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Vicenza ha deciso. Sì al 95,66%

Il Diario della giornata di democrazia  
E' stata una bella giornata; su Vicenza, dall'alba, splendeva il sole. Per le strade i furgoni carichi di gazebo e tavoli, mentre davanti alle scuole si radunavano i volontari che avrebbero prima montato e poi aperto i seggi. Davanti alle 32 urne organizzate dal comitato per la consultazione popolare - formatosi 3 giorni fa, dopo la sentenza del Consiglio di Stato - code per tutta la giornata: i vicentini avevano voglia di votare.

Poi, man mano che la sera scendeva, al Media Center di Piazza Castello si affollava la gente; prima a decine, poi a centinaia per seguire con i propri occhi lo spoglio delle schede. Hanno chiuso alle 21.00 i seggi, ma lo scrutinio è finito che era quasi mezzanotte; in una piazza piena di gente ha preso il microfono il notaio del comitato dei garanti che ha snocciolato i numeri: 24.094 votanti pari al 28,56% degli iscritti alle liste elettorali. Di questi, 23.050 sono voti favorevoli all'acquisizione, da parte del Comune di Vicenza, dell'area del Dal Molin: il 95,66% dei votanti, dunque, ha detto no alla nuova base militare statunitense.

Nella piazza scrosciano gli applausi; un referendum convocato dalla città, mercoledì sera in Piazza dei Signori, dopo che il Consiglio di Stato, con un colpo di mano, aveva annullato la consultazione ufficiale promossa dall'Amministrazione comunale. Quella sera, sospinto da 12 mila vicentini indignati, il Sindaco aveva annunciato che "se non ci permettono di votare nelle nostre scuole, voteremo davanti alle nostre scuole, sotto i nostri gazebo". E così è stato: migliaia di vicentini hanno rivendicato, votando, il diritto della città del Palladio a decidere del proprio futuro e hanno difeso la democrazia che era stata sospesa dalla sentenza filogovernativa del Consiglio di Stato.

"Un risultato eccezionale - ha commentato, a caldo, Achille Variati - che dimostra la volontà della cittadinanza di esprimersi. Chi criticherà questa giornata di democrazia - ha concluso il Sindaco - organizzi un referendum autogestito e porti a votare 24.000 cittadini a favore della base militare". Cinzia Bottene, del Presidio Permanente, ha sottolineato la natura decisionale di questo atto democratico: Vicenza ha deciso, ora gli statunitensi devono rispettare la città e ritirare il proprio progetto.

Tra i favorevoli alla base militare (i partiti del centrodestra) è calato un imbarazzato silenzio. Unica voce fuori dal coro è quella di Giancarlo Galan che fa la figura del baccalà, non accorgendosi che al voto hanno partecipato decine di migliaia di persone e non capendo che la consultazione era organizzata con tutte le garanzie necessarie per far sì che soltanto i residenti potessero votare; ma non c'è da stupirsi: il governatore veneto, pur di far prendere aria alla bocca, è pronto a dir di tutto e in questi giorni ha dato il meglio di sè insultando più volte la città del Palladio.

Due anni di atti di arroganza e imposizioni, dunque, non sono bastati a far piegare la testa ai vicentini che, con il voto di oggi, hanno dimostrato ancora una volta il radicamento di cui gode l'opposizione alla struttura militare statunitense. La democrazia, finalmente, si è espressa e ha deciso: No Dal Molin.

(vedi anche: Il Consiglio di Stato blocca il referendum)


Presidio permanente NO Dal Molin - Vicenza

Ultimo aggiornamento: Lunedì, 6-ott-08