Una zona franca (solo) per Scajola

Anche Ventimiglia, collegio elettorale del ministro, beneficerà degli sgravi fiscali

Cinque anni con zero tasse sui redditi e zero Irap per le aziende. Ma la scelta della città ligure sembra un po’ “forzata”

 

di Sergio Rizzo da Corriere Economia del 2/11/09 – pag. 1

 

Era un Claudio Scajola trionfante, quello che il 28 ottobre annuncia­va al Riformista : «Abbiamo varato le 22 zone franche che distribuiranno 100 mi­liardi di agevolazioni e con­tributi nei quartieri più disa­giati del Paese». Disagiati al pari di Ventimiglia, città ligu­re al confine con la Francia. Incidentalmente, limite occi­dentale del collegio elettora­le dell'imperiese Scajola: il quale incidentalmente pure ministro competente per la materia «zone franche».

 

Non dev'essere stato faci­le. Le zone franche sono sta­te istituite da Romano Prodi sulla scia di una norma euro­pea. Poi la palla è passata a Silvio Berlusconi, cioè al suo ministro per lo Sviluppo eco­nomico. E che palla. Le zone franche sono piccole aree con determinati parametri di disagio socioeconomici: le imprese che vanno lì han­no benefici da stropicciarsi gli occhi. Per i primi cinque anni, zero imposte sui reddi­ti, zero Irap, zero lci. E poi ta­gli alle tasse per altri nove an­ni. Il tutto coperto da contri­buti pubblici.

 

Il precedente governo di centrosinistra aveva stabili­to che non fossero più di 18. Pochine, rispetto alla valan­ga di richieste. Così alla fine, per rendere meno dolorosa la scelta fra i 63 comuni di­chiarati ammissibili, si è deciso dì portarle da 18 a 22, Anche perché, come spiega bene la delibera del Cipe del­lo scorso 8 maggio, si poteva evitare di dare almeno qual­che briciola alla «macro-area del Centro-Nord»?

 

Ecco quindi che nell'elen­co dei fortunati «comuni» de­stinati a ospitare le zone fran­che, accanto a Catania, Taranto, Cagliari, Lecce, Campobasso, Matera, Pescara... sono spuntati anche «Mas­sa-Carrara» (ma Massa e Carrara non sono due comu­ni distinti?) e Ventimiglia.

 

Chi sospetta carte trucca­te si ricreda. Qual è il limite minimo di abitanti per acce­dere ai benefici? 25 mila. E quanti ne ha Ventimiglia? 25.509, secondo i dati Istat 2006. Qual è il limite previsto per una zona franca? 7.500 anime, E quante ne ha la zona franca che ha scelto il sindaco di Ventimiglia pidiellino Gaetano Scullino, fedelissimo di Scajola? 7.554, dice il censimento del 2001.

 

Quale il rapporto minimo fra la popolazione comunale e quella della zona franca? il 30%. E qual è in questa situa­zione? Il 30,63%. Beninteso, prendendo per buoni i dati 2001, e non quelli 2006 utiliz­zati per calcolare la popola­zione di Ventimiglia. Perché in tal caso il rapporto scende­rebbe al 29,61%, e non ci sa­remmo. D'altra parte se si prendessero a riferimento soltanto i dati 2001 non ci sa­remmo lo stesso, perché gli abitanti scenderebbero a 24.665. Ma tant'è.

 

La delibera Cipe dice che sono quisquilie: «Sì ritiene che tale scostamento non in­fici quanto previsto nella cir­colare» del ministero di Scajola. C'erano forse dub­bi? Del resto, il tasso di disoccupazione comunale, l'8,6%, non è forse superiore a quello medio nazionale, il 7,7% nel 2005? (perché nel 2005, quattro anni fa?)

 

E i disoccupati nella zona franca non sono forse il 13,2%, tasso superiore della media comunale del 12,09% nel 2001? (perché nel 2001, otto anni fa?). E poi dicono che la politica ha perso i lega­mi col territorio...