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Susa, la commissione tecnica dell'Unione diserta l'incontro con Telt

Oggi l'appuntamento al Castello, Poggio e Giunti: «Devono dare tante risposte, forse troppe»

 

di Claudio Rovere da Luna nuova del 01-07-2025

https://www.lunanuova.it/home/2025/07/01/news/susa-la-commissione-tecnica-dell-unione-diserta-l-incontro-con-telt-517790/

 

La commissione tecnica tav dell’Unione montana Valle Susa ha scelto di non partecipare all’incontro pubblico a numero chiuso di oggi pomeriggio, dove Telt dovrebbe far chiarezza su quanto succederà nella piana di Susa nei prossimi anni. La scelta è spiegata da due dei tecnici, entrambi segusini, Alberto Poggio e Luca Giunti.

 

L’amministrazione di Susa ha invitato Telt martedì 1° luglio. Presenterà il progetto esecutivo della cantierizzazione?
“Nel settembre del 2020 la commissione tecnica dell’Unione montana aveva reso noti i ritardi di Telt nella realizzazione del sito di gestione dei materiali scavo a Salbertrand e segnalato il ritorno dello smarino a Susa con tutti i conseguenti impatti sanitari, ambientali, economici. Telt ci ha messo 5 anni a preparare questa variante di progetto già annunciata nei fatti. Eppure, a tutt’oggi (domenica, ndr) nessun documento di progetto è stato reso pubblico o trasmesso alle amministrazioni locali interessate”.


Quindi di cosa si parlerà martedì?
“Se Telt si limiterà a mostrare slide e formulare ipotesi e auspici, non ci sarà granché da fare. In qualsiasi comune non si discute nemmeno di un pollaio se non porti la documentazione tecnica adeguata. La valutazione vera si fa sui documenti di progetto, il resto sono chiacchiere, come abbiamo già ampiamente sperimentato in questi anni”.


Un incontro inutile quindi?
“Le ipotesi di cantierizzazione finora paventate nella piana di Susa e Bussoleno sono pesantissime. Sono tante le questioni concrete cui finora nessuno ha dato risconto. Quale sarebbe la data esatta prevista per l’apertura dei cantieri? E quale data esatta per la loro chiusura definitiva? Quale sarebbe la quantità esatta di smarino da scaricare, triturare e stoccare a Susa? Quale numero esatto di camion per movimentarlo e su quali percorsi viari? Alla fine dei cantieri tutti i materiali di scavo scaricati a Susa sarebbero rimossi integralmente? In quale giorno di quale anno cesserebbe il servizio ferroviario tra Susa e Bussoleno? E quando sarebbe ripristinato? Nel frattempo quale sarebbe il numero di autobus sostitutivi previsti per ogni corsa? E con quali frequenze? I medesimi orari e capienze dei treni oppure qualche autobus ogni tanto?”.


Molte domande a cui in teoria dovrebbero corrispondere altrettanti impegni…
“Difficile immaginare Telt come un soggetto in grado di dare garanzie. Dal punto di vista progettuale, in tutti questi anni le carte in tavola sono state cambiante troppe volte. Con ogni probabilità il progetto raccontato oggi sarà ulteriormente modificato. Poi c’è la questione chiave: i soldi.
Impossibile dare assicurazioni sui tempi di apertura e chiusura di cantieri quando le risorse economiche per realizzare l’opera non ci sono. Il costo è schizzato a 14,7 miliardi di euro, fuori controllo. Ormai è palese che l’Unione Europea non è in grado di erogare contributi sufficienti a completare il tunnel di base entro il 2033, data attuale annunciata per l’entrata in servizio. Nel contesto dei bilanci statali italiani e francesi, credere che siano gli stati ad accollarsi il costo dell’opera è fantascienza. Ma Susa e la valle hanno diritto a ricevere risposte.
Al Castello di Adelaide i dirigenti di Telt saranno sotto esame, è loro dovere arrivare preparati. A dargli il voto saranno i cittadini, almeno quelli che riusciranno a entrare”.


In effetti il Castello non offre grandi spazi di partecipazione.
“Come commissione tecnica siamo abituati a incontri e confronti aperti e accessibili a tutte e tutti, senza filtri e vincoli. Lo abbiamo fatto più volte e continueremo a farlo in piazze e luoghi pubblici, a Susa, in valle e non solo, a fianco dell’Unione montana e delle amministrazioni locali interessate. Quella di martedì a Susa è l’ennesima presentazione unilaterale e blindata, senza dibattito o contraddittorio, costruita ad hoc per chi ha paura di confrontarsi. Vedremo se in future occasioni Telt supererà questi timori”.


Ma c’è ancora spazio per l’azione dei Comuni oppure gli resta solo più il ruolo di facilitatori?
“I facilitatori sono quelli che ti devono vendere o far accettare qualcosa. Telt è una controparte, propone un progetto devastante per la Valle di Susa, oltre che per le finanze pubbliche. Le istituzioni locali hanno un compito precipuo: tutelare i cittadini e il territorio mettendo in discussione questo progetto, soprattutto quando è palese la sua inutilità”.


Sì, ma in che modo?
“Già nel 2020 l’Unione montana aveva manifestato con forza al Governo e alla Regione Piemonte la necessità di procedere a una nuova Valutazione di Impatto Ambientale della Variante con cui Telt riporta lo smarino a Susa, determinando impatti mai esaminati. Una volta resa pubblica questa Variante, si tornerà a premere in questa direzione. Si tratta di un passaggio ineludibile, una cartina di tornasole per testare la credibilità delle controparti. Qualche mese fa si è allineato su questa posizione anche il Comune di Susa. Martedì potrà certamente cogliere l’occasione per chiederne conto pubblicamente a Telt. Poi c’è da porre un tema più generale di programmazione delle risorse pubbliche. Recentemente i fondi di manutenzione stradale della Città Metropolitana e delle Province hanno rischiato di saltare perché fagocitati dalle grandi opere come Tav e Ponte sullo Stretto. La Città di Torino continua a non avere i soldi per completare la Metropolitana, mentre la Legge di bilancio dirotta altri fondi sulla Torino-Lione in crisi di finanziamenti. Per quanto ancora si potrà reggere questo gioco?”.


Fermare il Tav già partito?
“Di Torino-Lione si parla ormai da oltre trent’anni, durante i quali i vari proponenti dell’opera hanno tentato di realizzarla, finora senza riuscirci. Telt è solo l’ultimo di questi soggetti. In quanto a ritardi e inefficacia non si sta distinguendo dai suoi predecessori. Dopo un quarto di secolo dall’avvio dei primi lavori preparatori in Francia, la realizzazione dell’opera è al palo e nessuno è in grado di dire se e quando se ne vedrà la fine. Staccare la spina è diventata l’opzione più conveniente”.