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Da Vicenza a Serre: andata e ritorno
“L’oasi di Serre nella Piana del Sele ha mantenuto
intatte le sue caratteristiche naturali con 150 specie di uccelli, volpi cinghiali,
faine, donnole, ricci, moscardini e lontre. Le acque del fiume, limpide e trasparenti,
sono l’habitat favorevole a molti tipi di pesci.” E’ scritto
nel pieghevole “Serre, paese delle oasi” che un uomo ci regala
perché lo portiamo a casa e mostriamo a chi non è potuto venire
la cartina di uno dei territori più verdi rimasti oggi in Campania
e che il Commissario per l’ambiente Bertolaso ha scelto perché diventi
la discarica più grande d’Italia, per “risolvere” il
problema dei rifiuti che inondano tutta la regione.
Anni e anni di commissariamento speciale non hanno influito di una virgola
sulla gestione della spazzatura che per la camorra si trasforma in oro come
ci spiega Roberto Saviano nel suo libro “Gomorra” quando racconta
come le “famiglie” dirigono tutto il traffico dei rifiuti tossici
dal nord al sud, senza nessuna remora di foderare di veleni i loro paesi, di
lasciare marcire le terre e la salute dei loro concittadini. Come per l’operazione “Cassiopea” 2003
che dimostrò che dal nord partivano ogni mattina decine di Tir che scaricavano
abusivamente in Campania zinco, cadmio, scarto di vernici, fanghi da depuratori,
plastiche varie, arsenico, prodotti delle acciaierie, piombo etc., insomma
tutti i nostri veleni, un buon affare per i camorristi del sud e per gli industriali
del nord che smaltiscono i rifiuti delle loro produzioni con cifre irrisorie.
“Il problema non è tanto la spazzatura delle
nostre case” ci spiega Anna, 47 anni, due figlie, un marito finanziere
e una vita di lavoro da quando a 11 anni faceva la bracciante giornaliera nelle
terre fertili della piana del Sele, per 1000 lire al giorno. “Se non
ci fosse il business dei rifiuti tossici, le amministrazioni avrebbero avviato
la raccolta differenziata. Però non gli conviene perchè tutti
sanno che fra la immondizia mescolata e più facile nascondere i rifiuti
tossici che vengono dal nord.”
Anna ha il braccio al collo per una lussazione. Sabato 12 maggio, alle 7,30
del mattino è arrivata la polizia a sgomberare il loro Presidio e ad
aprire la strada alle ruspe che vogliono mangiarsi la Valle della Masseria,
l’oasi del Sele, per farne un’enorme discarica a cielo aperto.
Lei faceva resistenza insieme agli altri del paese, si erano incatenati con
le braccia ma li hanno trascinati sul selciato. In 13 sono finiti all’ospedale
per difendere la loro terra ma non demordono. La resistenza è scritta
nel dna di questa donna, una dei 14 figli di una coppia di contadini che proprio
in quella zona hanno versato sangue e sudore. Del resto le lotte dei braccianti
di Acerra e Battipaglia sono note a chi si è occupato dello sfruttamento
nelle campagne del Sud.
Quella di qui è gente dura, che non si piega. Nel ’69,
in seguito all’annuncio della chiusura della manifattura di tabacchi
e dello zuccherificio, in tremila scesero in piazza, bloccarono ferrovie, strade
ed autostrade, incendiarono il municipio ed il commissariato, ebbero 2 morti
e 200 feriti ma alla fine vinsero. Del resto quasi tutto il paese viveva del
lavoro in quelle fabbriche.
“Dopo la vita che ho fatto, ci spiega Anna, volete che questi mi facciano
paura? Sono stata anche in Germania, 10 anni di lavoro duro, ma abbiamo messo
da parte i soldi per tornare a casa, per noi e le nostre figlie. Da casa mia
si vede il mare e tutto il verde della campagna. Mi affaccio al balcone e respiro
aria pulita. E questi vogliono distruggermi la vita e tutto quello che ci eravamo
costruiti!”
Anna e Guglielmo ci hanno ospitato sabato notte di ritorno dalla manifestazione
di Napoli, quella che La Rete Nazionale Rifiuti Zero aveva indetto per richiamare
l’attenzione sul problema dei rifiuti in Campania ma che è diventata
di rilevanza nazionale dopo i fatti di Serre, l’assalto ignobile del
Presidio da parte delle forze dell’ordine che hanno picchiato persino
il Sindaco Palmiro Cornetta che si è dimesso dai ds in polemica con
Bassolino, che prima come Commissario straordinario e poi come Presidente della
Regione ha trattato l’intero affare nel peggiore dei modi, lasciando
che malaffare legale e illegale si intrecciassero. Inoltre da queste parti
si dice che la moglie del Governatore gestisca la società dei camion
che portano i rifiuti nelle discariche.
Di queste cose parlano al Presidio di Serre, avamposto di protezione della Valle della Masseria, e lottando insieme per difendere la loro terra, imparano a convivere, a collaborare, ad intrecciare le braccia in una catena per difendersi dagli assalti delle “Forze dell’ordine”. Li aiutano certo i fiaschi di vino e i manicaretti che imbandiscono le tavole del Presidio, sotto gli alberi, perchè nella valle fa caldo, è già estate piena e le loro braccia sono cotte dal sole. Sedute a tavola con loro, anche noi stiamo imparando tante cose, chiacchierando con Anna, Antonella e due ragazzi venuti da Salerno a portare solidarietà.
Antonella viene da Eboli, il paese dove si è fermato
Cristo. Ha fondato un comitato “Eboli per la vita”. Anche
lei è tornata a casa dopo anni di emigrazione e lavoro dipendente
per mettere su un’azienda agrituristica. “Ma che turisti volete
che vengano a Serre, dopo questa pubblicità?” allora si è riciclata. “I
nostri figli devono imparare. Abbiamo un dovere verso di loro.” Ci racconta
che ora lavora con le scuole, insegna ai bambini ad amare la natura, li aiuta
a conoscere le varietà di piante del Parco naturale. Coraggiosa e dinamica.
Neanche lei ha paura delle botte. Guarda più in là.
Anna ci mostra una discarica che è già stata riempita senza essere
bonificata: si vede proprio in fondo alla valle vicina, coperta da un telo
di plastica.
Niente qua è a norma. Il percolato scorre come deposito
liquido dei rifiuti ed inquina tutto il territorio circostante e i pascoli
che danno foraggio alle pecore e alle mucche. Il pensiero corre subito ai deliziosi
bocconcini di mozzarella che abbiamo appena addentato. Mozzarella al percolato?
Niente paura. Il caseificio della valle usa ancora latte buono. Ma per quanto?
Anche la ditta incaricata dello smaltimento dei rifiuti, la Fibe, è indagata
per truffa.
“La Fibe, ci spiega Anna, ha prodotto solo quintali e quintali di ecoballe
che, non essendo differenziate, non possono essere smaltite. 7500 km di ecoballe,
ferme lì a marcire e farci marcire!”
7500 km? Come da qui all’India? Cose da non credere …Ci resta
ferma in gola la terza fetta di dolce ripieno di crema di ricotta che ci hanno
offerto perchè queste donne, pur con le braccia al collo per le botte
che si son prese, preparano cibi deliziosi per tutti quelli che passano per
il Presidio. Esprimono disperazione, rabbia ma anche una forte gioia di averci
lì.
Siamo felici di essere qui con loro ma un tantino ci sentiamo
in colpa. Lo sappiamo bene tutte e due che tra quei 7500 km di ecoballe da
smaltire ci sono anche le nostre immondizie e se non proprio le nostre quelle
delle nostre industrie venete che hanno ben potuto arricchirsi risparmiando
sul costi dello smaltimento dei rifiuti tossici. Ci riproponiamo di occuparcene
una volta tornate a casa. Dovremmo cominciare a pensare a inchieste e lotte
che facciano chiarezza su come sono gestiti i rifiuti delle industrie venete
perchè cosi come non ci piace che vengano ad inquinare il nostro territorio
con la nuova base Dal Molin allo stesso modo non possiamo chiudere gli occhi
su quello che le nostre fabbriche fanno distruggendo i territori del nostro
bel sud.
Sarebbe un modo per essere concretamente solidali con Serre se i presidianti
fossero attaccati di nuovo. E che il pericolo ci sia lo sappiamo bene e lo
sa anche Michele, il ragazzo che vuole salvare le lontre e con cui siamo state
in contatto alcuni giorni fa, quando sembrava che un nuovo blitz fosse imminente.
“Ho paura, ci dice salutandoci, Bertolaso non si dimette.
Lui vuole la Valle della Masseria.”
Ma Anna e Antonella hanno la sfida negli occhi. “Noi non glielo lasceremo
fare.” Determinate a resistere un minuto di più.
Serre (SA), 20 Maggio 2007
Presidio Permanente NO Dal Molin - Vicenza