Virano chiede sei mesi per lo “scenario”

L’Osservatorio potrebbe analizzare lo sviluppo del territorio con il TAV

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 22/1/08 – pag.3

 

Oggi Mario Virano è a colloquio con Enrico Letta per preparare la riunione del Tavolo politico del 30 gennaio. Si profila un compromesso tra l'idea di passare alla discussione sui tracciati e la richiesta dei sindaci venuta fuori dall'assemblea di Rivalta di giovedì scorso[1]. E' probabile che dalla seduta del Tavolo di Palazzo Chigi esca l’indicazione a Virano per continuare fino all'estate: in discussione, gli scenari di sviluppo nei territori toccati dall'ipotesi di passaggio dellaTorino-Lione. In questo scenario molta importanza torna ad avere il finanziamento andato allaProvinciaormai quasi tre anni fa per realizzare un "progetto valle di Susa e cintura": 500mila euro mai spesi che ora tornano funzionali alla nuova strategia di Virano.

 

Alla vigilia dell'incontro con Letta Virano ci ha dichiarato: «Mi aspetto un mandato chiaro per l'Osservatorio, sia nei contenuti che nell 'orizzonte tempo­rale». Virano e il governo hanno capito perfettamente che se si dovesse forzare sul passaggio alla discussione sui tracciati si romperebbe il rapporto con il fronte istituzionale dei sindaci. Così «il tema che all'epoca dell'insediamento dell'Osser­vatorio (il 23 novembre 2006) si riferiva al cosiddetto "quarto punto" della nostra agenda lavori, cioè l'analisi delle alter­native di tracciato, è del tutto superato. Quella visione era figlia di un 'idea infra-strutturale della questione Torino-Lione. Credo che proprio con il lavoro di questo anno, l'Osservatorio abbia fatto crescere in tutti la consapevolezza che la questione Torino-Lione non ruota tanto sulla defi­nizione di un tracciato. Ma semmai su un eventuale rapporto tra un’opera e i territori attraversati. Per questo mi aspetto un mandato che permetta di confrontare uno scenario territoriale e uno scenario di sviluppo che inglobi magari anche un nuovo tracciato ferroviario».

 

Cioè?«Significa approfondire gli effetti indotti, le potenzialità ipotizzabili di una nuova opera, comparandole allo status quo, magari con l'ottimizzazione della linea storica. In questo occorre tenere conto che il ministero delle infrastrutture aveva stanziato per la Provincia risorse per preparare un Piano strategico da Chivasso al confine. Si tratta perciò di utilizzare queste risorse per ipotizzare un progetto di sviluppo socio-economico che permetta magari di ricucire fratture provocate da vecchi interventi (cave e aree lasciate dall'autostrada, ndr) che pensi a come possa essere inglobato un nuovo intervento ferroviario. Un'analisi che mostri anche il confronto con lo scenario esistente, con la vecchia linea portata al massimo del suo potenziale. Diciamo che arrivare a fare tutto questo sarebbe portare a termine un buon mandato».

 

Eppure, a Torino e a Roma, c'è chi si aspetterebbe che dall'Osservatorio uscisse un'indicazione chiara su quale tracciato è meglio approfondire... «Assolutamente non sarebbe un mandato serio. L'Osserva­torio non è attrezzato per fare progetti ma per incrociare valutazioni interdisciplinari».

Quindi il tracciato sarà scelto dalla Conferenza di servizi? «Questo mandato per approfondire gli scenari di sviluppo ha bisogno di pochi mesi. Poi potremo passa­re i risultati del nostro lavoro ad altri, a chi è più adatto a realizzare un vero sviluppo progettuale. Mettersi a interpretare in modo semplicistico alcune alternative di tracciato non avrebbe nessun senso dopo questo anno di lavoro. E' un modello che non ci convince più. Abbiamo capito, e lo hanno capito anche a Palazzo Chigi, che prima è importante affrontare il tema culturale connesso a questa infrastruttura. Si tratta quindi di immaginare come si può trasformare un territorio che ingloba una nuova opera. In fin dei conti è quanto si è arrivati a fare anche per il passante di Torino: prima era solo una ferrovia messa in trincea, poi è diventata l'occasione per ridisegnare tutto un tessuto urbano»..

 

Però il dossier presentato da Francia e Italia per ottenere i finanziamenti europei un tracciato lo ipotizza eccome: c'è una linea abbastanza precisa sulla carta dal confine a Villarfocchiardo, poi si cita il progetto Rfi "Variante mista" per il col­legamento tra la tratta internazionale e lo scalo di Orbassano... Questa ipotesi di tracciato non condizionerà il vostro lavoro sugli "scenari socio economici"? «Intanto l'Osservatorio, con la redazione del dos­sier non c'entra nulla. Io quel dossier lo vedo in modo positivo. Per me significa che l'Europa ha deciso di finanziare per il 18-20 per cento l'Italia e per il 30 per cento i passaggi dell'Arco alpino, che vuole dire che la Commissione europea inizia a considerare la questione alpina come una priorità. Sul merito di quel dossier faccio notare che se qualcuno lo considera super­ficiale è stato considerato da Bruxelles un documento fatto bene in rapporto agli altri dossier di candidatura presentati dagli altri Stati. Dopodiché i patti del tavolo politico del 13 giugno erano che i due go­verni avrebbero presentato una richiesta di finanziamento. Ma che in alcun modo questo avrebbe condizionato i lavori di approfondimento con i territori».

 

Però adesso i soldi sono stati stanziati e in qualche modo, prima o poi, bisognerà pur dimostrare di averli spesi... «Intanto il dossier parte dal fatto che in Francia è già approvato anche dalle comunità locali un tracciato. Da questo si è scelto dipartire per sbucare in Italia a Chiomante, e poi dove le pendenze lo consentono dalle parti della fine della tratta internazionale così come la definiva l'accordo internazionale del 2001. Tutto qui. Sulla parte nazionale il dossier evoca soltanto un 'ipotesi che non ha niente a che vedere con il dossier».

Ma se l'Europa preme perché l'Italia dimostri di avere speso quei soldi, vuol dire che qualche opera sulla base di quel tracciato bisognerà pur provare a farla. Magari qualche discenderia e qualcuno dei tre cunicoli esplorativi indicati nel dossier... «La Commissione europea non ha concesso i soldi per quello. L'Ue vuole che nel 2013 ci siano le condizioni per potere operare nel territorio. A Bruxelles lo sanno bene che il primo tassello è il consenso. Non credo proprio che verrà in mente a nessuno di inficiare lo sforzo che si sta facendo al tavolo politico nella ricerca di un accordo soddisfacente per tutti».



[1] Nota di Notavtorino: Un documento in 4 punti che dice in sintesi: l'Osservatorio non è un tavolo di concerta­zione; l'Osservatorio è un braccio tecnico-operativo del tavolo politico chiamato a discutere il "se", e non il "come" dellaTorino-Lione; è utile che il tavolo presieduto da Mario Virano concluda la discussione tecnica sul nodo di Torino; i quaderni dell'Osservatorio sinora pubblicati dicono chiaramente che la linea storica Torino-Modane non è satura.