Venerdì 29 Agosto 2008 00:00 |
Exilles CARTA settimanale 29 Agosto - 4 Settembre 2008 Alla fine è successo. Capita che ci si rialzi, in montagna dopo una caduta. E capita anche che siano altri ad impacchettarti e portarti a valle. Una estate così, fatta di incidenti ad alta quota. Una pietra ha fermato la caduta di Gianfranco Joannas giovane sindaco di Exilles piccolo paese dell’alta valle di Susa, trecento anime a due passi dalla Francia. Al Forte, domenica 10 agosto concerto dell'orchestra sinfonica. A pochi chilometri di distanza, grande abbuffata al presidio di Venaus, cena sotto le stelle organizzata dal patto di mutuo soccorso. Numeri delle grandi occasioni. “Vado a fare lo zaino” è stata la frase che Gianfranco sindaco ha detto per salutare tutti, le montagne di Briançon lo aspettavano. Tardo pomeriggio arriva la notizia. Tempo sospeso: in attesa di particolari viene a mancare l’aria. Non era certo l’unico amministratore dell’alta valle di Susa attento ai problemi ambientali, certo era l’unico che ha percorso un tratto di strada alla marcia da Venaus a Roma del 2006. Era arrivato a Livorno per il week end, aveva preso la parola e portato la sua testimonianza. Di poche parole, timido fino all’esagerazione sapeva trasmettere l’essenza, le ragioni di questa valle alpina. Dovendo scegliere una immagine, fra le tante, piace restituirlo al ballo Occitano, la Curenta, una antica danza di origine francese. E si parte, a ballare e a testimoniare al mondo che esistono (e sono esistite) altre forme di stili di vita, di comunità pensanti. Erano tutte presenti al funerale di Gianfranco sindaco, gente di montagna, il viso scavato e cotto dal sole, alpini, alpinisti, italiani e francesi, tanti amministratori con fascia. Giovedì 14 agosto, una data non facile per essere presente, eppure, forte del fatto che la notizia era stata venduta bene da giornali e Tv la passerella dei politici si è consumata. Fra questi, davvero fuori posto, il presidente dell’Osservatorio Virano, venuto come i gatti a segnare il territorio. Si notava il dolore da parte degli amici di Gianfranco, in disparte, persi, nell’impossibilità di farsene una ragione. E la grande retorica. Non è mancato l’applauso alla bara (una moda di cattivo gusto) che denuncia l’incapacità di vivere il silenzio come forma alta di meditazione profonda
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