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Notizie dal Comitato NO TAV Torino - n.10

(10 Dicembre2012)

 

La bilancia della giustizia

 

 

il movimento notav chiede un aiuto per tentare di riportare in equilibrio una bilancia taroccata. Per affrontare i numerosi processi (penali e civili) che vedono imputati attivisti notav si debbono sostenere ingenti spese.

 Lanciamo una sottoscrizione per sostenere le spese legali...



I governi nascono, crescono e muoiono e la resistenza notav continua. E' così da più di vent'anni. Certo, ci aspetteremmo che governi troppo attenti alle richieste dei mercati cadessero per effetto delle tante lotte sociali e dalle loro ceneri ne nascessero di nuovi capaci di rispondere alle domande di lavoro, diritti e democrazia. Ma si sa, i calcoli elettorali di partiti in via di estinzione e di altri che puntano solo sulle disgrazie altrui dettano ancora l'agenda di una politica che è antipolitica per eccellenza. Chi cerca un lavoro, un posto in ospedale, una scuola che non cada a pezzi deve continuare ad avere pazienza. Chissà se questa volta passeremo dall'ingessato umor inglese alle sguaiate barzelette nostrane o alla patetica ironia emiliano-romagnola. Prima o poi il giocattolo programmato per riprodursi all'infinito si incepperà, prima o poi qualche sorpresa arriverà: la lotta notav è anche una speranza per chi guarda al futuro senza farsi inebriare dall'ebbrezza della velocità di un freccia rossa targato moretti o di un italo targato montezemolo. Un altro spread è possibile.

Mentre l'Europa delle banche ci osserva e ci controlla i nostri governi fingono sempre ottimismo quando devono dimostrare che tutto fila liscio. Come a Lyon il 3 dicembre scorso, tanto per fare un esempio, quando Monti e Hollande concludevano un vertice mentre la polizia francese doveva dimostrarsi all'altezza di quella italiana se si tratta di zittire voci scomode fuori dal coro TAV.
In quello che è stato presentato in pompa magna come un vertice finalmente risolutivo sul TAV in realtà sono stati sottoscritti solo documenti su cooperazione tra le polizie, nei settori militari, per l'istruzione tra insegnamento superiore e ricerca; e i ministri dei trasporti, nostrani e d'oltralpe, "hanno convenuto che la galleria di sicurezza del Fréjus, in costruzione, sarà aperta alla circolazione in un solo senso di marcia e contemporaneamente il tunnel attuale sarà ridotto da due sensi di marcia a uno". E i due Stati "si rallegrano per l'avvio, quest'autunno, dei lavori di separazione dei due sensi di marcia nel tunnel stradale di Tenda, al fine di migliorarne la sicurezza".

Si, avete capito bene: i governi di Francia e Italia riuniti in un vertice che passerà alla storia si rallegrano perché in una galleria stradale si viaggia finalmente (!) a senso unico alternato e decidono che in una traforo autostradale la galleria di sicurezza non serve e si può usarla tranquillamente per far passare più traffico su gomma. E il treno? Ah, già, il treno: "La Francia e l'Italia confermano l'interesse strategico del progetto del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione. Si tratta di un'infrastruttura prioritaria, non solo per i due Paesi ma anche per 'Unione Europea". Roba da non crederci, eppure è scritto, nero su bianco.
Per il resto si limitano a batter cassa all'Europa dicendo che "Francia e Italia dichiarano che l'impegno europeo a finanziare il 50%  degli studi e dei lavori preparatori e il 40% dei lavori definitivi è "un elemento decisivo per la realizzazione del progetto". (tradotto significa: "Non possiamo andare avanti perché non abbiamo i soldi; o l'Europa trova un trucco per far fessi altri paesi oppure siamo fregati"). Anche questo è scritto in un documento conclusivo del vertice.
D'altra parte la Corte dei Conti francese aveva messo uno stop chiaro e netto: nel parere fornito al primo ministro Ayrault, i magistrati rilevavano il raddoppio dei costi della linea ferroviaria Torino-Lione ed il calo progressivo del traffico. E citavano studi secondo i quali l'opera non avrebbe prodotto profitti neppure in uno scenario di ripresa economica. Era un chiaro messaggio al presidente Hollande in vista del vertice a Lione (vedi articoli su Il Fatto quotidiano e Les Echos  e il comunicato stampa dei NO-TAV francesi)

Mentre a Lione il nostro governo decideva insieme al governo francese che non si  può decidere nulla la gendarmerie sequestrava per ore centinaia di notav che tutto avrebbero immaginato eccetto che essere immigrati clandestini (e quindi, per definizione, indesiderati) e spruzzava delicatamente in faccia ai facinorosi pensionati con bandiera notav un assaggio di gas al peperoncino e li allontanava con i manganelli e i blindati. Ecco una testimonianza.

Intanto a casa nostra la Procura di Torino ne inventava un'altra partendo dal presupposto che se un minorenne distribuisce volantini notav è un potenziale futuro terrorista ed è cosa buona e giusta fermarlo in tempo. I carabinieri lo identificano, fanno rapporto (chiarendo tra l'altro che non ha commesso alcun reato) e il Tribunale dei minori su richiesta della Procura incarica i servizi sociali di indagare sul "disagio" della famiglia del minorenne futuro terrorista. Roba da non crederci, intimidirne tre per zittirne trecento, vale per i minorenni e vale per le loro famiglie che impareranno ad  educare i propri figli ad esercitare democraticamente il diritto di critica. La situazione di "disagio minorile"  è evidente, il rischio di devianza è concreto e occorre intervenire viste le carenze educative delle famiglie ... (ascolta le testimonianze dei pericolosi terroristi e dei loro genitori incoscienti).

In attesa che il procuratore capo ripassi la Costituzione i notav celebrano l'8 dicembre l'immacolata manifestazione (immacolata come la neve caduta nei giorni scorsi, lungi da noi voler deridere una festa religiosa). Sono passati sette anni da Venaus, anche allora c'era la neve. Anche oggi c'è una zona rossa non dichiarata e difesa illegalmente da centinaia e forse più di uomini in divisa in tenuta antisommossa. Le grate anche questa volta cadono e si arriva ai bordi del cantiere. Non ci interessa andare allo scontro, il nostro messaggio è chiaro: c'eravamo ieri, siamo qui oggi, domani ci saremo ancora. Sarete voi a dover andar via. Ora s'è fatto tardi, il buio cala nei boschi, la giornata non è finita e andiamo a festeggiare in un teatro dove qualche intoppo tecnico impedisce all'ultimo momento i previsti collegamenti video con piazze di indignati in Grecia, al Cairo e a Madrid ma non mancano le voci della Palestina. Testimonianze della resistenza di Notre Dame des Landes (Nantes), la musica e l'ironia fanno il resto. E' stata un'altra allegra giornata di lotta. (vedi un video e una galleria di immagini)



Altre notizie su www.notavtorino.org