come l'alta valle e la val Sangone, che non sono interessati dal tracciato. La mia posizione personale è che prima bisogna valutare tutte le alternative di tracciato, poi pensare ai sondaggi».

 

La linea espressa da Plano, come detto, è condivisa anche dagli amministrato­ri vicini al movimento No Tav. Dario Fracchia, sindaco di Sant'Ambrogio: «In questi anni mi pare che le questioni sul tappeto non solo non sono state risolte, ma addirittura su certi aspetti sono stati fatti dei passi indietro. La stessa Corte dei conti ha detto in modo chiaro che l'opera sarà assolutamente deficitaria. Quanto alla lettera del ministro Matteoli, promettere (forse) 20 milioni sui 200 previsti lascia davvero il tempo che trova». Più sfumata la posizione di Mauro Carena, primo cittadino di Villardora: «Questo incontro è stato un errore. Alla vigilia del voto per la Comunità montana e per la Regione, bisogna tenere fuori il più possibile la questione Tav dal dibattito politico: ci sono temi ben più importanti da affrontare per il futuro della valle».

 

Dal centrodestra, invece, arriva il disco verde ai sondaggi. Daniela Ruffino, sindaco di Giaveno e consigliera provinciale del Pdl, ha chiesto che partano subito «per avere un buon progetto preliminare» e ha ribadito la fiducia all'Os­servatorio confermando a nome della val Sangone il tecnico che rappresenta la zona: Calogero Gravina. Ha anche chiesto «che il Piano di sviluppo trovi nell'Osservatorio il luogo decisionale dove valutare le priorità progettuali, ma è anche necessario richiedere al governo ed agli altri enti la disponibilità a predisporre misure finanziarie e di fiscalità speciale per il territorio inte­ressato dai lavori».

 

Quanto alle ricadute da concertare, la Ruffino ha fatto un chiaro esempio su come il centrodestra pensa all'indotto economico dei cantieri (lo dice spesso anche il sindaco di Orbassano, Eugenio Gambetta). «Per esempio, non è necessario costruire villaggi artificiali per le maestranze, anche di un piccolo cantiere, se il territorio può mettere a disposizione strutture ricettive, abitazioni private, ristorazione». E parlando delle imprese locali da coinvolgere, ha chiesto che «i sindaci concertino con Ltf e le imprese a mettere a disposizione questi "albi "professionali insieme alle associazioni di categoria».

 

Come lei Gemma Amprino, sindaco di Susa: «II nostro sostegno all'Os­servatorio era scontato. La nostra cultura si basa sulle conquiste tecniche e scientifiche: ritengo quindi i sondaggi indispensabili per acquisire dei dati su cui fare poi delle elaborazioni che per altro, come evidenziato dalla Bresso, non escludono l'opzione zero. I sondaggi, però, non vanno fatti "a caso" qua e là: bisogna individuare un'ampia area logica che può essere interessata dall'opera e in questa fascia dare inizio ai carotaggi». Ma sulla rappresentanza la Amprino mette fin d'ora le mani avanti, forse con un occhio rivolto a ciò che potrà succedere con la nuova Comunità montana: «Poiché nei colleghi sindaci ho notato sensibilità diverse e articolate, come sindaco di Susa rivendico il diritto di potermi esprimere senza intermediari».