DOCUMENTAZIONE

Proponiamo una selezione "ragionata" dell'ampia documentazione oggi disponibile sul TAV  suddivisa in aree distinte:

Altri documenti in: TAV: a che punto siamo?


Il mito dell'alta velocità in Italia

In Italia il mito di una grande opera ferroviaria ad alta velocità, elevata ad emblema di modernità, patente di europeismo, garanzia di perpetuazione del modello di sviluppo consumista sta tuttora abbagliando molti, a destra come al centro ed a sinistra. E’ l’effetto di una martellante propaganda orchestrata dai poteri forti, tutti interessati ad entrare nel più grande affare mai immaginato. Resiste solo chi rifiuta la catena di distribuzione di favori, chi all’offerta di "un posto a tavola" contrappone ed antepone valutazioni concrete del rapporto costi-benefici dell’infrastruttura e mette nel conto la salvaguardia del territorio e delle risorse economiche ed ambientali, nell’interesse generale dell’attuale generazione e di quelle future.

La "chiave di lettura" che proponiamo di fianco è tratta dal documento Breve storia dell’Alta Velocità di C. Cancelli (docente al Politecnico di Torino; consulente tecnico della Comunità Montana Bassa Valle Susa per l’Alta Velocità; coautore del libro "Alta velocità. Valutazione economica, tecnologica e ambientale del progetto" Ed. CUEN-Ecologia)
Col senno di chi da 13 anni si è costantemente occupato di TAV, analizzando le questioni tecniche ma anche riuscendo via via a decodificare sempre più lucidamente gli inciuci politico-imprenditoriali, l’autore condensa in queste 6 pagine quegli elementi salienti che riconpongono il significato autentico, fin troppo chiaro, del “grande affare”.
Lo fa chiamando col proprio nome i fatti e le persone implicate


I documenti che proponiamo descrivono gli scenari, non sempre limpidi, in cui (già da 15 anni) politici ed imprenditori hanno coltivato il mito; raccontano le manovre lobbistiche volte a rimuovere lacci e lacciuoli legislativi, procedure "eccessivamente garantiste" considerate ostacolanti; svelano, dietro gli slogan roboanti, il banale tentativo di accaparrarsi qualche briciola della grande torta (oltre centomila miliardi delle vecchie Lire); dimostrano la futura insostenibilità economica, al momento occultata con trucchi da "finanza creativa", di un simile mega-progetto.
Raggruppiamo i documenti in due capitoli:

Altri documenti in: TAV: a che punto siamo?

Un’utile chiave di lettura

"L’alta velocità ferroviaria è nata a metà degli anni 80 in sede politica. Gli ingegneri dell’Ansaldo, a cui un paio di anni prima era stato affidato il compito di progettare, per quanto riguardava il settore ferroviario, il Piano Generale dei Trasporti, non l’avevano prevista. In questa anomalia si trova il segno dell’intera vicenda … In questo Paese mancano tutte le condizioni favorevoli e si accumulano tutte quelle negative, per le caratteristiche orografiche, la distribuzione e la densità degli abitanti, l’urbanizzazione diffusa…"

"La peculiarità di questa vicenda è che ci si trova di fronte al mistero di persone che hanno apparentemente programmato un disastro economico, sapendo perfettamente di farlo. La spiegazione non è difficile; per capire è sufficiente sostituire alla regola del capitalismo teorico quella del capitalismo reale che dice, più o meno: è accettabile qualunque disastro economico purchè le perdite siano addossate all’intera comunità e i guadagni rimangano nelle mani di chi gestisce l’operazione. Il che, per dirla tutta, non è una grande novità; ma in questo caso l’applicazione del principio è stata veramente grandiosa, lo schieramento di forze che l’ha sostenuta nuovo ed impressionante, e il cambiamento di regole che l’iniziativa ha comportato tale da modificare strutturalmente i lineamenti del diritto … La straordinaria trovata di addossare i costi alle generazioni future ha aperto di fatto un pozzo senza fondo. Di lì si pesca per coinvolgere partiti, consulenti, chiunque esprima dubbi; per promettere agli enti locali, che devono acconsentire al passaggio delle nuove linee, faraoniche opere di compensazione, per firmare impegni di qualsiasi tipo con la tranquilla convinzione di non dover, a proprie spese, mantenere nulla…"

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Il trasporto delle merci attraverso le Alpi

In questa sezione sono raccolti documenti, schede e notizie che illustrano lo specifico problema della gestione dei flussi di merci attraverso la catena alpina, un ecosistema particolarmente sensibile all'impatto del traffico.
Sull’argomento ospitiamo alcune analisi e proposte di soluzione, privilegiando quelle caratterizzate dall’attenzione per la sostenibilità ambientale e che puntano a ridurre o almeno razionalizzare i transiti sulla base di potenzialità già esistenti.

Il problema specifico
Scheda: Il trasporto delle merci (in particolare attraverso le Alpi)
Sintesi in 7 slide di concetti e dati fondamentali del problema, estratti dalla pubblicazione “Il prezzo giusto per il trasporto merci” edita congiuntamente da 4 associazioni: CIPRA (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), WWF, Legambiente, Iniziativa delle Alpi.

Stime e scenari del traffico ferroviario nell’arco alpino di Andrea Debernardi (Soc. di Ingegneria dei trasporti Polinomia)
Presentato nel corso del convegno “La cura del ferro e l’arco alpino” (Milano, 21/5/04) il documento contiene un’analisi aggiornata e proiezioni al 2025 su domanda e dati di traffico transalpino; stima le potenzialità ed il tasso attuale di utilizzo dei valichi ferroviari già esistenti dimostrando che non è certo la loro saturazione a spingere i flussi merci su strade ed autostrade; arriva a concludere che nuovi trafori non sono quindi affatto risolutivi per la competitività del ferro contro la gomma. Insomma: nei prossimi decenni una nuova linea ad Alta Capacità non è necessaria; chi la propone lo fa dunque con altri scopi, per altri interessi. Vedi anche l'aggiornamento del 29/3/07:
Le prospettive di saturazione dei valichi alpini (documento pdf pubblicato sul sito www.lavoce.info)

Possibili soluzioni
Risoluzione franco-italiana della CIPRA (2/7/2006)
In questo documento comune le due sezioni nazionali della Commissione Internazionale per la PRotezione delle Alpi rivendicano ai rispettivi Parlamenti misure immediate per trasferire traffico da strada a ferrovia, con l’obiettivo di dimezzare entro il 2020 il peso delle merci che attraversano su strada la frontiera alpina (Monte Bianco + Frejus).
Per accelerare il processo di trasferimento modale delle merci e dei passeggeri e per migliorare la qualità del processo democratico decisionale riguardante questi progetti ferroviari, le associazioni firmatarie propongono di realizzare un libro bianco dei progetti di sviluppo ferroviari nelle Alpi franco-italiane.

Il Ferroutage, ovvero l'Autostrada Ferroviaria Alpina (AFA)
L’idea del ferroutage è di caricare interamente i TIR, motrice compresa, su appositi carri ferroviari ribassati per “traghettarli” insieme agli autisti oltre le montagne. Da novembre 2003 è avviata una sperimentazione italo-francese di questo tipo di servizio attraverso il tunnel della ferrovia storica del Frejus.

La valutazione dei Francesi di FRAPNA sul progetto della TAC Torino Lyon : tutto questo per che cosa ?
Anche questa associazione francese valuta che il TAV/TAC sarebbe inutile se si facesse funzionare la linea storica ammodernata secondo le sue reali potenzialità: è un parere particolarmente significativo, visto che la Fédération Rhône-Alpes de Protection de la NAture è una componente regionale della prestigiosa FNE (France Nature Environnement) e che la regione Rhône-Alpes è quella interessata dal tracciato della Torino-Lyon. Nel documento FRAPNA elenca comunque le sue prescrizioni per risolvere il “problema merci”.

La posizione del WWF Italia sui trasporti nell’arco alpino
In questo documento il WWF esprime le sue proposte in tema di trasporti attraverso le Alpi collocandole nello scenario di riferimento costituito dalla Convenzione per la protezione delle Alpi, dal Libro Bianco sui trasporti della UE e dal Piano Generale italiano dei trasporti e riferendole ad un’analisi multi-parte (aggiornata al 2001) sui dati di traffico.

L'inserimento della regione Piemonte nel sistema ferroviario europeo
Un'ipotesi di progetto alternativo per l'infrastruttura ferroviaria piemontese, di Gabriele Manfredi e Sergio Nicola
Il progetto persegue l'obiettivo di uno sviluppo equilibrato della rete ferroviaria piemontese in un'ottica di trasporto merci e passeggeri integrato con le direttrici europee nord-sud ed est-ovest. In questo quadro propone sia di potenziare tratte esistenti sia di realizzare segmenti nuovi per completare due linee base: la Torino-Cuneo-Nizza (Italia-Francia) e la Torino-Ivrea-Aosta Martigny (Italia-Svizzera).

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Altri documenti in:
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La linea TAV / TAC Torino-Lione
 
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La realizzazione delle tratte TAV in Italia

In questa sezione pubblichiamo notizie (che solitamente i mass-media trascurano) dai cantieri TAV operanti in varie Regioni italiane, con particolare attenzione ai danni economici ed ambientali della cantierizzazione, alle condizioni di residenzialità e di lavoro, ai diritti sindacali e rischio-salute degli addetti, agli episodi di infiltrazione della criminalità organizzata:

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Il ruolo dell'Europa nelle infrastrutture
In questa sezione sono raccolti documenti inerenti le funzioni di programmazione, coordinamento e normativa che l’Unione Europea tenta di assumere nei confronti dei Paesi membri (offrendo finanziamenti come contropartita) in ordine allo sviluppo di reti transeuropee di trasporto (TEN-T TransEuropean Network-Transport).
In particolare vengono riportati atti, delibere e notizie che riguardano le infrastrutture italiane che in questo quadro europeo sono in costruzione o in fase di progetto, ponendo principalmente attenzione all’Alta Velocità ferroviaria: si segue l’evoluzione dei rapporti istituzionali tra UE e Governo italiano a questo proposito e parallelamente si tiene traccia delle vicende che testimoniano i tentativi dei cittadini di utilizzare anche gli spazi di agibilità democratica in ambito europeo per difendere il proprio territorio.

Un quadro di regole comuni
L’insieme dei documenti ricostruisce la storia delle TEN-T, che ha radici già nel trattato di Maastricht ed inizia di fatto nel 1994 individuando ad Essen 14 opere essenziali (scelte in risposta ad una richiesta proveniente dalla Tavola Rotonda Europea degli Industriali; compare già l’Alta Velocità Torino-Lyon), prosegue nel 2001 col Libro Bianco sulla politica dei trasporti della Commissione Europea, passa l’esame del Gruppo Van Miert nel 2003 sfociando nella lista di 30 opere prioritarie (per le quali si propone il 20% di finanziamento dalla UE), tenta una fuga in avanti con la famosa Quick Start List (finanziamento al 30% ?) per poi ritrovarsi a dover fare i conti, nella nuova dimensione a 25 Stati, con le esigenze di collegamento oggettivamente più motivate che affliggono i nuovi Paesi membri
Dietro la cronologia dei documenti si intravedono, costantemente, le manovre lobbystiche dei vari Governi nazionali che, in barba a criteri comunitari formalmente condivisi, nella sostanza sponsorizzano ciascuno le infrastrutture ambite dai propri imprenditori. E’ un terreno su cui l’Italia vanta spesso “momenti di eccellenza”, nei quali anche le differenze di orientamento politico fra maggioranze ed opposizioni si fanno assai sfumate e lasciano il posto ad “inciuci” trasversali, volti solo ad ottenere spudoratamente per le infrastrutture del nostro Paese il massimo di finanziamenti pubblici europei.
Con la stessa sfacciataggine il lobbysmo nostrano, specie coi governi che si succedono dopo il ’94, mostra apertamente di patire i “lacci e lacciuoli” dell’Europa ed allora, in palese contrasto con i principi di Bruxelles, si preparano ed approvano provvedimenti legislativi (Legge-Obiettivo) per rendere più sbrigativa in Italia la costruzione di infrastrutture; iniziano naturalmente a verificarsi casi di conflitto tra le nostre prassi nazionali e la normativa comunitaria, che portano talora all’apertura presso la UE di procedure di infrazione con relative sanzioni per l’Italia: si riporta qui anche una serie di documenti relativi a questi atti.

Rapporto cittadini – istituzioni UE
I cittadini che si sono organizzati in Associazioni e Comitati per difendere il proprio territorio dalla devastazione di infrastrutture eccezionalmente impattanti cercano di praticare anche gli spazi di partecipazione democratica esistenti a livello di istituzioni europee, che sono sede di importanti decisioni strategiche e finanziarie inerenti le reti di trasporto. In un’epoca in cui la politica è ogni giorno più distante dai cittadini e l’accentramento decisionale in poche mani è sempre più spesso la regola è difficile accedere a strumenti capaci di dare efficacemente voce alle ragioni delle comunità locali, e risulterebbe probabilmente impossibile senza la consulenza e l’appoggio all’interno delle istituzioni da parte di figure sensibili alla domanda di partecipazione dal basso.