Comitato popolare contro discarica Caggiano (Salerno) Stampa

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La Provincia di Salerno ha recentemente individuato come sito per la realizzazione di una discarica provinciale di rifiuti solidi non differenziati la cava estrattiva di Serra Arenosa, tra il comune di Caggiano e quello di Vietri di Potenza. La relazione di un autorevole geologo ha individuato tre ordini di problemi geo-ambientali: l’area interessata è posta su di una faglia attiva ad elevato rischio sismico; il suolo è di natura calcarea e quindi soggetto a possibili infiltrazioni di natura inquinante (percolato); la presenza di falde acquifere sotterranee alimentanti sorgenti attigue al fiume Melandro e la sorgente Acqua dell’Elice. Oltre alle incompetenze tecniche si rilevano anche profili di illegalità. Il sito, infatti, si trova sul confine tra due regioni, Campania e Basilicata. La legge recentemente approvata “per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania” (legge 87 del 2007) prevede che nel caso si sconfini nel territorio di una regione limitrofa si debbano, perlomeno, consultare le istituzioni di questa. Nel caso specifico, la Provincia di Salerno non ha effettuato nessuna comunicazione né alla Regione Basilicata né, tanto meno, alla Provincia di Potenza. Per non parlare della consultazione della locale popolazione (o, al limite, dei suoi rappresentanti comunali). Principio costituzionale troppo spesso calpestato. Il compito del comitato popolare contro la discarica di Caggiano è primariamente quello di opporsi, non escludendo alcuna forma di lotta, ad una decisione arbitraria, illegale ed incompetente, ma anche, ed in prospettiva soprattutto, quello di stimolare un percorso di riflessione sull’intera questione dell’ormai quindicinale emergenza-rifiuti in Campania, di connettere l’esperienza a quella delle altre comunità in lotta sparse sul territorio nazionale, di provare, alla radice, ad interrogarsi sugli attuali modi di produzione consumistici, cercando di immaginare “un altro modo di produrre”, fondato sui bisogni o sulle mediazioni proposte dalle pratiche del “consumo critico”.
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